Sharypova racconta a Racquet Magazine il suo inferno con Zverev: “Ho tentato il suicidio”

Durissima intervista di Olya Sharypova, cominciata con due foto di lividi sul volto e sul braccio. Le è stato chiesto cosa fosse: "Questo è Sascha". A Ginevra, dopo l'ennesima lite e un pugno ricevuto da Alexander Zverev, tentò di togliersi la vita: "Non ce la facevo più".

Una ragazza come tante, che aveva provato a intraprendere la carriera da tennista professionista ma fermatasi quasi subito, divenuta al centro dell’attenzione dopo che una settimana fa ha rivelato di aver subito violenze domestiche dal suo ex fidanzato. Lei è Olga Sharypova, chiamata anche “Olya” secondo l’alfabeto russo, e lui è niente meno che Alexander Zverev, recente finalista dell’ultimo US Open.

Olya si è lanciata in un campo piuttosto delicato, prima su Instagram e poi riprendendo quelle parole a proposito della relazione con il tedesco su un’intervista rilasciata a Championat. Adesso la sua storia è stata ripresa con nuovi, duri, dettagli in una lunga intervista concessa a Racquet Magazine, nota rivista statunitense disponibile anche online.

“QUESTO È SASCHA”

L’inizio del racconto è abbastanza forte, in linea con tutto quello che dirà da lì in avanti. Seduta in cucina in un appartamento nel New Jersey, ha mostrato due foto al giornalista (Ben Rothenberg) di alcuni lividi tra volto e braccio. Alla domanda sulla loro origine, ha risposto: “Questo è Sascha”. Fin da quando ha cominciato questo suo cammino, Olya ha raccontato che non è in cerca di giustizia, di non volere nulla da lui. Non ha la prova inconfutabile per dimostrare quello che succedeva nel privato, ma i suoi racconti sono molto corposi, intrecciano i profili di molte persone e non tutte (anche amici e conoscenti) le davano ragione nella gravità degli avvenimenti. “Non mi interessa di quello che si può pensare di me” ha detto, “non mi importa se sui social mi danno della ‘p***ana’. Ma mi fa veramente male quando a ferirmi è qualcuno che ho amato”. Ora, dice, vuole raccontare la verità e cercare di dare una speranza di riemergere a chi come lei può essere stata vittima di abusi e violenze.

I due si erano incontrati negli Stati Uniti quando lei aveva 14 anni. Un anno dopo lui voleva che fosse la sua fidanzata. Il primo tentativo non funzionò per la grande lontananza di quel periodo tra lei, in Russia, e lui in Germania. Un po’ casualmente, sei anni dopo i due si sono ritrovati a New York e hanno ricominciato a sentirsi fino a cominciare una nuova relazione. Poco dopo, però, sono cominciati i problemi: “Eravamo a Monaco, abbiamo avuto una pesante litigata e me ne volevo andare. Ero nel corridoio e lui mi ha dato un colpo alla testa mandandomi contro il muro. Sono caduta a terra, lui in quel momento si è spaventato e ha cominciato a mentire, dicendo che fossi stata io la prima a colpirlo, che lui non aveva fatto nulla, niente. Io gli ho risposto: “Ma cosa stai dicendo? Io sono a terra! Sono fuori di testa secondo te?””.

“IO SONO UNA PERSONA DI SUCCESSO, TU NON SEI NESSUNO”

Sharypova ha raccontato di episodi di violenza fisica e mentale: “È stato tutto molto duro. Lui aveva un atteggiamento molto tossico, dicendomi cose molto brutte: ‘tu sei nessuno. Tu non hai ottenuto nulla nella tua vita. Io sono una persona di successo, io guadagno soldi, ma tu non sei nessuno'”. La loro storia è sempre stata molto complicata, e questo lo si poteva notare anche senza le accuse sorte in questo periodo. Per diversi momenti sono stati sul punto di separarsi, salvo poi ritornare di nuovo assieme. Olya ha raccontato che ogni volta in cui si prendeva una pausa e tornava a Mosca, bloccava il suo numero di telefono e cercava di trascorrere del tempo per se stessa, ma veniva comunque raggiunta. Zverev, dice, era molto possessivo e invadente: “Tutti i miei amici lo odiavano per questo. Se incontravo uno di loro in un café, dovevo passare praticamente tutto il tempo al telefono per dire a Sascha cosa stessi facendo. Una delle ragioni delle nostre litigate era perché non gli davo le attenzioni che voleva”.
Quando viaggiava nel circuito con lui si sentiva spesso sola: “In quei momenti non avevo nessuno che poteva consolarmi. Eravamo io e lui, e lui mi incolpava di essere la ragione del perché non aveva risultati, ero la ragione delle sue sconfitte, di tutti i suoi problemi”. Lo amava da prima che cominciassero i problemi, e in quel periodo sperava che ogni difficoltà potesse portare poi a un rapporto migliore, ma era entrata in una fase dove non aveva la forza per staccarsi: “Ero pronta a fare il possibile per aiutarlo nella carriera. Non mi interessava che fosse famoso, io continuavo a vedere in lui lo stesso Sascha che avevo cominciato a frequentare a 15 anni”. I suoi genitori avevano preso inizialmente a cuore Zverev, dice, ma col tempo avevano cominciato a notare che lei si stava comportando in maniera diversa. Il padre le chiedeva perché trascorresse molto più tempo per conto suo invece di frequentare i suoi amici, lei rispondeva che non voleva parlarne: “Non volevo che facessi del male a Sascha, parlandone”. Era cominciato un circolo distruttivo e autolesionista: “Alla fine di ogni litigata gli dicevo che non poteva comportarsi così con le donne. Cercavo di risolvere le cose, lui si scusava, e così ricominciava tutto in un ciclo ininterrotto. Lui mi dava la colpa delle litigate, e io col tempo ho cominciato a pensare che veramente stessi sbagliando qualcosa, che dovevo ascoltarlo. Avevo tanta pazienza, ma alle volte non ce la facevo e volevo andarmene, rompere definitivamente”. Poi ha raccontato l’episodio già noto di New York dello scorso anno e della sua fuga dalla camera di albergo dopo l’ennesima litigata.

“Stavo urlando, e per farmi stare zitta mi ha buttato sul letto e ha preso un cuscino mettendomelo sopra il volto. Stavo soffocando, non ho respirato per un po’, dopo ce l’ho fatta a liberarmi e ho cominciato a scappare”. Erano al quarantaseiesimo piano del Lotte New York Palace, come confermano le foto su Instagram del tedesco. “Ho approfittato del fatto che lui non volesse farsi vedere da altri e non mi ha inseguito subito” per poi arrivare al primo piano, ancora a piedi nudi e trasandata, e ha cercato di nascondersi su un divano sperando (dice) che Zverev passasse di lì e non la notasse, ma la voglia di andarsene e non farsi vedere anche da altri del tennis era forte. Ha trovato l’aiuto di qualcuno, vicino alla porta sul retro, che aveva notato il suo stato di shock e quando Zverev arrivò loro l’aiutarono a non farsi trovare.

Vorrebbe chiedere ai proprietari dell’hotel se c’è un filmato ripreso dalle telecamere di sicurezza, ma Rothenberg dopo essersi informato fa sapere che la risposta è: solo se c’è un mandato di un’autorità ufficiale, e non sanno se è più disponibile.

GLI AMICI DI OLYA: “ABBIAMO CREDUTO A ZVEREV”

Era il 21 agosto del 2019, Sharypova ha trovato riparo a casa di un amico che abitava in zona: Vasil Surduk. Quest ultimo, assieme alla matrigna, aveva da subito cercato di riportarla da Zverev: “A dir la verità non mi piacciono queste situazioni, volevo aiutarla ma ho pensato che i due potessero risolvere le questioni tra loro. Ho pensato che non fosse qualcosa di serio, ma in realtà lo era in maniera considerevole. Già quella sera, quando la sono andata a prendere per portarla a casa, durante il tragitto le ho chiesto più volte se avesse voluto tornare indietro. Mi rispondeva: ‘No, non farlo, non c’è modo che io possa tornare là’. Lei mi ha detto di essere stata abusata, ma in che modo, o che stava succedendo da un po’, non lo sapevo. Lei mi ha detto che hanno cominciato a litigare. Sapevo che fosse diventato qualcosa di fisico, ma non sapevo fino a che punto”. Ma forse il punto più sorprendente è che quando Zverev ha provato a contattarlo ha sì atteso due ore per rispondergli aggiungendo però che si sentiva in conflitto perché gli veniva da credere a lui come figura maschile: “Credo sempre agli uomini. Perché sono un uomo anche io, capisci? E questo pur conoscendo Olya da tempo”.

Il giorno dopo Olya è stata riportata in hotel, e lì ha trovato le valigie fuori dalla sua camera. Un’immagine che lei ha mandato a Surduk su WhatsApp, per poi scoprire che Zverev le aveva trattenuto il passaporto più altre cose. Voleva tornare immediatamente a casa, invece era bloccata: “Ho detto: ‘Stai scherzando? Qualunque cosa tu mi abbia fatto non è abbastanza? Mi vuoi umiliare ancora di più?”. In quel momento dietro di lei si è affacciata la matrigna di Surduk, che quando si è proposta per aiutarla voleva dire cercare di rimetterla assieme al tedesco. Fu lei infatti, secondo il racconto, a invitare Zverev a casa loro contro la volontà di Olya: “Non le credevo, ero completamente dalla sua parte. Lui mi dice: ‘Lei non mi vuole parlare’. Gli ho detto: ‘Lei è qui a casa mia, e per quanto mi riguarda lei ti parlerà'”. Quando Zverev è arrivato e ha detto di amarla, la matrigna si era sempre più convinta della sua volontà di riaverla che addirittura gli ha detto di farle una proposta di matrimonio. “Vorrei” ha detto il tedesco, “ma lei continua a sfuggirmi”. “Non ti preoccupare” ha risposto la matrigna, “sono completamente dalla tua parte”. Si era esposta così perché sia lei che Vasil volevano che tra i due tornasse la pace e che tornassero assieme. “Sono io la causa del fatto che siano tornati assieme” ha detto la matrigna, “lei non lo voleva, assolutamente. Ma l’abbiamo fatta tornare sui suoi passi. Gli abbiamo creduto, era stato così convincente con la sua storia che non avrebbe voluto nessun altra al mondo. Mi sento tremendamente colpevole per non averle creduto”.

A GINEVRA OLYA HA TENTATO IL SUICIDIO

“Quando sono tornata in hotel con lui, è riapparso anche il mio passaporto” racconta Olya. “In quel momento ho pensato che forse la pazza ero io, e che davvero non capivo cosa stessi facendo. Così andai con lui a Ginevra”. Lì, però, viveva un’esperienza ancor peggiore: “Non volevo vivere. Non capivo che senso avesse vivere così. Quanto accaduto lì è stato ancora peggio degli episodi precedenti”. Sharypova pensava che quanto accaduto a casa Surduk fosse la fine dei suoi problemi, ma in quel momento era accaduto ben altro: “Lui con quel gesto aveva capito di essere più forte di me, più forte mentalmente. E aveva cominciato a comportarsi così con più frequenza, quando non sapeva cosa dire”.
La loro successiva litigata fu la peggiore: “Lui mi ha tirato un pugno in faccia. Nelle altre occasioni mi spingeva, mi colpiva, cercava di soffocarmi, ma quella fu la prima volta in cui mi ha veramente tirato un pugno, e quando è uscito dalla camera”. Il racconto si interrompe, Olya ha preso una pausa: “È dura per me parlarne, fu veramente un inferno a quel punto. Quando lui uscì dalla camera, io stavo morendo. Non avevo più sentimenti. Non stavo più capendo nulla della mia vita. Non capivo più perché mi ritrovavo in quella condizione, perché lui non mi lascia stare, perché queste situazioni continuano. Ho capito che non potevo più continuare a vivere così, ma lui non mi avrebbe mai lasciato andare”. Così, disperata, ha tentato la soluzione estrema: farsi una puntura di insulina. “Ero spaventata, sapevo che se fossi stata una persona sana e assumevo dell’insulina potevo morire. Volevo andarmene, non ce la facevo più. Lui era tornato, io ero nel bagno e aspettavo il momento in cui avrebbe fatto effetto. Lui ha capito cosa ho fatto e ha cominciato a pregarmi di aprire la porta”. Zverev è andato poi a chiamare un ufficiale del torneo, hanno provato a parlarle dalla porta, lei piangeva e alla fine ha ceduto, aprendo la porta. La persona con loro le ha dato del glucosio per contrastare l’insulina. Ha recuperato, ma il tentativo di suicidio ha peggiorato ancor di più la situazione.

“Ero pronta per quel gesto” ha detto, “ero pronta per morire. Non ce la facevo più. Ho sempre sentito brutte parole da lui: sei una cattiva persona, non meriti nulla. Ho pensato: ‘Se sono veramente una persona così, per cosa vivo? Io, una persona che era sempre felice, tutti i miei amici mi conoscono come una persona positiva, e ora sono in questa situazione”. Quando ne ha parlato coi suoi amici, erano tutti sotto shock: “Quando ho detto questo alla mia migliore amica, lei non voleva credermi. ‘Perché tutto ciò? Per un ragazzo? Lascialo perdere’ mi diceva, le ho detto: ‘Lui non mi lascerà mai'”. La parte più dura, quando ha dovuto parlarne coi suoi. “Gli ho scritto che mi dispiace, che non merito questa vita e che ero pronta ad andarmene. Loro erano terrorizzati, sono molto dispiaciuta per questo perché loro sono stati malissimo. Non potevano aiutarmi e non erano con me”.

Rimane ancora in sospeso, infine, il racconto dettagliato della loro brusca separazione a Shanghai nell’ottobre 2019. L’unica cosa che si sa al momento, e veniva notato anche da alcuni fan presenti allora al Master 1000, è che la mamma e il fratello di Olya arrivarono dall’Europa all’improvviso e Olya stessa sparì dal clan di Zverev che un giorno era stato notato con dei graffi al collo.

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