Ljubicic in esclusiva: “Mi prendo Matteo, è uno da slam. Federer? C’è fiducia…”

Ivan Ljubicic, allenatore di Federer, intervistato in esclusiva da Stefano Meloccaro

Ivan Ljubicic è un talento naturale, in tutto. Da tennista è stato numero 3 del mondo (1 e 2 erano Federer e Nadal); da telecronista per Sky era bravissimo; da coach di RF ha vinto 3 Slam. Adesso è il momento di dimostrarsi forte anche nel management, visto che ha creato LJ Sports Group, una nuova agenzia di management. Per fare le cose in grande.

 Insomma, la notizia è che hai cambiato lavoro. Non  più coach ma manager…

«No no, ma quando mai. Il mio lavoro è e resta fare l’allenatore di
Roger Federer. Però, durante la pausa Covid, ho deciso di mettere su
questa nuova società. È un’attività che avevo sempre svolto in proprio,
ma ora con me ci sono dei nuovi soci, abbiamo intenzione di crescere e
strutturarci sempre meglio».

E da qualche tempo, nel portafoglio, c’è la new entry Berrettini

«Matteo è un ragazzo eccezionale, oltre che un grande giocatore.
Cercheremo di aiutarlo so- prattutto dal lato commerciale, trovare dei
partner che (come noi) credano in lui e in un progetto a lunga scadenza,
in modo che il ragazzo possa concentrarsi solo sul tennis. Una
supervisione generale, che include la ricerca di sponsor e, volendo, la
parte tecnica. Non è certo il caso di Matteo, che è già seguito
benissimo. Ma gli altri nostri ragazzi – soprattutto i giovani – sì. Se
serve una mano per costruire il team (allenatore, fisioterapista,
preparatore fisico e così via) noi ci siamo».

Vita complicata la tua: mica facile sdoppiarsi tra RF e questo nuovo impegno.

«Ho usato la pausa forzata della scorsa primavera per gettare le
basi del lavoro futuro. L’obiettivo è che non serva la mia presenza
fisica costante. Anche perché io sarò al fianco di Roger ancora per un
bel po’, spero».

 Ivan, anche Roger ha la sua società di management (Team8 Global, con Tony Godsick, ndm): vuoi fargli concorrenza?

«Prima di essere il coach sono un grande amico di Roger, da molti
anni. Non c’è nessun problema e mai potrà esserci, tra noi. Anche perché
lui ha cominciato questa attività prima di me».

 A proposito, come sta  il ragazzo?

«È in fase di recupero, direi che le cose vanno nel modo migliore.
Si allena sempre di più e sempre meglio, sono curioso di vedere quanto
riusciremo a spingere nei prossimi mesi. Il programma che avevamo in
mente, a oggi, è stato rispettato al cento per cento. C’ è molta fiducia».
Progetti per il 2021?

Parlare di programmi adesso è prematuro. Non posso certo dire oggi
cosa faremo in aprile. So che vogliamo ripartire prima possibile,
giocare un grande Australian Open e poi valutare passo dopo passo. Sarà
importante andare per gradi e osservare periodi di riposo. Come abbiamo
sempre fatto, peraltro».

 Fin quando pensi sarà in campo?

«Lui non si pone limiti prefissati, figurati io. Spero ancora a lungo, chiaro».

 Quella che va a concludersi è stata una stagione molto particolare, Ivan.  Un tuo commento ai  risultati 2020?

«Non ho visto grandi sorprese. È stato tutto piuttosto prevedibile,
chi doveva crescere lo ha fatto ma senza colpi clamorosi. Rublev,
Shapovalov, Zverev, hanno giocato come mi aspettavo. Annata ovviamente
stranissima causa Covid. Ma senza un risultato a supersorpresa. Tra le
donne c’è molta più incertezza, com’è evidente».

 Il tennis a porte chiuse altera i risultati?

«Non troppo, per quel che si è visto. Dopotutto durante lo scambio
c’è silenzio in ogni caso. Al netto delle gravi perdite economiche e
della tristezza nel vedere gli spalti vuoti, i risultati cambiano molto
poco. Superbig a parte, agli altri capita spesso di giocare con poco o
pochissimo pubblico. Ovvio, con le tribune piene cresce l’emozione e
anche l’adrenalina. Speriamo di tornare presto alla normalità perché gli
organizzatori hanno già fatto sacrifici enormi per mandare avanti i
tornei in queste condizioni».

Chiudiamo ancora con  il tennis, e col tuo  giovanotto. Qualcuno in Italia ha criticato il 2020 di Berrettini…

«Matteo ha fatto qualcosa di incredibile, credo di inedito nell’Era
Open. Nel 2018 ha vinto il suo primo match ATP, a inizio 2019 ancora
giocava qualche Challenger. A novembre la sua stagione è finita col
Master a Londra. Una scalata pazzesca che non tutti hanno compreso a
fondo. È incredibile: lui è già oggi un Top Ten, eppure ci sono molti
tornei nel Tour che ancora non conosce! Per me Berrettini ha un
potenziale da vittoria Slam, oltre che un tennis moderno e ancora
migliorabile».

Vabbè, a te piace così tanto perché gioca un po’ come giocavi tu. Cannonata di servizio e via…

«La cosa davvero interessante è che Matteo nasce sulla terra rossa
per poi ottenere i migliori risultati sul cemento. Una maturazione
atipica e di grande prospettiva, con margini di crescita giganteschi su
entrambe le superfici. Dici che mi somiglia? Può darsi, ma io il suo
dritto me lo sognavo, e ancora me lo sogno tutte le notti! Ne avessi
avuto uno simile, a quest’ora sarei stato ancora in campo, fidati…».

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