Quanta fretta…

A Jannik è mancato solo quel tratto che va dall'umano al divino. Ma per quello, c'è tempo. Ed è uscito tra gli applausi.

Lasciamo da parte Nadal, è ancora di un altra categoria. Non conta il numero uno, o il due, lui è più su, con Federer, non da solo, ma più su dell’umano sentire. Parliamo invece di Jannik Sinner, che ha perso 76 64 61 è vero, ma ha tenuto Rafa sotto scacco per due set che spesso l’hanno visto avanti.

Gli è mancato solo quel tratto che va dall’umano al divino. Ma per quello, c’è tempo. Ed è uscito tra gli applausi. Il resto di una giornata di ordinaria follia, chiusa all’1,30 della notte, si divide fra Pequeno e Pequena. Lui è un Transformer, è entrato Schwarzman ed è uscito Schwarzenegger. E ha battuto in cinque Thiem.

Lei, la nostra Martina Trevisan ha finito la benzina contro la polacca Swiantek. Capita, ma urge fare il pieno. Ecco la sintesi di una 24 Ore tennistica che sul fronte italiano di
fatto non cambia niente, ma di sicuro rafforza le convinzioni di tutti.
Sinner è giocatore di razza eccelsa, che presto sarà top ten e prima o
poi vincerà qualcosa di grosso. Più poi che prima, magari, quando i
divini alieni si saranno fatti da parte. E questo è l’unico vero
confronto che si può proporre con Rafa, tutto il resto non sta in piedi.
Nel 2005, alla sua prima partecipazione, e da diciannovenne (le due
condizioni che, a distanza di anni, lo hanno in qualche modo avvicinato
a Sinner), Rafa non solo raggiunse i quarti, ma la finale. E la vinse,
avviando la fioritura di una vicenda sportiva che non ha eguali e lo ha
condotto a vincere dodici volte il Mondiale sulla terra rossa.
Prima o poi la catena si spezzerà, e magari sarà proprio Sinner a
cambiare la storia del tennis. Semola non è lontano, lo si è visto. Ma
abbiamo anche visto dei titoli che lo avvicinano a Nadal fino a
sovrapporlo. E quelli davvero non stanno in piedi. Facciamogli almeno
grazia del tempo di cui ha bisogno. Nadal giocò d’anticipo, senza troppo
discutere. Sinner va aspettato.

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