US Open: Osaka, la settima mascherina è per ricordare Tamir Rice

Tamir Rice, afroamericano di 12 anni, fu ucciso nel 2014 a Cleveland da un ufficiale di polizia che gli sparò appena dopo averlo visto maneggiare una pistola giocattolo. Il poliziotto non avrebbe potuto entrare nel corpo di polizia, ma venne prosciolto di ogni accusa.

Naomi Osaka completa il ciclo delle mascherine che sperava di indossare durante il su US Open scendendo in campo prima della finale contro Victoria Azarenka ricordando Tamir Rice.

Rice era un ragazzino afroamericano di 12 anni che nel 2014 venne ucciso a Cleveland, in Ohio, da Timoty Loehmann, ufficiale di polizia bianco di 26 anni che sparò diversi colpi di pistola non appena arrivò sul posto.

Ci fu una chiamata, quel giorno, da parte di una persona che avvisò la polizia della presenza di un uomo nero che stava girando con una pistola e sembrava divertirsi a puntarla contro le persone che passavano. Disse che secondo lui la pistola era finta, lo ripetè due volte, ma che comunque chiedeva l’intervento per controllare la situazione.

Quando Loehmann e un collega di 46 anni arrivarono sul posto, il primo fece immediatamente con la sua arma contro il ragazzino dopo avergli urlato dal finestrino della sua macchina “mostrami le mani!” e non aver ricevuto risposta. Loehmann sparò così due colpi colpendolo sul torace.

Finite le indagini, sette mesi dopo, vennero mosse delle accuse nei confronti di Loehmann che però venne assolto da ogni possibile reato perché si diede corpo alla sua possibilità di aver agito per difesa. Poco dopo la sparatoria, invece, si scoprì che Loehmann già prima di entrare nel corpo di polizia soffriva di problemi, considerato emotivamente instabile e inadatto a ricoprire il ruolo di agente, cosa di cui non fece voce quando entrò nella polizia di Cleveland e loro stessi non esaminarono il fascicolo. Solo nel 2017 Loehmann venne licenziato per aver omesso questi particolari nel suo curriculum.

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