USA, sarà tolto il divieto di accesso agli sportivi: spiraglio per la ripresa ad agosto (ma tanti dubbi)

Malgrado l'emergenza covid-19 con ormai 100.000 morti e una fortissima recessione economica, gli Stati Uniti per mano del presidente Donald Trump annunciano la volontà di esentare gli sportivi dal divieto di accesso.

Con una motivazione abbastanza particolare, se vogliamo, gli Stati Uniti vogliono riaprire le proprie frontiere se non altro agli sportivi.

Nel paese con il maggior numero di contagi da covid-19, di morti, e con una situazione interna molto traballante tra il presidente Donald Trump che preme fortissimo per riaprire quando ancora tanti stati stanno avendo casi in crescita giorno dopo giorno, sembra improvvisamente spuntata la possibilità di riprendere i circuiti ATP e WTA ai primi di agosto.

La notizia fa effetto, perché nessuno si aspettava concretamente questo segnale. Non c’è alcun indicatore che faccia presagire una situazione sicura dal punto di vista della salute degli atleti, da cui nascono i dubbi maggiori sull’effettivo risultato di questo provvedimento, ma il segretario della sicurezza nazionale Chad Wolf ha dichiarato nella giornata di venerdì: “Nella situazione odierna, gli americani hanno bisogno dei loro sport. È ora di riaprire l’economia ed è ora di avere i nostri atleti di nuovo al lavoro”.

L’amministrazione Trump sta premendo fortissimo, come detto, anche perché a oggi si contano almeno 40 milioni di disoccupati in due mesi su una forza lavoro che lo stesso presidente stimava sui 170 milioni di persone non più di qualche mese fa. Le persone, però, hanno paura perché malgrado i numeri non c’è ancora una linea guida generale. Il presidente parlava di test disponibili per tutti, ma questo si scontra per esempio con la rigida sanità nazionale che vede questi usufruibili dalle persone solo a pagamento, e non certo a cifre “per tutti” se non poi che l’atteggiamento di alcuni stati ha creato ancora più pericoli con manifestazioni violente o anche solo scene dove il problema veniva pesantemente sottovalutato.

New York, inteso come lo stato, ha pagato, sta pagando e pagherà il prezzo più alto di tutti, altro motivo per cui malgrado questa apertura non cambia ancora nulla sull’incertezza che regna verso la parte di stagione tennistica sul cemento nord-americano. Con lo US Open così coinvolto, indirettamente, in una pandemia da oltre 5 milioni di contagi e quasi 400.000 morti, non si può prendere nulla alla leggera.

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