Coronavirus: la WTA senza tennis per almeno 7 settimane, l’ATP potrebbe seguirla a breve

Pur con una comunicazione abbastanza rivedibile, la WTA ha atteso qualche giorno in più per informare su una prima pausa. Non esclude nuove modifiche. A forte rischio Roma e Madrid, e l'ATP potrebbe dover rivedere la sua iniziale decisione.

Il mondo del tennis è in fase di stallo, colpito come decine di altri eventi sportivi dal coronavirus che ha stoppato nel corso di una settimana la maggior parte delle manifestazioni in tutto il mondo.

Solo una settimana fa sembrava a un passo l’esordio del torneo di Indian Wells. Per alcuni la decisione di sospendere (o cancellare, perché quasi sicuramente non verrà recuperato quest anno) uno degli eventi tennistici più importanti della stagione così, di colpo, era stata una mossa frettolosa rispetto alla reale situazione della Coachella Valley. Sette giorni più tardi, il mondo è fermo.

Il virus, il covid-19, ha bloccato le nostre vite. Sempre più paesi stanno annunciando restrizioni alla nostra vita comune. Chiusi tantissimi luoghi pubblici, chiusi gli aeroporti, chiusi gli spazi aerei e navali. In tutto ciò, organizzare tornei di tennis è pressoché impossibile. La salute prima di tutto, ma nei pensieri ci sono anche altri punti chiave come l’organizzazione che deve avvenire almeno sei settimane prima della partenza. Le sei settimane che hanno inizialmente fermato il circuito ATP, espressosi lo scorso giovedì con un’immediata nota di sospensione delle proprie attività fino al 27 aprile.

Dalla WTA non era arrivata ancora una vera dichiarazione. L’ITF invece ha sospeso tutto fino al 20 aprile, una settimana in meno rispetto all’organizzazione del tennis maschile. Ancora una volta, le tre grandi associazioni che guidano il circo tennistico non sono state in grado di avere una linea guida comune, che va contro l’immagine dello sport stesso e creare anche in queste occasioni così delicate a livello globale una discrepanza rilevante già solo nel modo di operare. Aspettarsi un comunicato congiunto tra ATP e WTA era probabilmente qualcosa di folle visto come le due associazioni sembrano vivere una convivenza a tratti non molto pacifica, ma alla reattività avuta dal circuito maschile quando era effettivamente chiaro che non avrebbe potuto svolgersi nulla nel breve periodo ha fatto da contraltare un silenzio un po’ pesante da parte dei vertici del tour femminile. Mentre l’ATP fermava una buona fetta della sua stagione, con i Masters 1000 di Miami e Monte Carlo cancellati assieme all’ATP 500 di Barcellona (sei top-10 erano iscritti), la WTA ha preso una strada diversa e solo tra giovedì e venerdì scorso una sua portavoce, Amy Binder, ha detto che avrebbero preso più tempo per vedere come fare.

C’era ben poco da decidere, visto il rapido evolversi delle situazioni, ma il loro calendario è strutturato in maniera molto diversa rispetto al tennis maschile: con il Premier Mandatory di Miami che era stato ufficialmente cancellato, avevano una sola settimana di partite prima di una settimana di pausa per le Finals della Fed Cup, evento già cancellato dalla ITF. Riassumendo: pur senza annunci ufficiali, né il WTA Premier di Charleston e né il WTA International di Bogotà avrebbero potuto svolgersi. Uno è negli Stati Uniti, colpiti duramente da due importanti cancellazioni, l’altro in Colombia ma non aveva più senso forzare le tenniste a muoversi fino al Sud-America in una fase dove ogni stato europeo stava cancellando drasticamente tutti i voli disponibili e chiudendo le proprie frontiere. A questo punto, pur senza annunciare vere sospensioni, il circuito WTA si è trovato fermo fino al 20 aprile, seguendo dunque le cinque settimane di stop programmate dalla ITF.

Oggi, notizia di pochi minuti fa, la WTA ha ufficialmente cancellato anche i tornei nella settimana dal 20 aprile (il Premier di Stoccarda e l’International di Istanbul) e l’evento International di Praga. Anche qui, la decisione è stata presa prima dai governi in Germania e Repubblica Ceca, quindi rimaneva solo l’evento in Turchia che però ha imposto un divieto alle persone provenienti da Italia, Cina, Corea del Sud e Iran e in più la Turkish Airlines ha cancellato fino al 17 aprile ogni volo da Francia, Germania, Belgio, Norvegia, Spagna, Svezia, Olanda e Polonia. Pur con la situazione in miglioramento graduale, sarebbe quasi impossibile per diverse giocatrici arrivare in Turchia, per cui anche lì era impossibile mantenere in vita l’evento. Fin qui, dunque, sei tornei WTA cancellati ma la sensazione che ancora si navighi a vista e non ci sia una concreta programmazione. In ogni caso, al momento tutto è in alto mare e la pausa che si verrà a creare sarà di almeno sette settimane, fino al weekend che dà il via al Premier Mandatory di Madrid. Per ricapitolare:

ATP: tutto fermo fino al 27 aprile
WTA: tutto fermo fino al 3 maggio
ITF: tutto fermo fino al 20 aprile

Eppure, è abbastanza prevedibile pensare che ci dovranno essere ulteriori modifiche anche da parte dell’associazione maschile e di quella internazionale. Molti tornei dei circuiti minori oltre il 20 e il 27 aprile sono già stati cancellati. L’ATP il 27 aprile dovrebbe andare per esempio a Monaco di Baviera, ma se il governo tedesco ha cancellato il torneo di Stoccarda sembra assai improbabile che possa dare il via all’ATP 250 la settimana dopo. Ipotizzando una ripartenza il 3 maggio, sarebbero tutti a Madrid, Spagna, uno dei paesi che più di tutti preoccupa per come il conteggio degli infetti (e dei morti) sta rapidamente crescendo. La chiusura totale, avvenuta nelle ultime ore, potrebbe portare a una pausa ben più lunga. E dunque scaliamo al 10/11 maggio: Roma. L’Italia, al centro dell’Europa, dichiarata “centro della pandemia” dalla WHO (World Health Organization, l’organizzazione mondiale della sanità) e stato in assoluto al momento più colpito con numeri da far paura e una percentuale di morti al 7,3% rispetto agli infetti totali, un 5% più alta rispetto a quella che ha avuto la Cina nei suoi giorni più duri e che ieri ha fatto registrare il picco di 368 morti in 24 ore con il sesto giorno consecutivo oltre il “record” di morti in un giorno avuti dalla Cina nel picco dell’epidemia. A fine marzo ci sarà l’entry list, a meno che non decidano (cosa tutt’altro che improbabile) di rinviare ancora un po’ la ripresa del circuito. Dovessero saltare Madrid e Roma, a quel punto il Roland Garros sarebbe il successivo passo perché troppo vicino e anche questo molto coinvolto nelle vicende di un paese che sta attraversando una crescita importante dei contagi.

È tutto in divenire, ma sembra sempre più probabile che come per tanti altri sport anche il tennis possa venir messo da parte in un momento così difficile per tutta l’umanità.

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