L’Australian Open, lo zaino perso e le contraddizioni di un popolo

In un giorno di pioggia con poco tennis, l'Australia si è confermata nazione strana come un'insegnante dispettosa ma che ti vuole bene

Ora che tutto è bene ciò che finisce bene, e che mia moglie e i miei genitori sanno che sono al sicuro e senza problemi, verrebbe voglia di raccontare, visto che la giornata del tennis ha offerto pochino a causa della pioggia incredibile che si è abbattuta su Melbourne (in undici AO vissuti dal vivo, mai capitata una roba così), tutte le contraddizioni incredibili di un popolo, quello australiano.

Il che non è necessariamente un male, come in sé non lo è la contraddizione. Semplicemente, le ore appena passate mi hanno confermato sempre più l’impressione che ho degli “aussie” ormai da anni. Non è solo il fatto di una civiltà comunque sempre ostentata quasi ossessivamente in ogni loro gesto, come se ormai fosse un qualcosa di meccanico: si va oltre. Rules, regole su regole su regole.

Perchè dopo un viaggio di 25 ore l’Australian Open ha deciso che non puoi entrare con la tua valigia dentro l’impianto. Zaino, si. Valigia, no. E non puoi nemmeno lasciarla in qualche parte perché anche fuori l’impianto non sarebbe una cosa abbastanza sicuro. Quindi, dopo 25 ore di viaggio, devi prendere la tua valigia e lasciarla, pagando salato, alla stazione centrale (Flinders Street), perché il check in della casa che hai preso è alle 15. Non alle 14.30, non alle 14.50. Alle 15. Quando prendi il tram, per prenderlo devi necessariamente fare la fila e non puoi semplicemente “attraversare” non la strada, ma una semplicissima striscia. E anche il torneo in sè ogni anno che passa, come comodità, diventa sempre peggio.

Da quest’anno, in nome dell’ecologia, non esistono più bottiglie di acqua, non esistono bicchieri, nemmeno di carta, nulla di nulla. Se vuoi bere, devi avere una borraccia e il tuo bicchiere di vetro, dove devi mettere indifferentemente coca cola o caffè. Una svolta verde ancora più marcata rispetto agli altri anni. Tutto bene, ma qualche disagio c’è, ma ci si abitua, più o meno. Non parliamo dell’ascensore che ci mette 32 minuti (cronometrati) ad arrivare al tuo piano, e la sala stampa è al quarto. Piccole cose magari ma che rendono la vita dell’inviato non proprio piacevole. Però, però.

Però ti capita anche di perdere il tuo zaino su un tram, con dentro carte di credito e soprattutto il tuo passaporto. E allora nella disperazione chiedi all’autista di un altro tram cosa dovessi fare e lui col sorriso te lo dice e te lo spiega per filo e per segno. E capita anche che poi parli con chi si occupa di queste cose e nel giro di cinque (5) minuti ti dice, come fosse la cosa più normale del mondo, che alle 17.20 il tuo zaino sarà a bordo di un altro tram e che l’autista ti aspetta per ridartelo. E quando tu vorresti abbracciarlo e spiegarli della quasi eccezionalità della cosa, ti guarda come fossi pazzo perché in Australia è perfettamente normale, ridare uno zaino integro perso in un tram, con milioni di persone che lo prendono. E questo, bhe, a fine giornata, ti fa dimenticare davvero, ma davvero, tutto.

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