ATP Finals, Berrettini saluta Londra: “È stato uno spettacolo, spero di tornare”

Le parole di Matteo dopo il successo contro Thiem che chiude le sue Finals

Dalla nostra inviata a Londra 

La splendida esperienza alle ATP Finals e quest’anno pieno di soddisfazioni per Matteo Berrettini si sono conclusi con la partita di odierna contro Dominic Thiem. Un’annata, che termina con una bella vittoria, che ha dato un motivo in più a Berrettini per essere felice del duro lavoro che ha fatto sin qui. Ma tutto ciò ha fatto scaturire in lui stimoli su cui riflettere per valutare e programmare il suo futuro.

Ti sei divertito durante questa settimana? Cosa significa questa vittoria per te?

«È stata una settimana fantastica. Prima che iniziasse tutto con il mio “team” ci siamo detti che questa settimana dovevamo divertirci».

Qual è la cosa che ti ricorderai di più di questa esperienza e che ti farà riflettere?

«Sicuramente un “sano rosicamento”, accetto le due sconfitte contro Federer e Djokovic, ci stanno, ho preso due belle “legnate”… era tanto che non le prendevo così, una partita di seguito all’altra. Ma queste due sconfitte mi aiuteranno per trovare altri stimoli per il futuro».

Pensi che un altro tipo di sorteggio avrebbe cambiato le cose? Se magari se avessi giocato la prima partita con Thiem, sarebbe andata diversamente?

«Quando è uscito il sorteggio, non ci hi fatto molto caso all’ordine delle partite, posso dire che sono tre giocatori estremamente bravi e non credo che l’ordine in cui le avrei potute giocare avrebbe potuto cambiare qualcosa. Essendo poi l’ultimo a essersi qualificato, in nessun modo potevo essere avvantaggiato.

Se ripensi all’inizio dell’anno, eri fuori dalla “top fifty”, e probabilmente non pensavi di arrivare qui. In che modo questa corsa verso la fine della stagione, ti ha dato fiducia?

«Essere qui, non era di certo un obbiettivo all’inizio dell’anno. Anche prima degli US Open, non ci pensavo. L’unica cosa di cui mi rendevo conto, è che stavo giocando bene, in primavera sulla terra battuta. Mi sembra quasi una follia che tutto ciò sia successo davvero. Sono felice».

Dopo la vittoria oggi, hai detto che non ti sentivi troppo bene. È solo stanchezza o ci sono problemi fisici?

«No, è solo stanchezza. Dopo una stagione così lunga, giocando molte partite sulla terra battuta, sull’erba, sul veloce, è dura… in fondo questo è solo il mio secondo anno nel “tour”. Mi devo abituare a questi ritmi, penso e spero che il prossimo anno andrà meglio, perché sto imparando molto. Ho dei dolori in alcune parti del corpo, ma è normale, è la vita di un atleta».

Questo è stato il tuo primo “tornei dei maestri” e come hai detto speri di esserci anche il prossimo anno. Nel 2021 si giocherà a Torino, adesso che lo hai vissuto dall’interno potresti dare qualche consiglio per migliorarlo?

«Penso che il torneo sia organizzato davvero bene, i giocatori vengono trattati in un modo incredibile, è impossibile trovare qualcosa di negativo. Non ci sono cose da cambiare».

Qual è la cosa che ti è piaciuta di più, e se c’è, quella che ti è piaciuta meno?

«L’atmosfera in campo, le luci, è tutto un vero spettacolo viverlo. I miei amici erano tutti in tribuna, tutto l’ambiente era così speciale che è difficile trovarlo in qualsiasi altro torneo. La cosa che mi è piaciuta meno è che ho perso due partite…».

Il tuo pensiero adesso è quello di rimanere nella “top ten” oppure uscire e  vincere un Masters 1000?

«Penso che vincere un grande torneo sia qualcosa di davvero speciale. Alzare il trofeo di un torneo così importante è qualcosa di davvero speciale, ti fa sentire il migliore al modo in quella settimana, sarebbe una grande cosa. Barattare adesso non saprei… Se penso che quest’anno prima, di Roma, speravo di arrivare tra i primi venti… adesso è difficile dire cosa poteva succedere. Ora non penso alla classifica e alla “top ten”, per quanto possa sembrare strano. Io devo pensare a lavorare tanto, anche se magari uscirò dai primi dieci per qualche settimana, non importa, io devo ancora investire molto, in campo sento che devo migliorare ancora tanto».

Adesso hai mai pensato a diventare numero uno?

«Fino a pochi fa per me era impensabile di entrare tra i primi dieci… adesso perché no, io sono un tipo ambizioso e voglio sempre migliorarmi, quindi se magari arriverò tra i primi cinque poi non mi accontenterò. Adesso non è a questo a cui penso, ci sono tante altre cose che hanno la priorità per migliorare e poter mantenere una buona classifica».

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