Strapotere Sabalenka: suo il titolo WTA a Zhuhai, Bertens regge un set

A fine stagione, con molte giocatrici alle prese con la spia della riserva accesa, Aryna Sabalenka ha mostrato fin dall'esordio una condizione nettamente migliore prendendosi con merito il titolo nell'Elite Trophy di Zhuhai e tornare a ridosso della top-10.

[4] A. Sabalenka b. [1] K. Bertens 6-4 6-2

Forse, viene da pensare, era destino che questa edizione del WTA Elite Trophy di Zhuhai doveva concludersi così. Con Aryna Sabalenka e il trofeo d campionessa in mano, il terzo del suo 2019, il quarto in Cina dei cinque conquistati in carriera. L’hanno chiamata “Figlia della Cina” e, se non altro, il pubblico per queste fasi finali ha risposto molto meglio che nei primi giorni di un torneo che va in archivio nella sua quinta edizione, continua la tradizione di ottime giocatrici a imporsi in finale, ma per varie ragioni sembra fare tanta fatica a decollare.

Parlare in quel caso di semplice questione cinese, di eventi creati dal nulla in una nazione con pochissima cultura tennistica e una facoltà pecuniaria inversamente proporzionale, è sempre molto superficiale. È più un paradosso, semmai, che questo torneo venga considerato obbligatorio (con una multa in caso di non presenza e nessun avviso in anticipo che possa giustificare il gesto) e si protrae in un impianto che è a quasi due ore di mezzi pubblici dalla città, con regole abbastanza complicate nella prima fase e ha al via giocatrici che vengono da 10 mesi di grande fatica e per cui o arriva la qualificazione alle WTA Finals o mentalmente sono pronte a staccare appena finita la stagione regolare, con la settimana di Mosca o Lussemburgo.

Anche quest anno, infatti, gran parte del torneo è stato vissuto in maniera fin troppo a rilento. Giocatrici come anche Kiki Bertens, sconfitta oggi in finale, sono arrivate con una condizione fisica ormai logorata e ben lontana da una versione che potesse offrire grande spettacolo. Ci si è basati per lo più su lotte di resistenza, quando possibile, se non proprio partite con andamenti netti. Le uniche a interpretare al meglio la settimana di Zhuhai sono state Sabalenka e Karolina Muchova. Per la ceca c’è un piccolo plauso da fare perché dopo la partita contro Sofia Kenin era distrutta e con sensazioni di malessere che arrivavano anche a cali di pressione importanti tanto che sono dovuti entrare in campo medico e fisioterapista dopo la partita vinta contro la statunitense che le ha dato l’accesso alla semifinale per aiutarla a rialzarsi. Ha trovato le energie per scendere poi in campo il giorno dopo, seppur con la gamba destra molto scarica e portatrice di tanti gratuiti, riuscendo a dar vita comunque a una bella partita contro Sabalenka in cui ha anche avuto la chance di allungarla al terzo set.

Così, la bielorussa dopo la dura vittoria contro Elise Mertens nel girone si è presa una nuova finale e oggi, contro Bertens, ha completato la sua settimana perfetta. 700 punti presi con quattro vittorie e balzo al numero 11 come avvenuto a fine 2018. Dopo lo US Open sembrava destinata a dover lottare per non uscire dalle 30 e provare a essere una delle ultime teste di serie all’Australian Open 2020, invece tra Wuhan e Zhuhai ha ribaltato tutto prendendosi 1600 punti che sono poco più della metà del suo ranking attuale (3120 domani) e dominando la finale odierna anche grazie allo strapotere fisico che ancora sembra sostenerla. La grande differenza oggi è stata qui: lei carica a molla, Bertens molto più in difficoltà e che già ieri nella durissima semifinale contro Saisai Zheng aveva sofferto di crampi. Finale amaro per l’olandese, che almeno si è garantita il numero 9 lunedì prossimo ma ha perso la terza finale di fila e manca l’appuntamento con un titolo da Madrid che poteva in qualche modo sbloccarla e farle passare una off season più serena. Il grosso per lei è stato fatto superando i 4000 punti e rimanere una stagione intera lassù con le prime del mondo, ma la delusione per la mancata qualificazione a Shenzhen e (soprattutto) per come tutto è piano piano crollato da Parigi in poi è grande. Ripensare a quel Roland Garros deve essere molto difficile, soprattutto per la situazione che si è verificata nelle fasi finali del torneo mentre lei, una delle grandi favorite alla vigilia almeno per la semifinale e nel miglior momento della carriera con la vittoria alla Caja Magica e la semifinale a Roma (con Johanna Konta che salvò match point steccando uno smash finito a metà riga esterna) ha dovuto arrendersi invece a un virus intestinale all’inizio del secondo turno.

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