A Wimbledon non piove più, strada spianata per Djokovic. L’inutile shot clock e il record italiano

Due turni di grande interesse a Wimbledon, dove però alla fine continuano a vincere gli stessi. Le speranze italiane nelle mani più di Berrettini che di Fognini, l'ascesa dei regolaristi.

Esaurite le emozioni del match più atteso della prima settimana, Wimbledon torna alla normalità, o quanto meno a quella di questi ultimi anni, da quando il trio delle meraviglie fa il bello e il cattivo tempo sui campi di tutto il mondo. E a proposito di bel tempo, quello di Wimbledon sembra poter aiutare ulteriormente i giocatori con qualche deficienza nel gioco di volo, grazie a dei prati che restituiscono un rimbalzo decisamente regolare, consentendo appunto di evitare avventure nei pressi della rete. Così si spiegano alcuni risultati abbastanza inattesi, primo tra tutti quello tra Marin Cilic, che pare essersi avviato verso la fine della sua carriera, e Joao Sousa, portoghese che a Wimbledon aveva vinto due partite nel 2016 contro Tursunov e Novikov, non proprio due fenomeni. Ma anche il terzo turno di Pella è tutto sommato abbastanza sorprendente, anche se l’argentino già l’anno scorso aveva raggiunto il terzo turno, superando fra l’altro lo stesso Cilic prima di perdere contro MacDonald; e pure Schwartzman, che prima di quest’anno aveva vinto una sola partita sull’erba e adesso si trova a terzo turno. Insomma Wimbledon è un torneo ormai “normalizzato” i cui risultati differiscono di poco con quelli degli altri slam, sia un bene o no sarà il lettore a deciderlo.

Il risultato è che Novak Djokovic appare più favorito ora di quanto non lo fosse ad inizio settimana, anche perché la strada davanti a lui si è fatta persino più comoda di quanto non apparisse dopo il sorteggio. Il che non significa che sia fatta, perché qualche intoppo prima della finale potrebbe averlo. Magari non oggi contro Hurkacz, ma sia Auger-Aliassime che, in prospettiva, Medvedev (più di Verdasco o Goffin) e Anderson (o Raonic) sembrano più che abbordabili. C’è ovviamente molta curiosità per vedere il giovanissimo canadese al cospetto del numero 1 del mondo, visto che Felix continua a crescere e che considerate le vicissitudini di quelli un po’ più grandi sembra naturale trasferire su di lui le attese per il nuovo slammer, ma sarebbe davvero clamoroso trovarlo ai quarti di finale. Il Manic Monday sarebbe già un buon risultato, perché Ugo Humbert è un altro di questi ragazzi interessanti che potrebbero infastidirlo, anche se non magari fino al punto di batterlo.

Dall’altra parte si attende qualcuno in grado di far giocare una partita vera a Federer, visto che neanche Pouille sembra particolarmente attrezzato per fare partita pari con lo svizzero. Nell’attesa Federer sta consumando tutte le sue scorie e anche se sembra lontanissimo dal giocatore in stato di grazia della prima settimana di Wimbledon dello scorso anno, non è detto che questo sia un problema, considerato sia come è finita poi contro Anderson sia la possibilità di concentrare tutte le energie esattamente quando conta. Certo che il secondo set dello svizzero contro il buon Clarke è stato ai limiti del raccapriccio ma chissà se anche questo non serva. Anche per lo svizzero strada abbastanza libera fino all’attesissima semifinale, ma chissà se da quelle parti ci sarà davvero Nadal. La partita contro Kyrgios sembrerebbe deporre a favore dello spagnolo, ma c’è da dire che Nadal ha dovuto cominciare presto a dare fondo alle sue energie nervose e considerato che adesso gioca contro Tsonga e che poi potrebbe incrociare Querrey il cammino è un po’ accidentato. Nadal ha giocato contro Kyrgios come se fosse una finale, ma a parte le varie considerazioni di natura extra tennistica alla fine rimane una vittoria stentata contro un giocatore devastante ma che in risposta non è riuscito praticamente mai a creargli particolari problemi, e non è detto che questa circostanza possa ripetersi. Ci sarà da vedere quanto tempo possa prendersi il numero due del mondo prima di servire, visto che prima del set point del terzo set sono passati 42 secondi tra la fine dell’undicesimo punto e il servizio ma questa è una discussione sterile, visto che tanto gli arbitri daranno ragione all’avversario ma si guarderanno bene dall’intervenire, così va il mondo.

Ma c’è da festeggiare un record, visto che per la prima volta nell’era open – e sospettiamo anche prima – abbiamo addirittura tre italiani nel terzo turno di Wimbledon. A Fabbiano si sono aggiunti anche Berrettini e Fognini, e per speigare quanto questa impresa sia eccezionale basti ricordare che dal 1968 solo cinque volte avevamo portato DUE giocatori al terzo turno. Una di queste cinque volte era il 2018, e due dei protagonisti erano gli stessi, Fabbiano e Fognini. Il pugliese prese una severa lezione da Tsitsipas, vendicata quest’anno, e il ligure incappò contro Vesely, che gli concesse appena un set. Le prospettive sembrano migliori, se non per Fabbiano – che deve augurarsi che Verdasco scenda dalla parte sbagiaita del letto altrimenti difficilmente farà partita – per Fognini e Berrettini, il terzo del gruppo e quello che pare più attrezzato per questi campi. Fognini ha vinto di nuovo al quinto set contro Fucsovics e invece che Simon troverà abbastanza a sorpresa Sandgren. Tecnicamente non dovrebbe esserci partita ed entrambi arrivano da due match finiti al quinto set. Fra l’altro Fognini ha mostrato in questi quattro giorni una nuova capacità di gestire il match, prendendo se il caso, anche delle pause per ritemprarsi. Potrebbe (e dovrebbe) bastare per arrivare finalmente a lunedì. Per Berrettini, che ha salutato il commovente addio di Bagdhatis, c’è la grande possibilità di giocarsela con Federer, ma deve ricordarsi bene di quello che successe a Roma, perché Schwartzman non si batterà da solo.

 

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