WTA Stoccarda, Azarenka: “In questi 3 mesi ho imparato più cose di me che in 29 anni”

Victoria Azarenka dopo il suo successo contro Karolina Pliskova ha ripercorso in conferenza stampa gli ultimi, difficilissimi, mesi: "È stato un momento molto duro. Ho dovuto ritrovarmi e capire in che direzione sarei dovuta andare della mia vita personale e del mio tennis".

Una battaglia durissima, un terzo set molto tirato, puoi raccontarci come l’hai vissuto?
Penso fosse quello che mi aspettassi da lei. Penso che tutto il match è stato di alta qualità: tanti vincenti, tanti ace, tanta pressione che continuamente passava da una parte all’altra del campo. Nel terzo set ci sono stati un paio di game dove forse ho avuto un po’ di difficoltà al servizio, lei stava aumentando la spinta, ma penso di essere rimasta molto concentrata e forte mentalmente prendendo le mie chance e provando a forzarla a fare sempre meglio, cosa che le stava anche riuscendo al servizio ma alla fine sono stata capace di trovare due buone risposte che hanno poi dato il colpo finale. Io ho servito credo piuttosto bene per tutto il match, tranne alcuni momenti, mentre la mia risposta è stata un po’ troppo off. Crediti a lei, perché comunque quel servizio è molto difficile da rigiocare e la palla qui salta tanto alta, ma con qualche aggiustamento sono riuscita a salire e credo che il mio tennis oggi sia stato duro da battere, mi sono sentita molto più a mio agio.

Quanto è stato importante nella tua partita salvare le due palle break a inizio del secondo set, sul 6-4 1-0 15-40 per lei? Pensi che possa essere stato il momento chiave per te?
Mah, ogni palla break è pesante in un match così e dunque è importante salvarla. Se perdi la battuta, soprattutto contro una come lei, è molto più difficile poi riprenderlo. Sono stati dei punti dove ho dovuto veramente tirare fuori tutta me stessa, ma non so se sono stati i momenti chiave perché poi abbiamo cominciando a scambiarci un po’ i nostri turni di battuta e quindi comunque c’era l’inerzia che ancora non era chiara.

Immaginiamo che sei ancora molto provata dal jet lag. Una partita del genere la si fa con l’adrenalina che scorre nelle vene?
Diavolo, no. È proprio la mia voglia di giocare, questo in fondo è il mio lavoro e non c’è nulla di speciale. Devo fare il mio lavoro e devo giocare e competere per fare del mio meglio, jet lag o non jet lag. Le persone possono star male eppure vanno comunque a lavorare. Io devo comportarmi allo stesso modo.

Senti qualcosa di diverso in te stessa, nel tuo gioco, rispetto a qualche mese fa… Gennaio, per esempio.
Woah, sembra una vita fa ad essere sinceri. Mi sento molto diversa. È stato un momento molto duro per me dove ho dovuto veramente ritrovarmi e capire in che direzione sarei dovuta andare della mia vita personale, e del mio tennis. È stato necessario, ora sono più felice, sollevata, emozionata, ma come posso dirmi diversa? È stato percorso che mi ha fatto imparare tanto da me stessa, molto più di quello che ho imparato in 29 anni. Sono molto emozionata riguardo a tutto questo processo di scoperta e insegnamento e penso che finalmente per la prima volta nella mia vita ho imparato veramente ad amare questo percorso. Molti dicono “ama questo percorso, è tutto lì il segreto” e tu sei lì a chiederti: “Ma di che diavolo starà parlando?”. Ti chiedi come sia possibile, è doloroso, è miserabile, come posso farlo? Eppure, a quanto sembra, puoi. Hai bisogno di trovare la tua via e rimanere forte, concentrato, vulnerabile e aperto allo stesso tempo, e funziona. C’è voluto un bel po’ per me.

Puoi condividere la decisione che ti ha condotto in questo punto?
È un po’ personale, ma si tratta grosso modo di scoprire te stessa. Essere una persona pubblica offre facoltà agli altri di poterti giudicare e a un certo punto anche se non leggiamo commenti… o meglio, diciamo di non leggerli, ma tutti noi lo facciamo, e tutto ciò ti lascia un segno e ti tira giù, non riesci più a staccarti dall’opinione della gente e non riesci più a riconoscere chi sei. Può essere molto duro, però bisogna conoscere quello per cominciare questo percorso.

Quando su Twitter hai scritto quei commenti circa la parità dei montepremi…
E andiamo!
Chi volevi raggiungere?
Chiunque, non mi interessa qualcuno in particolare. Per me va bene se qualcuno non è d’accordo, non troverai mai persone che sono d’accordo al 100% con te. Ci sono milioni di persone a cui piacciono le pesche, ma ci sono anche tantissimi che sono allergici e a loro non piacciono. Questo è un po’ lo stesso discorso. Su alcuni argomenti tu puoi avere qualcuno che è d’accordo e qualcuno che non è d’accordo. Il mio punto era un po’ di aprire la mente delle persone a idee diverse per alimentare la discussione. Penso sia giusto avere le proprie idee  e condividerle diverse ma non costringere qualcuno a pensarla per forza come te, era un po’ questo il mio obiettivo.

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