WTA Indian Wells: Andreescu, favola senza fine. La canadese è in finale, battuta Svitolina

Bianca Andreescu compirà 19 anni il prossimo 16 giugno: è la più giovane finalista a Indian Wells da Serena Williams nel 1999. Prima volta assoluta per una wild-card in finale. Elina Svitolina stavolta non rimonta.

[WC] B. Andreescu b. [6] E. Svitolina 6-3 2-6 6-4

Un altro passo in avanti, un salto in classifica che sta assumendo contorni sempre più irreali, la finale di un Premier Mandatory da giocare tra due giorni. Sta succedendo qualunque cosa, dal punto di vista tennistico, nella vita di Bianca Andreescu, appena dentro le prime 250 del mondo nello scorso autunno e ora con la certezza di trovarsi al numero 33, con il biglietto in tasca per la finale di Indian Wells.

La canadese, che compirà 19 anni il prossimo 16 giugno, è la prima a raggiungere la finale in California partendo con una wild card, invito però quantomai doveroso visto che già prima di questo importante appuntamento aveva messo insieme risultati a ripetizione. Sta giocando su una nuvola, anche se questa sera il livello è andato progressivamente abbassandosi. Il terzo set, in particolare, è stato fatto metaforicamente di cazzotti a discapito spesso della qualità, ma anche lì ha avuto alla fine il modo per battere una giocatrice molto preparata a questi territori come Elina Svitolina.

L’ucraina, che pure era partita bene, con un buon ritmo e spinta, è andata in difficoltà nel palleggio sul 3-0 e servizio, subendo il rientro della canadese che metteva insieme 7 game consecutivi. Un po’ scarica, verso la fine del primo set, sembrava quasi stesse accusando gli sforzi fisici dei giorni scorsi. Non riusciva mai a dare direzione allo scambio, perpetrando un palleggio centrale su cui Andreescu spesso andava a nozze muovendo la palla lungo il campo. A Elina serviva un livello di spinta molto più alto, anzitutto, fattore che ha cominciato ad arrivare quando ha messo fine all’emorragia. Da lì, e per una mezz’ora, si è vista la Svitolina che avrebbe probabilmente dovuto interpretare la partita fin dal primo game. Questa sua fase positiva, però, è durata molto poco. Teneva lo scambio più vivo, cominciava a giocare maggiormente palle di varia velocità e ritmo verso il dritto della sua avversaria, ma non c’è stata costanza nella sua azione.

Le difficoltà sono tornate appena iniziato il terzo set, quando ha perso un game al servizio da 40-15 e ha lasciato andare in fuga la canadese. La palla non usciva bene dalle sue corde, il livello era piuttosto in ribasso rispetto anche solo alla sfida contro Marketa Vondrousova dell’altro giorno e i problemi sono continuati anche quando è riuscita a raccogliere il primo momento di tensione della sua avversaria. Non è riuscita, trovata la parità sul 3-3 si è persa nel turno di battuta successivo e sul 3-4 non ha concretizzato uno 0-40 di vantaggio. Andreescu stava spingendo, ma il dritto era sempre più falloso e le gambe sembravano muoversi in maniera più pesante lungo il campo. È riuscita ad allungare la partita, l’ucraina, ma sul 4-5 ancora dei rimpianti per un 15-40 mal giocato e una terza palla break finita sul nastro. Il game è stato lunghissimo, ma al quarto match point Andreescu ha potuto alzare le braccia al cielo e poi coprirsi un volto mai così vicino alle lacrime per una nuova impresa.

Questa finale, giunta appena due mesi dopo quella di Auckland, racconta tanto del carattere di queste nuove leve che nel tennis femminile sono già a competere alla pari con le giocatrici di vertice. Andreescu poteva fare molto meglio di stasera, soprattutto in un terzo set dove la tensione ha avuto un ruolo importante (e ci mancherebbe che non possa esserci…). Lei, come le altre giovanissime che abbiamo visto all’opera da un anno circa. Stanno arrivando, o forse già ci sono.

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