Le cento meraviglie di Roger Federer

Da Milano a Dubai, dal 4 Febbraio 2001 fino al 2 Marzo 2019. Diciotto anni di una carriera incredibile, che prima o poi finirà e a questo punto, sembra sempre prima che dopo. Ma non importa, non oggi che Federer si è preso anche questo pezzo di storia, in un torneo che conosce molto bene e che con la vittoria di oggi ha conquistato otto volte.

No, non è un pezzo statistico.
Perché è il giorno del raggiungimento di un numero, è vero, e che numero.
Da Milano a Dubai, dal 4 Febbraio 2001 fino al 2 Marzo 2019. Diciotto anni di una carriera incredibile, che prima o poi finirà e a questo punto, sembra sempre prima che dopo. Ma non importa, non oggi che Federer si è preso anche questo pezzo di storia, in un torneo che conosce molto bene e che con la vittoria di oggi ha conquistato otto volte.
152 finali, 100 tornei.
20 Slam, 27 MS1000 e 22 ATP 500. I numeri finiscono qua, che sono belli ma poi diventano noiosi.

E noioso Roger Federer non lo è mai stato su un campo da tennis; per questo ancora oggi milioni di persone viaggiano e spendono per andare a vederlo, per questo un torneo che può contare sulla sua partecipazione sa che avrà il tutto esaurito e si potrà permettere di alzare i prezzi, per questo le TV lo vogliono nelle ore più spendibili.

A Melbourne la sfida con Tsitsipas lo aveva mandato a casa prima del previsto, agli ottavi di finale come a New York, in una partita che aveva visto il greco giocare in maniera solida e precisa ma lo svizzero compiere ben 50 errori solo con il dritto, non trovare mai il ritmo in risposta ed essere altalenante al servizio.
A inizio torneo, qui a Dubai, Federer ha dovuto faticare per trovare la quadratura del proprio tennis, concedendo set a Kohlschreiber e Verdasco, rischiando con Fucsovics, per poi sfoderare il meglio contro due giovani come Borna Coric e Stefanos Tsitsipas, entrambi vittoriosi su di lui le ultime volte. Quelle vendette che Federer non ammetterà mai che gli piacciono così tanto, che lo stuzzicano assai.

Un altro dritto rispetto all’ultimo anno, le gambe che girano di più e forse anche una leggerezza d’animo perduta. “Man mano che invecchi, non dico che diventi più prevedibile ma diciamo che sei cauto rispetto al tirare certi colpi, sai poi cosa può derivare da un certo schema o rischio che prendi. È questa la difficoltà maggiore che mentalmente sto avendo”, aveva ammesso Roger in una delle conferenze stampa a inizio torneo.

Tsitsipas che comunque si conquista la top ten da giovanissimo, dimostrando carattere e un tennis già piuttosto completo.
Indian Wells e Miami ci diranno di più sulla forma dello svizzero che però ha ammesso che vuole affrontare quest’ultima parte di carriera senza la frenesia di essere sempre il migliore, ma godendosi il gioco su un campo da tennis.

Un gioco che però lo ha portato lì, a -9 da Jimmy Connors; difficile? Quasi impossibile. Ma dietro Jimbo c’è solo lui e nella storia del tennis probabilmente, contando e contemplando tutto quanto, non c’è nessuno come lui.

 

 

 

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