WTA Doha, straordinaria Mertens: battuta anche Halep, ecco il titolo più importante in carriera

Il torneo WTA di Doha si è chiuso con una grande sorpresa: Elise Mertens è la nuova campionessa dopo la rimonta ai danni di Simona Halep dopo una nuova battaglia fisica durissima. Quinto titolo in carriera per la belga.

E. Mertens b. [1] S. Halep 3-6 6-4 6-3

Si ferma a 5 la mini-serie di vittorie consecutive di Simona Halep, che non è riuscita a mettere la firma sul torneo WTA Premier di Doha grazie anche all’ottima prestazione di Elise Mertens. Grande rimonta per la belga da un set di ritardo, maturata con entrambe le giocatrici game dopo game: lei con qualche fastidio alla schiena, la rumena con alcune vesciche alla pianta del piede destro che si è scoperto oggi essere pesantemente fasciato. Forse era anche la prima volta, frutto di alcune vittorie molto faticose soprattutto tra le sfide contro Julia Goerges ed Elina Svitolina negli ultimi due giorni prima di giorni.

Una sfida durata poco più di due ore, ma che se snocciolata game per game da gli effetti di qualcosa di molto più dispendioso. L’unico momento “leggero” è arrivato nel frangente dal 3-3 nel primo set al 6-3 2-0 e servizio per Halep, con la rumena incapace di sbagliare un colpo, realizzando vincenti a ripetizione per una serie di 18 punti consecutivi. Per il resto, solo battaglie punto dopo punto. Un 3-6 6-4 6-3 maturato grazie al cambio di atteggiamento di Mertens una volta fermata la corsa della sua avversaria cominciando a togliere efficacia al servizio della ex numero 1 del mondo.

È dalla partita contro Kiki Bertens, ai quarti di finale, che la si è vista raggiungere livelli di tennis veramente alti e oggi, seppure a corrente un po’ più alternata, ha trovato il modo anche per girare a proprio favore uno scontro che nei precedenti incontri l’aveva vista uscire con appena 3 game in tasca. La grande differenza, oltre a una maggiore propositività, è arrivata in particolare da un atteggiamento molto più aggressivo in risposta, quando non lasciava più campo all’avversaria e impattava spesso e volentieri il primo colpo già coi piedi abbondantemente dentro la linea del campo.

Era difficile prevedere un esito di questo genere dopo la prima frazione in cui malgrado due break subiti Halep aveva preso il controllo del gioco. C’era, da parte sua, tutto quello che aveva fatto vedere di buono nei giorni scorsi, con passanti millimetrici, colpi sulle righe, geometrie perfette. Mertens non era travolta, ma il 12-0 subito dal 3-3 era un macigno importante e anche cambiando qualcosa, cercando di rallentare ritmo, o provare qualche variazione, Halep sembrava sempre in grado di trovare la via per venire a capo della situazione.

Il break recuperato a inizio del secondo parziale ha avuto un peso enorme dell’economia dell’incontro, ben più della pausa chiesta in quel cambio di campo successivo per un medical time out. Come Halep, anche lei veniva da un weekend di Fed Cup non banale, malgrado due sconfitte, e al contrario della rumena aveva una partita in più nelle game: era la settima, questa, negli ultimi 8 giorni, giocata in due luoghi a diverse migliaia di chilometri di distanza. Halep ha forse sbagliato qualche colpo appena dopo la ripresa del gioco, ma ha anche avuto 3 palle break nei primi game di battuta della rivale. Sul 2-1 30-40, Mertens ha trovato un ottimo servizio a uscire mentre sul 3-2 15-40 ha pescato il jolly col rovescio lungolinea in controbalzo che ha baciato la linea laterale e poi, ancora, un buon servizio per tornare in parità.

Mancate queste occasioni, e non per colpe sue, Halep ha forse avuto il problema di perdere un po’ di brillantezza. Rispetto agli inizi del match le traiettorie lungolinea erano molto meno efficaci dal lato del dritto e quasi sparite da quello del rovescio. In questa battaglia punto a punto, qualche errore in più a favore della belga ha deciso la frazione rimandando tutto al terzo set. Significativo, a questo punto, il medical time out chiesto da Halep per un problema di vesciche visto che nel terzo set al di là di una breve fase era lontana dai suoi standard. Aveva pressoché finito le energie, provando a lottare per darsi una chance ma fallendo nei momenti cruciali i vari tentativi di riaggancio con una Mertens che conservava un piccolo vantaggio iniziale e lo portava fino al traguardo. Anche lei in calo fisico, anche lei in difficoltà, ma il cambio di tattica tra primo e secondo set l’ha aiutata probabilmente a spendere meno energie di una Halep che si è trovata all’improvviso a dover correre di più.

Non sono bastati 18 punti consecutivi vinti tra primo e secondo set all’ex numero 1 del mondo per mettere le mani sul titolo 19 della carriera. Probabilmente in tanti altri sport questo parziale avrebbe voluto dire un gancio letale all’avversaria, che invece in 4 punti ha come rimesso tutto in gioco. 18 punti neutralizzati da 4, uno sforzo notevole cancellato in un attimo, e tutto era da rifare. Non è la prima volta che succede, ma se diciamo che il tennis è uno sport alle volte sorprendente, ci riferiamo anche a questi momenti. E tanti complimenti a Mertens, che ha ribaltato in una settimana un inizio di stagione che sembrava averla un po’ ridimensionata: scesa al numero 22, da lunedì sarà di nuovo in top-20, al numero 16. E in questa vittoria ci sono tanti meriti suoi.

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