Torino e Federer, due rifiuti che rischiano di pesare per il tennis in Italia

Due brutte notizie acuiscono il tormento del "movimento" tennistico nazionale. Da una parte la querelle sulle ATP Finals dall'altra la scelta di Federer di preferire Madrid a Roma. Era proprio inevitabile?

In quest’ultima settimana due notizie hanno avuto il sapore di due batoste clamorose per il tennis italiano. Da una parte Torino pare non abbia più tante chance di ospitare le ATP Finals; dall’altra Roger Federer, in quello che si prospetta come il suo ultimo anno nel circuito, non vedrà la terra rossa di Roma preferendo quella di Madrid per prepararsi al Roland Garros.
Ma una cosa alla volta. L’Italia del tennis sognava, dopo Londra, di ospitare le Finals per il prossimo quinquennio disponibile. Un sogno che era stato fomentato dalla visita dell’ATP al Pala Alpitour di Torino, precisamente a metà novembre. Il presidente e Ceo dell’ATP Chris Kermode, il suo vice Ross Hutchins e il responsabile commerciale Eric Starelli incontrarono il sindaco Appendino, Sergio Palmieri e Guido Nepi Molineris, capo del Marketing e Sviluppo del Coni. E fu proprio quest’ultimo a far trapelare parole di speranza sulle colonne de “La Stampa” in un articolo a firma di Stefano Semeraro: «Il dossier che abbiamo presentato insieme con la FIT, il Comune, la Regione e l’appoggio del governo ha mostrato come la vera sede dell’evento non sarebbe solo il Pala Alpitour (che per il tennis avrebbe una capienza di 15 mila spettatori, ndr) ma l’intera città di Torino nel suo complesso. Il progetto Torino City Lab è piaciuto e il video che ha raccontato la città nel suo sviluppo dal Barocco al Risorgimento ha fatto capire che Torino oltre alla capacità organizzativa può mettere sul piatto una storia importante». Si parlava anche di un appoggio del governo, proprio quello che alla fine, paradossalmente senza una comunicazione ufficiale, è venuto meno. Troppo onerosa la fidejussione da 62 milioni di euro a garanzia dei primi due anni che concorre a una spesa viva di 78 milioni di euro per l’intero quinquennio. Una scelta che definisce sempre meglio la linea che la politica attuale segue quando si parla di eventi sportivi. Nella memoria di tutti c’è ancora il clamoroso fallimento gestionale per la candidatura alle Olimpiadi del 2024 quando il governo, all’epoca di centrosinistra, voleva la candidatura e fu invece la Raggi ha chiudere la porta in faccia a Malagò (ora invece i 5 Stelle di Torino vogliono le Finals ma quelli di Roma , che goveranano con la Lega, no). Addirittura in quel caso si rasentò il ridicolo con la querelle sull’incontro mai tenutosi proprio tra Malagò e la Raggi con il primo in attesa che la sindaca si palesasse all’appuntamento. Stesso problema si è verificato, non poco tempo fa, per il progetto olimpico Milano/Cortina. Anche lì i contrasti tra Cinque Stelle e Lega sono stati all’ordine del giorno.
L’ATP comunque, tornando alle Finals, ha concesso persino una deroga all’Italia per presentare la fidejussione e pare inoltre che in ballo adesso ci siano solo 17 milioni con i restanti 45 impegnati dal governo con Comune e Regione. Ma ora vien da chiedersi: possibile che un tale investimento non avesse potuto fruttare? Dopotutto tra biglietti, sponsor, diritti tv e quant’altro senza dubbio si sarebbe chiuso in attivo. Per non parlare poi del ritorno d’immagine globale. Insomma, se forse per le Olimpiadi di Roma 2024 il gioco non valeva la candela con Torino si poteva fare un discorso diverso.

Ma veniamo adesso al secondo duro colpo degli ultimi giorni. Roger Federer, dopo aver annunciato un torneo di preparazione prima di Parigi, ha scelto di scendere in campo a Madrid. Questione di soldi? Di fascino? Di condizioni? Proviamo ad analizzare un po’ tutto. Se Federer abbia intascato un assegno dalla capitale madrilena non lo sapremo mai con certezza, di certo non nei prossimi giorni. Tanto meno se ci sia stata un’asta tra i due tornei. Come si spiega la decisione dello svizzero? Forse per le condizioni. Madrid si gioca in altura, e qualche piccolo vantaggio per lo svizzero di certo c’è. Magari avrà inciso anche la posizione nel calendario. Federer dopo Madrid, nel caso in cui ci fosse un cospicuo dispendio di forze, potrà comunque riposare due settimane prima di Parigi. Chiaramente dalla parti di Madrid gongolano: “Federer è uno dei migliori giocatori di tutti i tempi, non è un segreto”, ha dichiarato Feliciano Lopez, il direttore del torneo del Mutua Madrid Open. “Siamo felici perché il suo ritorno a Madrid è un regalo per il torneo, ma soprattutto i fan potranno vedere un giocatore unico nella Caja Magica. Avere il giocatore svizzero di nuovo in campo con Djokovic e Nadal sarà imperdibile”. Se Madrid ride, Roma piange anche perché adesso le chance di vedere Federer a Roma sono scese all’1% (e forse è pure troppo). Magari poi Roger perde al primo turno in Spagna e fa una scappata anche a Roma. Tutto da vedere per carità ma le prospettive adesso son tutt’altro che rosee. A differenza delle centinaia di migliaia di appassionati di tennis del Foro Italico la notizia non avrà disturbato il nostro presidente Angelo Binaghi che in passato ha espressamente detto di tifare Nadal. “Guardate – disse nel 2017 – state parlando con uno che è sempre stato un grande tifoso di Rafa Nadal. Dopotutto Federer non ha neanche mai vinto qui e non credo che abbia dei bei ricordi considerando che avrebbe dovuto vincere almeno due volte (ha avuto due match point contro Nadal nel 2006)”. Che Roger se la sia legata al dito?
Questo, insomma, è quello che è successo fuori dal campo. Nel rettangolo di gioco invece si fa festa per Marco Cecchinato nuovo numero uno italiano. Mentre fanno disperare l’uscita in Fed Cup dell’Italia (e soprattutto i prospetti futuri) e il ruolino di marcia di Fabio Fognini nello swing sudamericano. Movimento in salute? Mica tanto…

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