“Un milione di rovesci sbagliati”, il romanzo sul tennis di Boris Demcenko

Un nuovo libro per tutti gli appassionati

Leggero, ironico ed appassionante.

“Un milione di rovesci sbagliati”, il nuovo libro di Boris Demcenko, esplora ogni situazione psicologica in cui un giocatore si è trovato mille volte e si ritroverà nei personaggi impegnati in un’avvincente storia legata ad un burrascoso finale di torneo, sullo sfondo delle strade e del folklore di Roma. Un’avventura coinvolgente fino all’ultimo quindici, così come esige una vera partita di tennis.

Il contesto

“Un milione di rovesci sbagliati” si svolge nella settimana degli internazionali di tennis d’Italia e racconta delle vicende, tennistiche e non, dei fratelli Adriano e Nicola Argentieri. Figli di un burbero Maestro di tennis nonché sovrano assoluto di un piccolo circolo di tennis a Roma. Essi crescono con la racchetta in mano e sin da giovanissimi mostrano grandi qualità, tant’è che il mondo del tennis italiano, così avido di talenti, comincia ben presto ad interessarsi a loro.

I due fratelli sono, come spesso capita, estremamente diversi caratterialmente. Nicola è riflessivo e silenzioso, sul campo sembra quasi non avere emozioni, vista la freddezza con cui riesce sempre a giocare i punti più importanti. Adriano invece è l’esatto opposto, ma ben più talentuoso dal punto di vista tecnico, tant’è che è su di lui che si erano riflesse le prime vere ambizioni del genitore. Deve però combattere con i propri demoni interiori che lo portano ad una grande fragilità emotiva che trasferisce molto spesso, troppo spesso, sul campo da tennis.

Mentre Nicola veleggia di successo in successo, fino ad entrare nella TOP5 mondiale, Adriano si arrabatta in posizioni molto più lontane dalla vetta del ranking ATP.

Il racconto

Il lunedì pomeriggio Adriano, che era riuscito ad ottenere dopo molto tempo l’accesso al tabellone principale del torneo grazie ad una wild card, ha perso malamente al primo turno contro un ragazzino semisconosciuto proveniente dalle qualificazioni. Il suo torneo, l’appuntamento più importante della stagione e forse l’ultimo treno della carriera per un exploit in casa, finisce qui, ancora prima di cominciare.

L’ennesima prova di aver gettato alle ortiche un talento raro sprofonda Adriano in una sorta di depressione, portandolo a chiudersi per giorni in una stanza di albergo dove ingurgita ettolitri di birra e medita di lasciare per sempre il mondo del tennis da cui si sente ferito e tradito.

Lucio, amico sin dai tempi della scuola, prova a rincuorarlo, raccontandogli che lo stesso giovanissimo tennista che lo ha eliminato ha riservato lo stesso trattamento ad altri due blasonati giocatori dal torneo e fila a vele spiegate verso la semifinale. Trascinatolo al mare, tra un piatto di spaghetti con le vongole, un bicchiere di vino bianco e un caldo sole primaverile, Lucio riesce a far schiudere il guscio di Adriano e a metterlo di fronte a se stesso, in una sorta di seduta psicanalitica indotta, in cui lo spinge ad aprirsi e raccontargli tutto ciò che passa nella sua testa di tennista deluso. Gli fa così tornare poco a poco la voglia di rimettersi alla prova, nonostante la figura sempre incombente del padre padrone non lo aiuti per nulla.

Nicola intanto prepara il match dei quarti di finale, che gioca il venerdì sera al centrale del Foro Italico. Vincendo affronterebbe il ragazzino che ha sconfitto al fratello al primo turno e se riuscisse nell’intento di vendicarlo con ogni probabilità affronterebbe in finale “Il Genio”, uno dei più grandi campioni della storia del tennis.

Prima per Nicola c’è però da superare un ostacolo non insormontabile, un giovane giocatore americano di discreto livello, che sulla terra rossa non vale però la buona posizione in classifica che ha. Nicola vince facilmente il primo set, ma nel secondo si capisce che qualcosa non gira come dovrebbe e soffre terribilmente tant’è che ad un tratto pare quasi inevitabile il forfeit. Lucio però, convinto che il malessere di Nicola non sia casuale, ha un’idea che stravolgerà il corso degli eventi, dando al pubblico romano la possibilità di vedere il proprio beniamino giocarsi l’obiettivo della sua carriera sportiva.

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