US Open: Serena-Venus, venerdì il derby Williams numero 30. Fuori Muguruza

Nonostante i 43 gradi registrati sul Louis Armstrong una Elina Svitolina molto vivace vendica la sconfitta di Wimbledon contro Tatjana Maria ed è al terzo turno dello US Open. Con lei anche Victoria Azarenka.

[17] S. Williams b. C. Witthoeft 6-2 6-2

Siete pronti? il 31 agosto, verosimilmente nella nottata italiana tra venerdì e sabato, andrà in scena un nuovo scontro tra le sorelle Williams. Per la trentesima volta nella loro storia Serena e Venus saranno l’una contro l’altra in un campo da tennis, 30 volte in 20 anni dove hanno dominato la scena del tennis mondiale. Sono loro le più forti, e nonostante abbiamo l’una 38 e l’altra quasi 37 anni sono ancora lì a competere nel desiderio di vittoria e fame di trofei che ha segnato la loro storia e le condurrà alla leggenda di questo sport.

Scherzava, Venus, dopo aver battuto Camila Giorgi: “L’ultima volta che ci siamo affrontate in uno Slam eravamo due contro una, almeno stavolta sarà un incontro alla pari”. Si riferiva ovviamente alla finale dell’Australian Open 2017 quando Serena trionfò che era al primo mese di gravidanza. A proposito, a rendere se possibile ancor più particolare questo evento, il giorno dopo la loro sfida Serena festeggerà assieme alla famiglia, e al marito Alexis Ohanian, il compleanno della figlia Alexis Olympia, nata il primo settembre del 2017.

Se Venus c’è arrivata dopo il successo tirato contro Giorgi, Serena ha impiegato invece poco più di un’ora per battere Carina Witthoeft. Quattro game concessi all’esordio contro Magda Linette, quattro oggi per sconfiggere la tedesca che ha fatto intravedere qualcosa affidandosi alla propria potenza per contrastare la cilindrata comunque nettamente superiore della sua avversaria. L’ex numero 1 del mondo ha faticato al servizio più che nel match contro la polacca, ma è uscita bene dalla fase di metà primo set dove si sono susseguiti 3 break consecutivi. Fino al 4-2 Serena aveva il 54% di punti vinti con la prima (e ne metteva in campo una su 2) ma da lì a fine primo set si è alzata di un buon 10% chiudendo la partita al 73%. Un progressivo miglioramento certificato anche dai punti diretti che arrivavano sempre più frequenti con quel colpo. Nonostante qualche errore di troppo, nel complesso la prova è molto positiva in attesa che arrivino avversarie ben più quotate rimane la sensazione del primo turno: a livello fisico è una giocatrice di molto superiore a quella dei primi appuntamenti dal rientro.

[3] S. Stephens b. [Q] A. Kalinina 4-6 7-5 6-2

“Come è stato? Terribile”. Il commento a caldo di una Sloane Stephens che se l’è vista tanto brutta in una giornata inaspettatamente negativa, condizionata dal caldo insopportabile e da un’avversaria che senza nulla da perdere ha giocato per oltre due ore alla pari con la campionessa in carica dello US Open.

Non era la miglior Stephens, anzi. C’era molto poco della brillantezza di chi dodici mesi fa si prendeva le luci della ribalta, spentasi ai primi tentativi di arrembaggio di un’avversaria che arrivava dalle qualificazioni, pressoché sconosciuta al grande pubblico ma con un discreto background tanto che lo scorso anno l’ex numero 1 del mondo Dinara Safina decise di prenderla sotto la sua ala per riportarla in alto dopo aver perso 10 mesi a causa di un serio infortunio alla spalla.

Anhelina Kalinina, ucraina classe 1997, apparteneva al gruppo di giocatrici appartenenti a quell’annetta che hanno già ottenuto tanto. Nell’estate del 2015 entrava in top-150 ed era lo stesso periodo in cui la coetanea Jelena Ostapenko cominciava a mettersi in luce con 6-0 rifiliati a Carla Suarez Navarro (Wimbledon) e Sara Errani (US Open); lo stesso dove Daria Kasatkina cominciava la sua ascesa verso la top-100, dove Belinda Bencic già un passo avanti a tutte vinceva un incredibile titolo a Toronto battendo anche Serena Williams. Kalinina, che nel 2014 raggiungeva la finale dello US Open junior, veniva costretta pochi mesi più tardi allo stop per un grave problema alla spalla, un intervento chirurgico e la lunga riabilitazione. Rientrata un anno e mezzo fa oltre la settecentesima posizione WTA, ha rimesso in sesto i tasselli del proprio tennis e qui allo US Open ha ottenuto la prima partecipazione (e successiva prima vittoria) in uno Slam.

Oggi è andata molto vicina al colpo grosso, approfittando di una Stephens piuttosto opaca, che stava lottando con quel poco che aveva per venir fuori da un match molto complicato. Faceva impressione, alle volte, la potenza del dritto di Kalinina, che lasciava ferma una delle migliori giocatrici in fase di mobilità e copertura come Sloane, forse troppo passiva per gran parte della prima frazione persa soltanto al decimo game dopo che però era stata indietro anche 1-4 e 15-40 al servizio. All’angolo di Anhelina, un compiaciuto Vladimir Platenik applaudiva senza sosta. Lui che lavora alla Tennis Empire, l’accademia slovacca a Trnava e che è stato coach di Kasatkina fino a qualche mese fa e adesso si divide tra Kalinina e Bencic.

C’è voluta tutta la determinazione di Stephens per non perdere quel poco di sicurezza che si stava costruendo nella seconda frazione. I primi game sono stati molto confusi, con la statunitense quasi sempre avanti di due break ma ritrovatasi alla fine con il minimo margine: 4-3 e servizio. Sul 5-4, nel momento di chiudere, sono venute fuori tutte le difficoltà di una giornata complicata e con diversi errori ha restituito anche il secondo break di vantaggio. Qui Kalinina ha forse il peccato più grande, perché nel momento in cui col servizio a disposizione poteva salire 6-5 e dare tutta la pressione del mondo alla sua avversaria ha buttato il game perdendolo a zero. Stephens, al secondo tentativo, ha chiuso la frazione. Dopo i 10 minuti di pausa per il gran caldo Kalinina è partita meglio, vincendo il primo game e salendo 15-40 nel secondo. La numero 3 del seeding si è salvata molto bene e ha messo per la prima volta le marce alte: stupenda la combinazione di punti dallo 0-15 allo 0-40 nel game successivo, retaggio della miglior Stephens. Preso il break, da lì non ha più avuto cali al servizio, concretizzando una nuova chance e chiudendo in maniera relativamente comoda all’ottavo game.

Molto bello il finale, con la stessa Stephens che ha chiesto gli applausi di tutto lo stadio per salutare l’uscita dal campo della sua avversaria. Non era la miglior versione della numero 3 del mondo, ma dall’altra parte della rete c’era una giocatrice che è stata a tratti di altissimo livello. Adesso Sloane deve subito ricaricare le pile perché al terzo turno l’aspetta Victoria Azarenka.

[7] E. Svitolina b. T. Maria 6-2 6-3

Sul Louis Armstrong il clima era bollente. La causa? i 43 gradi misurati e una Elina Svitolina quantomai intenzionata a non ripetere l’esito della sfida contro Tatjana Maria durante l’ultimo Wimbledon quando fu battuta all’esordio con un netto 6-1 al terzo set.

È raro vedere l’ucraina così coinvolta in un match di inizio torneo, eppure è capitato non raramente che accompagnasse i punt vinti con esultanze abbastanza rumorose. Non aveva mai un atteggiamento oltre il limite, non rivolgeva mai il proprio urlo contro l’avversaria, ma la carica che aveva era palpabile. Un po’ per un desiderio di cancellare il brutto ricordo, un po’ per non perdere energie che potrebbero tornare preziose più in là nel torneo.

Oggi, quantomai, c’era da pensare a essere pragramatiche per arrivare in fondo il prima possibile e 24 vincenti hanno aiutato tantissimo la numero 7 del seeding, che al contrario del match di Wimbledon ha avuto molto più il comando del gioco approfittando di una superficie che le si addice molto di più. Oltretutto, Roger Federer ha dichiarato ieri sera che questi campi sembrano abbastanza lenti e che per impostare i punti ci vuole un tennis, quasi, da terra battuta. Tutto questo non poteva favorire il tennis fuori dagli schemi di Maria, giocatrice che ama usare slice di rovescio e approcci a rete. Farlo sull’erba, dove la palla si mantiene molto bassa schizzando al momento dell’impatto col suolo, e farlo su questi campi dove salta di più e tutto si rallenta è più complicato. Nonostante questo, il suo match di esordio contro Agnieszka Radwanska aveva rasentato la perfezione, oggi invece è stata vittima del ritmo e dell’aggressione di Svitolina che ha chiuso in poco più di un’ora per 6-2 6-3.

Elina spingeva tanto col dritto e al contrario di diverse altre partite giocate di recente trovava con molto agio la chiusura del punto grazie a una pericolosità maggiore della propria palla, che bucava costantemente la difesa non sempre efficace della tedesca. Quando poi la palla arrivava su quello che è il suo colpo naturale, il rovescio, i pericoli erano se possibile ancor più alti. Maria ha provato più volte ad attaccare con uno slice per venire poi a rete, ma sistematicamente veniva passata dai colpi di rovescio dell’ucraina. Se poi in quelle poche chance che ha avuto per far bene, a rete, ha messo in rete colpi abbastanza comodi era chiaro simbolo di una giornata da dimenticare. Svitolina, al terzo turno, avrà una tra Qiang Wang e Irina Camelia Begu.

[PR] V. Azarenka b. [25] D. Gavrilova 6-1 6-2

Il 6-3 7-5 dell’esordio contro Victoria Kuzmova, soprattutto la grande solidità mostrata al servizio, lasciavano intravedere una Victoria Azarenka che sta provando ad alzare i giri del proprio tennis. La facilità con cui era venuta a capo di una partita dove sì era favorita, ma doveva subito partire bene, lasciava molto ben sperare e la stessa bielorussa in conferenza stampa confermava che nelle ultime settimane aveva notato miglioramenti negli allenamenti.

Una maggiore costanza, una maggiore serenità (probabilmente) e ha potuto concentrarsi sulla propria carriera cercando di ricomporre i pezzi di un puzzle frantumatosi malamente dodici mesi fa. A New York l’obiettivo è quello di fare degli step per tornare a fare la voce grossa come le riusciva in quei primi 4 mesi del 2016 quando assieme ad Angelique Kerber erano le vere candidate alla successione al trono di Serena Williams.

Difficile pensarla come campionessa di uno Slam dove ha raggiunto i migliori risultati con le finali del 2012 e 2013, ma lei può essere una delle candidate per provare a raggiungere le fasi calde della seconda settimana soprattutto se continuerà con questo rendimento che anche oggi l’ha vista portare a termine una partita di alto spessore, con un 6-1 6-2 ai danni della numero 25 del seeding Daria Gavrilova che non ammette alibi. Ottima prova, non fosse giusto per il game sul 6-1 3-1 dove ha mancato diverse chance per il 4-1 perdendo la battuta, ma ha prontamente sistemato il dritto ed è tornata a colpire come sa fare prendendosi agevolmente la vittoria. Occhio adesso al terzo turno, perché se tutto andrà secondo pronostico sfiderà Sloane Stephens, campionessa qui lo scorso anno.

Altri incontri

Eliminata Garbine Muguruza. La spagnola conclude nel modo peggiore un’estate molto negativa venendo sconfitta 3-6 6-4 6-4 contro Karolina Muchova nell’ultimo match della giornata sul Louis Armstrong. Numero 202 del mondo, classe 1996, la ceca è al primo Slam in assoluto della carriera ma nel late night americano si è fatta apprezzare da tutto lo stadio per un tennis brillante nelle scelte e nelle esecuzioni dei colpi. Tipico membro della scuola della Repubblica Ceca, con una tecnica elegante, Muchova dopo un inizio con molta tensione si è sbloccata e ha piano piano trovato la via per giocare il suo miglior tennis contro una giocatrice che pur in difficoltà rimane una due-volte campionessa Slam, scalpo ambito da tutte quelle nelle retrovie.

Muguruza è salita 5-0 in breve, ma da lì le cose si sono fatte più complicate. Muchova si è sbloccata e ha cominciato a giocare sempre meglio, un tennis d’attacco, potente ma efficace e senza persistere nella pressione da fondo campo ma alterando molto bene discese a rete a cambi di ritmo che contro una giocatrice così priva di fiducia l’hanno lavorata ai fianchi fino a renderla inefficace. Il livello di Garbine, oggi, è molto basso. E con oggi purtroppo intendiamo un periodo di tempo che ormai tocca i 12 mesi. La semifinale al Roland Garros e il titolo a Monterrey sono troppo poco per una giocatrice che ha dato il meglio di sé solo in rare circostanze e anche oggi non aveva granché del gioco aggressivo che l’ha spinta fino ad arrivare al numero 1 del mondo.

È una fase molto delicata della sua carriera, e non sembra riuscire a correggere la situazione. Oggi, dal 2-0 nel terzo set e con 4 palle del doppio break, si è fatta subito recuperare e trascinare in una volata dalla sua rivale, che ha deliziato continuamente il pubblico con punti di varia costruzione e bravura, e che ha finito per spuntarla in maniera meritata. Adesso per lei Ashleigh Barty, che ha battuto Lucie Safarova 7-5 6-3.

Avanti Karolina Pliskova, che ha facilmente superato Ana Bogdan 6-3 6-3, mentre è eliminata Julia Goerges, sconfitta contro Ekaterina Makarova 7-6(10) 6-3.

Dalla stessa categoria