US Open, Ferrer e l’addio agli Slam: “Triste chiudere così ma sono fiero di me”

La carriera Slam di David Ferrer termina con un ritiro al primo turno a Flushing Meadows: le parole dello spagnolo, tra delusione e orgoglio

Le parole di David Ferrer dopo il ritiro durante il match di primo turno degli US Open contro Rafa Nadal. Per il valenciano è stata l’ultima apparizione in un torneo del Grande Slam, il prossimo anno giocherà solo pochi tornei e chiuderà definitivamente la sua grande carriera.

Che tipo di infortunio hai avuto? Quanto è stato triste per te non riuscire a completare il match?
L’infortunio è stato al polpaccio. Mi ha tirato un po’ nel primo set. Poi ad inizio del secondo, di nuovo nel primo e secondo game. A quel punto ho chiamato il fisioterapista. Il problema è che ho avuto lo stesso tipo di infortunio 2 anni fa, e sapevo che sarebbe stato impossibile finire il match. Ho provato un altro paio di game, dopodiché ho optato per il ritiro, perché si corre sempre il rischio di peggiorare le cose e rompere tutto. È chiaro che sono triste, perché era il mio ultimo Slam, e mi stavo divertendo a giocare contro Rafa, stavo anche giocando bene tra l’altro. Ma comunque sono fiero di me, di quello che ho fatto, in generale della mia carriera. Ora ho bisogno di riposarmi un attimo, 3-4 mesi, e l’anno prossimo avrò l’occasione di finire in Spagna con la mia gente e la mia famiglia. Ho 36 anni, è tempo di tornare a casa e prepararmi con calma per gli ultimi tornei che voglio giocare.

Hai avuto dei bei momenti di gloria qui. Qual è un ricordo degli US Open che ti porti dietro?
Ricordo nel 2007, quando mi ritrovai Rafa di fronte ai quarti di finale, e battendolo raggiunsi la mia prima semifinale Slam. Ho bellissimi ricordi qui. E sono contento, perché mi è stato concesso di giocare la mia ultima partita Slam sul centrale, e contro Rafa che è un grande amico. Triste, certo, perché non sono stato in grado di terminare la partita, ma non è un problema. Mi ritengo comunque un uomo fortunato.

Se ti guardi indietro, ti viene da pensare che se non avessi giocato nello stesso periodo di Roger, Rafa e Novak la tua carriera sarebbe potuta essere differente, e che magari avresti vinto uno Slam?
Non saprei… In realtà non ci ho mai pensato. Forse perché ho avuto la possibilità di giocare con loro, e migliorare anche il mio tennis. Ogni anno mi sono migliorato, cercando di essere sempre un giocatore migliore della partita precedente. È stato un grande piacere per me giocare con loro, con quella che per me è probabilmente la migliore generazione del tennis e i 2 o 3 migliori giocatori del mondo.

Qual è stata la tua reazione quando hai scoperto che avresti giocato con Rafa il primo turno del tuo ultimo Slam?
Ero contento, perchè sapevo che questo torneo sarebbe stato il mio ultimo Slam. Per cui per me è stato un vero dono poter giocare contro Rafa sul campo centrale. E poi la mia famiglia era qui, mia moglie, mio figlio e cari amici com Albert Molina, Francisco, il mio coach. Per me giocare il mio ultimo Slam con la possibilità di averli qui è stato un bellissimo regalo.

Guardando indietro, qual è stato il match o lo Slam che ti rende più orgoglioso?
Probabilmente i miei ricordi più belli sono legati alla Coppa Davis. Mi viene in mente quando ho sconfitto Juan Martín del Potro a Siviglia, o quando ho vinto a Madrid, o la finale a Barcellona contro Radek Stepanek. Anche quest’anno, ho avuto la possibilità di vincere a casa mia, a Valencia, vincendo tra l’altro la partita decisiva. Sì, mi sento di dire che i miei ricordi più nitidi e belli sono probabilmente legati alla Davis.

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