Statistiche della settimana: il ritorno di Djokovic e Kerber in un Wimbledon vintage

Uno sguardo ai numeri più interessanti di questo torneo di Wimbledon che ha visto risorgere Novak Djokovic e Angelique Kerber.

Dall’incredibile tourbillon di emozioni, di colpi di scena e di record storici imbattibili, che ha reso memorabile questa edizione dei Championship caratterizzato dal ritorno imperioso dei “senatori /senatrici“ tanto da avere quattro finalisti over 30, tornano prepotentemente alla ribalta due grandi campioni che dopo essere stati protagonisti di prima grandezza, avevano vissuto una stagione 2017 molto complicata che sembrava destinata a segnarne l’inizio di un malinconico declino.

Nole Djokovic conquista, da numero 21 del ranking, la quarta vittoria in carriera nello Slam londinese dopo quelle del 2011, 2014 e 2015. E’ un successo dal valore inestimabile per il proseguimento della sua carriera, a distanza di oltre due anni dall’ultimo trionfo Slam risalente al 2016 allorchè al Roland Garros superò in finale Murray.

Trattasi del tredicesimo successo del serbo in uno Slam in 22 finali giocate, a un passo da Sampras che si fermò a 14.

Djokovic da il cambio a Federer e Nadal che si erano divisi equamente le vittorie negli ultimi 6 Slam consolidando così l’incredibile egemonia dei Fab Four che dura ormai da 15 anni.

Con i 2000 punti conquistati ,Djokovic risale fino alla decima piazza, tornando tra i top 10 dopo oltre otto mesi (al numero 10).

Il sudafricano Kevin Anderson che ha comunque disputato un torneo straordinario, giocando nell’arco del torneo 349 games in 23 ore e 20 minuti, non è riuscito a compiere il miracolo anche in finale che gli avrebbe consentito di diventare il primo sudafricano a vincere uno Slam e affiancare Del Potro, Cilic e Wawrinka , gli unici a interferire nel dominio assoluto dei Fab Four.

Grande assente la Next Gen: dopo i lampi di inizio anno appare smarrita e sembra segnare già il passo. Anche Alexander Zverev che pure ne è inequivocabilmente autorevole alfiere, stenta a fare il salto di qualità definitivo che passa necessariamente attraverso i tornei dello Slam e purtroppo anche questa volta il tennista tedesco è stato respinto all’esame cedendo sorprendentemente nel terrzo turno al redivivo Gulbis (altro trentenne) passato dalle qualificazioni. Segnali di crescita regolare arrivano comunque dal greco Tsitsipas (classe 98) approdato per la prima volta negli ottavi di uno Slam e già diventato il più valoroso tennista greco della storia col suo nuovo best ranking al numero 32.

In campo femminile Angelique Kerber, approfittando saggiamente di un percorso agevolato per effetto della eliminazione precoce di tutte le principali favorite in base alla classifica, ha fatto centro al secondo tentativo in finale, pareggiando i conti con Serena Williams che l’aveva battuta nel 2016, vincendo il terzo Slam in carriera (le manca il Roland Garros) e diventando la quarta tra le tenniste in attività per numero di vittorie Slam, dopo le ineguagliabili sorelle Williams (Serena 23 e Venus 7) e Maria Sharapova ferma a 5.

Grazie a questo grande risultato sugellato da una prestazione impeccabile in finale contro Serena, la tedesca torna ad occupare un posto tra le top five salendo al numero 4 dopo aver iniziato la stagione al 22° posto.

Ma se il ritorno della Kerber viene salutato con gioia da tutti gli appassionati , si esulta altrettanto per il ritorno ai massimi livelli di una straordinaria, inimitabile, immensa Serena Williams che a quasi 37 anni, dopo un assenza di un anno particolarmente complicato nel quale ha partorito il suo primo figlio e dopo sole quattro apparizioni quest’anno, approda per la decima volta in finale a Wimbledon (di cui sette vinte), con la serena convinzione di aver aperto un ennesimo eccitante capitolo della propria vita sportiva.

Altri numeri:

0 – le teste di serie tra le prime 8 ad approdare ai quarti in campo femminile, evento senza precedenti nella storia dei tornei Slam.

4 – i finalisti over 30: Djokovic (31) e Anderson (32) tra i maschi; S.Williams (36) e Kerber (30) tra le donne.

5 – il best ranking di Kevin Anderson.

8 – best ranking per Isner (33 anni) dopo 6 anni e 3 mesi. L’americano diventa così tra i tennisti in attività, il più anziano a migliorare il proprio best ranking al livello di top 10.

13 – gli anni consecutivi con almeno un torneo vinto da parte di Djokovic (2006-2018).

49 – le vittorie dei Fab Four negli ultimi 54 Slam disputati dal Roland Garros 2005.

52 – gli head to head tra Djokovic e Nadal, dopo la semifinale di Wimbledon che benchè giocata su due giorni, è stata di gran lunga la partita del torneo col più alto tasso qualitativo.

181 – la classifica di Serena Williams alla vigilia del torneo, la più bassa della storia per una finalista a Wimbledon.

214 – gli ace complessivi di Isner che batte il record precedente di Ivanisevic nel 2001 (210).

6h36m– la durata della semifinale tra Anderson e Isner che polverizza il record precedente risalente al 2013 in cui Djokovic superò Del Potro (7-5 4-6 7-6 6-7 6-3) in 4h 44m.

Il torneo degli italiani

Il risultato complessivo degli italiani ottenuto sull’erba londinese consolida la tendenza generale positiva che si sta registrando dall’inizio della stagione.

Dopo l’exploit del tutto inaspettato di Cecchinato a Parigi abbiamo con gioia assistito alla migliore performance di Camila Giorgi in uno Slam che diventa anche la migliore italiana di sempre a Wimbledon. Quinta azzurra nella storia del torneo ad approdare ai quarti e miglior performance in 8 partecipazioni.

I quarti di finale di Camila che ha lottato con fierezza fino all’ultimo contro Serena Williams, strappandole il primo set, può essere il seme concreto della ripartenza del settore femminile di cui Camila deve sentirsi, con orgoglio, perno fondamentale ed in tal senso una funzione importante potrà rivestire Tatiana Garbin, capitana della squadra di fed Cup, che abbiamo visto costantemente presente nell’angolo di Camila durante tutto il torneo.

Ma come detto in premessa le note positive per gli italiani vanno anche oltre Camila. Grazie alla presenza mai così numerosa di tennisti nel tabellone maschile e ai buoni risultati conseguiti, nel complesso la performance combined (maschi e femmine) è la decima tra quelle ottenute dagli italiani nei 71 slam disputati nel terzo millennio; la migliore è quella ottenuta nella storica edizione degli Us Open 2015 in cui Flavia Pennetta si impose in finale su Roberta Vinci.

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