La favola di Wimbledon e il suo lieto fine. Da lassù, Novotna starà sorridendo

Barbora Krejcikova, in coppa con Katerina Siniakova, ha vinto il doppio a Wimbledon 20 anni dopo il trionfo del suo idolo Jana Novotna che l'ha seguita fino a quando il cancro non peggiorò. La Repubblica Ceca, fucina di talenti, ha scoperto altre due giovanissime campionesse.

Ci piace pensarla così, in questo momento, al termine di quel torneo che vent’anni fa rappresentò il capolavoro personale con la doppietta tra singolare e doppio: sorridente ed estremamente felice. Jana Novotna, giocatrice che fece la fortuna della Repubblica Ceca tra anni ’80 e ’90, vincitrice di 13 titoli Slam (12 in doppio e uno in singolare) ed entrata nella Hall of Fame nel 2005, ha lasciato in eredità al tennis una connazionale che in questi primi 6 mesi di 2018 è già arrivata ai vertici del ranking (Race) di doppio.

Barbora Krejcikova, assieme a Katerina Siniakova, ha onorato al meglio la memoria della ex allenatrice venuta tragicamente a mancare lo scorso 19 novembre dopo aver perso la propria battaglia contro il cancro, vincendo il titolo nel torneo di doppio sull’erba londinese. Non solo, perché questo trionfo Slam è arrivato un mese dopo il primo, a Parigi. Già allora, durante la cerimonia di premiazione, ‘Bara’ non è riuscita a trattenere la commozione quando ha dedicato il successo a chi per lei ha rappresentato una figura di grande importanza.

Durante Wimbledon, il New York Times con un articolo a firma di Ben Rothenberg ha raccontato la storia di questa ragazza, nata a Brno il 18 dicembre del 1995. Krejcikova ha accennato al loro primo incontro, a come era nata questa collaborazione inizialmente non prevista. In quei giorni aveva scoperto che Jana viveva a Omice, poco distante da Brno, e si è recata a casa di Novotna con una lettera e la sua famiglia a supporto. Ha raccontato di averla trovata nel cortile e di averla sorpresa: “Mi sono presentata con una lettera in mano e l’ho incontrata nel suo giardino: lei non mi riconobbe, si domandava chi fossimo. Le dissi che ero una tennista appena 18enne, e che forse avrebbe potuto darmi un’occhiata e aiutarmi a scoprire quale fosse il mio passaggio successivo”. Poco dopo, è cominciata la collaborazione: “Sinceramente non mi aspettavo che diventasse la mia allenatrice, mi sarei accontentata di un aiuto, di qualche consiglio. Invece mi disse che le sarebbe piaciuto viaggiare e lavorare con qualcuno per aiutarlo a migliorare. È stato fantastico”.

Non stiamo parlando di una giocatrice che finora ha raccolto tanto, almeno in singolare. Il best ranking è fermo al 121, mentre adesso si trova al limite della top-200. Eppure Novotna non la abbandonò perché, secondo il pensiero di Rennae Stubbs: “Non voleva a tutti costi creare una numero 1 del mondo aveva semplicemente il desiderio di aiutare questa ragazza. Voleva farla migliorare e trasmetterle la sua conoscenza. Qualcuno avrebbe rifiutato, ma lei era sinceramente appassionata di tennis e amava il suo paese. Per questo, ha fatto uno sforzo. E non c’è dubbio che abbia influenzato Krejcikova”.

“Era una donna speciale, ed è speciale essere stata tra quelli che ha aiutato, perché avrebbe potuto dedicarsi a centinaia di giocatrici” disse Krejcikova, “prima che ci lasciassimo mi ha detto che avrei presto vinto uno Slam”. C’è riuscita con una doppietta a suo modo storica, perché lei e Siniakova sono appena la terza coppia negli ultimi 20 anni ad abbinare Roland Garros e Wimbledon. Una più potente, con un carattere molto più vivace, l’altra è giocatrice più di tocco, più tranquilla. Subito dopo la finale, un bacio rivolto verso il cielo a quella persona che non ha potuto nulla contro un male terribile ma che ora, vogliamo scommetterci, non può che guardare verso il basso e sorridere, godendo di questa impresa della ragazza a cui ha dedicato tutto il suo tempo finché le è stato possibile.  Krejcikova ha poi rivelato: “Sì, era per Jana Novotna. Vorrei dedicarle ancora questo successo. Lei lo meritava e penso che sia molto giusto ricordarla qui, adesso, a 20 anni dal suo successo. Fu il suo titolo più importante. Ha attraversato tante difficoltà ed emozioni per vincere uno Slam. Io ho vinto qui 20 anni dopo, e penso che sia perfetto anche se è stato soltanto in doppio. Sono molto orgogliosa, e credo che lei sarebbe altrettanto orgogliosa di me”.

Starà esultando anche la Repubblica Ceca, che non smette di produrre grandi talenti. Siniakova e Krejcikova non sono neppure una novità: nel 2013, a livello junior, vinsero 3 titoli Slam di fila in doppio, dal Roland Garros allo US Open. Poi hanno preso strade diverse, anche a causa dell’immediata crescita di Katerina che a fine 2014 con la semifinale a Mosca entrava in top-100. Adesso, quest ultima ha già due titoli WTA all’attivo e 4 finali perse mentre Barbora ha ottenuto a Parigi la prima qualificazione a un torneo Slam. Eppure, hanno deciso di riunirsi e i risultati sono stati subito ottimi. Finale nel primo torneo della stagione a Shenzhen (tra l’altro, Siniakova ottenne la finale anche in singolare, perdendo contro Simona Halep che la superò anche in doppio, in coppia con Irina Camelia Begu), finale a Miami e poi il titolo a Parigi con tanto di storico bis a Wimbledon.

Mancano tre mesi, ancora, a una finale di Fed Cup da giocare a Praga tra Repubblica Ceca e Stati Uniti e Petr Pala, capitano delle padrone di casa, dovrà fare i suoi ragionamenti: al momento sono almeno 6 le giocatrici che meriterebbero una convocazione, da Petra Kvitova alla stessa Krejcikova passando per Karolina Pliskova, Barbora Strycova, Siniakova e Andrea Hlavackova, forse la più esperta doppista a disposizione. Questo senza dimenticarci di Lucie Safarova, ex numero 1 in doppio, e di chi ora sta vivendo un momento di calo come Marketa Vondrousova, Kristyna Pliskova e Lucie Hradecka. Il tutto, per una nazione piccolissima ma che ha sempre prodotto grandi giocatrici. Novotna, che pure non ha raccolto forse quanto meritava, in singoalre, rimane uno degli esempi più importanti e anche per questo questo successo della sua allieva ha un sapore così speciale.

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