Si ritira Casey Dellacqua, il tour femminile saluta una delle atlete più ben volute

33 anni, ottima doppista con qualche picco anche in singolare, Casey Dellacqua si è fatta notare come una delle persone più rispettate dell'intero circuito WTA.

Vogliamo pensare sia significativo che l’ultima partita in carriera di Casey Dellacqua sia stata il doppio di spareggio tra la sua Australia e l’Ucraina in una equilibratissima sfida di Fed Cup, vinta assieme alla compagna Asheligh Barty e che ha dato la chance alle oceaniche di giocare per tornare nel World Group principale.

33 anni, una carriera trascorsa dietro le quinte per il grande pubblico che forse non conosce quanto Dellacqua fosse ben voluta all’interno del circuito femminile. Nata a Perth, nel 1985, Casey ha annunciato nella nottata italiana tra lunedì e martedì il ritiro dalle competizioni ufficiali ringraziando chiunque per il grande sostegno ricevuto e dando una piccola spiegazione della sua scelta nella volontà di stare più tempo assieme alla sua famiglia.

Proprio il tema della famiglia è tra i particolari che hanno reso Casey una giocatrice così popolare nel tour: non ha mai nascosto la propria omosessualità e oggi è madre di due bambini, Blake Benjamin (nato nel 2013) e Andre (nata nel 2017). Quando negli ultimi tempi Margaret Court scrisse sui quotidiani australiani il proprio disgusto nel vedere famiglie basate sull’amore tra genitori dello stesso sesso, attaccò proprio Dellacqua che si è fatta carico, nel frattempo, di sponsorizzare il cambiamento storico che ha portato l’Australia a legalizzare, a fine del 2017, i matrimoni tra omosessuali, ponendosi davanti una prospettiva di vita migliore assieme ad Amanda Judd, la storica compagna che ha dato alla luce i suoi loro figli. Proprio grazie alla sua forza e alla sua capacità di esporsi in maniera decisa, ma rispettosa, Dellacqua è stata premiata dalla comunità LGBTI come la personalità sportiva dell’anno nel 2017.

Il primo commento tra le giocatrici è stato quello di una grande del passato come Kim Cljisters, che ha subito rimarcato quanto importante sia stata Casey per tante donne sia nel circuito che al di fuori: “Congratulazioni per la splendida carriera e grazie per essere stata punto di riferimento per tantissime donne”.

Il best ranking in singolare è al numero 26, ottenuto dopo che nel 2014 cominciò una super risalita da oltre la top-100 con un quarto turno all’Australian Open, eguagliando il cammino fatto nel 2008. Non ci sono trofei vinti in singolare, ma nel doppio ha avuto il suo massimo: numero 3 del mondo, assieme a Barty, e 7 titoli in doppio su 30 finali giocate (misto compreso). Il successo allo US Open in doppio misto del 2011 è tra i ricordi più belli, compreso il titolo al Premier Mandatory di Madrid del 2015. 7 finali Slam in doppio femminile, si ricorda la prima (nel 2008) con Francesca Schiavone al Roland Garros, persa contro Anabel Medina Garrigues e Virginia Ruano Pascal.

Ci sono stati alcuni infortuni gravi che hanno fermato la sua carriera in 3 diversi momenti: un intervento alla spalla l’ha tolta completamente dal circuito nel 2009, mentre due anni dopo ha avuto altri 11 mesi di infortunio per un intervento al piede. Infine, nel 2015, la caduta al torneo di Pechino che le ha provocato una concussione e l’ha fatta rientrare a conti fatti solo a inizio 2017 con la decisione di abbandonare del tutto la carriera di singolare per concentrarsi solo sul doppio. L’ultima stagione l’ha vista giungere in finale 6 volte conquistando 3 titoli: Kuala Lumpur, Strasburgo e Birmingham. 3 le finali perse: Roland Garros, Eastbourne e New Haven. Sempre in coppia con Barty, 11 anni più giovane ma con cui fin dal 2013 si era creata un’alchimia perfetta, interrottasi per un paio d’anni tra 2015 (quando Barty era ritirata) e 2016 (quando anche Dellacqua era fuori per infortunio) prima di ritrovarsi nel 2017.

Facile, adesso, immaginare per lei un futuro nella federazione tennis australiana per continuare questo rapporto molto stretto che ha sempre avuto con le colleghe e le giovani australiane. Considerata un po’ la “mamma” del team di Fed Cup, sempre disponibile ad aiutare le più giovani, sempre disposta ad ascoltare e consigliare. Dopo i tanti screzi avvenuti in campo maschile, lei al contrario ha sempre rappresentato la parte più umile, egualitaria, modesta, cordiale e dedita al lavoro. Intanto, dice lei, è tempo di dedicarsi alla famiglia. In futuro, chissà. In bocca al lupo, Casey.

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