Federer e i superlativi finiti, e il sogno Connors non è così lontano…

Il numero uno del mondo Roger Federer si conferma come un qualcosa senza precedenti. E ora l'ultimo, incredibile traguardo...

Sono finiti i superlativi, a quanto pare, non la mia voglia di tenere Federer lontano dalla normalità. Come potrei con un tipo capace di riprendersi la vetta dopo 14 anni dalla prima volta e dopo 5 dall’ultima? Procederò per iperboli, se non posso più utilizzare l’arsenale a suo tempo disposto per momenti come questo, che andava dall’ordinario “straordinario” al troppo ambivalente “stupefacente”, procedeva spensierato nella valle degli attoniti (meraviglioso, sbalordente, sconcertante, sconvolgente, stupefacente) e si spingeva su su fino al monte degli elogi (enorme, immenso, bellissimo, splendido, meraviglioso, magnifico, favoloso, fantastico, formidabile, strepitoso).

Forse Federer – prima iperbole – è semplicemente “senza precedenti” e ha avuto il tempo di dimostrarlo, ammesso che non sia più giusto sostenere che se lo sia concesso, quel tempo, strappandolo a morsi appassionati (di tennis) dalle molte cose che un riccone come lui potrebbe fare nella vita. È un fatto, con gli ultimi due record, Roger punta direttamente al passato, ai pochi che lo possono oscurare proiettando su di lui ombre non perfettamente nitide, ma ampliate dagli agiografi, che hanno rivestito di epica le gesta degli antichi. I venti Slam lo portano nove piani sopra Rod Laver. Gli ultimi tre, vinti da over 35 lo appaiano al solo che vi fosse riuscito, Ken Rosewall. Il primo posto in classifica recuperato a Rotterdam, allo scadere del giorno 195 del suo trentaseiesimo anno lo rende addirittura unico.

Ne segue almeno una domanda. Sarebbe stato in grado Rod Laver di vincere altri nove Slam negli anni in cui la scelta professionistica lo tenne lontano dai tornei della tradizione? Forse sì. Ma non è più una risposta che sguazza nel vuoto infinito delle nostre supposizioni. È una domanda che Federer ha arricchito di numeri alti, e di difficoltà ulteriori per chiunque voglia misurarsi con essa. Ha tirato su l’asticella, semplicemente.
La risposta di un tempo… Sì, ma chissà quanti Slam avrebbe vinto Rodney se avesse giocato eccetera eccetera… Oggi si misura con confini precisi. Ne avrebbe vinti altri nove? Sì, no? I venti di Federer sono tanti. Così tanti che lo stesso Laver, a sentirlo, li avrebbe ritenuti impossibili per se stesso.

Una seconda iperbole nasce dalla nostra limitata fantasia di esseri normali, alle prese con la dimensione per noi inspiegabile di chi normale non è. Venti Slam, di nuovo numero uno “in tarda età”, oltre 110 milioni di dollari vinti nei tornei (moltiplicati per dieci, come si favoleggia essere il monte-sponsor per un campione di simili proporzioni, fa l’ammontare di una intera legge finanziaria)… Che altro potrebbe desiderare uno come lui?
La risposta è semplice, badate. E la conoscete anche voi. L’importante è continuare a esserci, a divertirsi, magari anche a vincere, di sicuro a battersi e sfidare gli altri, tutti, i vecchi e i giovanissimi. Dunque, per quanto ci affanniamo a divinizzare il Mito, la risposta è umana e terrena. Niente di incomprensibile. Ma se provassimo a rovistare nel tennis e nel libro dei record qualche ulteriore traguardo a misura di uno come Roger?

Il ventunesimo Slam è possibile… In questo stato di grazia, con gli avversari pesti come braciole, Wimbledon resta un traguardo alla sua portata, gli Us Open chissà.
È la permanenza in vetta più difficile, almeno nel breve: Roger dovrebbe vincere da capo Indian Wells e Miami per esserne sicuro. Mi chiedo se ne sia davvero interessato, a quella solitaria poltrona da primo della classe. La voleva indietro, questo è certo. Perché era una sfida. Ma non credo sia disposto a cambiare la sua stagione per conservarla più a lungo. Non credo possa avventurarsi sulla terra rossa per guadagnare i punti necessari. L’anno scorso ha giocato dodici tornei appena, ed è giunto sulle ginocchia al Master di fine stagione. Per quanto immenso, Federer i suoi “quasi 37” li ha davvero, anche se li porta benissimo. «Il tennis è uno sport senza età», dice Panatta, anche lui agilmente slalomeggiando fra iperboli che gli sorgono spontanee, «e anche Federer è senza età», continua, per concludere: «Per questo Federer è il tennis». Carina, anche molto. Ma resta il fatto: se dodici tornei erano troppi un anno fa, chissà quest’anno.

Un suggerimento da dargli ci sarebbe. Perché non prova a scavalcare Jimmy Connors e le sue 108 (o 109 per alcuni) vittorie? Dovrebbe riuscirvi in poco tempo, diciamo… Da qui al ritiro. E’ a quota 97 con  Rotterdam, e potrebbe scavalcare 100 vittorie già quest’anno. Altre nove non sono da poco (vale per lui quello che si diceva per Laver, no?) però, chissà, magari può provarci davvero. Impossibile? Per Federer? Ma dai…

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