Australian Open – cuore Halep: vince 15-13 la maratona contro Davis

3 ore e 44 minuti di tennis, 3 match point consecutivi annullati, un 15-13 che è il terzo set decisivo più lungo (per game) della storia femminile dello Slam australiano.

[1] S. Halep b. L. Davis 4-6 4-6 15-13

“Match durissimo, lunghissimo, non ho mai giocato un terzo set così. Sono quasi morta, ma abbiamo mostrato un bel tennis e spero che anche il pubblico abbia apprezzato. Io non sento più la caviglia, i muscoli mi fanno tutti male”. Queste le parole di una stremata Simona Halep, dopo aver completato la partita più dura della sua carriera, battendo 4-6 6-4 15-13 Lauren Davis.

Si stava materializzando l’uscita di scena della numero 1 del mondo, tra gli attacchi della piccola e intraprendente Davis e una condizione fisica che lascia molto a desiderare: oltre alla caviglia, che oggi condizionava pesantemente ogni spostamento laterale o in avanti, Simona è sembrata anche accusare problemi alla coscia della gamba sinistra. Sguardo cupo, zero voglia di sorridere o di caricarsi anche quando sul 10-11 ha annullato tre match point consecutivi. Solo verso la fine della partita ha cercato di fare qualcosa in più, di correre su palle che magari pochi minuti prima avrebbe lasciato, di sforzarsi alla ricerca di una vittoria durissima, ma allo stesso tempo importante. È il terzo anno di fila che gioca in Australia con un problema fisico, dopo il tendine d’Achille nel 2016 e il tendine rotule nel 2017. Stavolta c’è la caviglia che si è girata nel primo incontro. Quanto potrà andare avanti?

Il 6-2 6-2 inflitto a Eugenie Bouchard nel secondo turno aveva illuso tanti, ma non lei: “Non sto bene. Oggi sono riuscita a giocare anche grazie ad un’importante fasciatura, ma sento ancora dolore”. In pochi le credevano, forse, ma oggi tutte le difficoltà sono venute fuori. Lenta e macchinosa per gran parte del primo set, l’illusorio vantaggio di 3-2 era stato subito cancellato e un secondo break a favore della statunitense, sul 5-4, aveva chiuso il parziale. Il secondo l’ha deciso un break banale concesso dalla statunitense, sull’1-1, dove era avanti 40-15. Halep da quel momento pensava a tenere i propri servizi e trovare stabilità nel proprio gioco, ma le difficoltà rimanevano evidenti. Nel terzo era ancora avanti, ma ormai era anche una gara col tempo: più i minuti e i game passavano, più Davis continuando a spingere e a muovere la rumena poteva crearsi chance.

Sul 3-2 arrivava infatti il contro break e il successivo sorpasso, con i dubbi che crescevano sul futuro della rumena. Solo una serie di errori continui della statunitense le hanno permesso di rimettere la testa avanti: 5-4 e servizio, 6-5, 8-7. In tutte e tre le circostanze però Halep non ha mai avuto chance, forse è mancato anche un po’ di coraggio, ma era sempre la prima a rincorrere. Cosa che normalmente sa fare molto bene, ma non oggi. Davis continuava imperterrita a spingere, ma sull’11-10 dopo essere arrivata a tre match point consecutivi non ha mai avuto la possibilità di giocarne uno. Forse alla lunga si è giocata male il primo, quando ha cercato la profondità con la risposta e la palla è uscita di nulla. Le 5 palle break mancate da Halep, pochi minuti dopo, erano probabilmente la prova ulteriore che oggi stava dando tutto, ma tutto quello che aveva era ben lontano dall’essere sufficiente. Paradossalmente infatti Davis ha vinto tantissimi scambi oltre i 9 colpi, che dovevano essere invece a favore della sua avversaria, mentre Halep ha vinto il 60% di quelli tra 1 e 4 colpi, segno che doveva sempre rischiare.

Sul 13-13 Halep ha trovato un quarto break, in una fase dove anche la sua avversaria stava soffrendo per un’unghia del piede che si è staccata durante una delle tante scivolate. Alla fine è riuscita a portarla a casa, il giorno di riposo potrà aiutarla, ma sembra molto difficile pensare possa andare molto in là, perché al prossimo turno avrà un ostacolo potenzialmente molto importante, sia che abbia Ashleigh Barty o Naomi Osaka.

Dalla stessa categoria