“Sono ancora in gioco?”. Cibulkova, il trionfo a Singapore nato in un attimo

Dominika Cibulkova è il volto di "Storie di Maestre" edizione 2016. Credeva di essere fuori dal torneo dopo la seconda sconfitta nel Round Robin. 3 giorni più tardi divenne la campionessa delle WTA Finals.

Articoli da Singapore a cura di Diego Barbiani
Parti in corsivo a cura della Redazione

Quinta e ultima puntata della rubrica “Storie di Maestre”. A Singapore va in scena una delle edizioni più equilibrate delle WTA Finals che si ricordi. La metà delle partite giocate nel Round Robin è andata al terzo set (noi consideriamo come tie-break del terzo set anche quello giocato tra Dominika Cibulkova e Simona Halep perché risultava decisivo per entrambe) e in totale ci sono state 7 partite su 15 sulla lunga distanza . Da questo punto di vista ha forse deluso la finale, ma solo perché da un lato c’era una giocatrice, proprio Cibulkova, che era nella miglior versione della carriera in un crescendo di fiducia che è nato tutto nella conferenza stampa dopo la seconda sconfitta nel Round Robin, contro Madison Keys. Aveva lo sguardo e l’atteggiamento di chi era consapevole di essere eliminata, poi i (pochi) giornalisti presenti le hanno detto il contrario e lei, sorpresa: “Davvero sono ancora in gara?”. Da lì è nato un nuovo torneo, il più importante della sua carriera.

Il primo racconto del nostro inviato comincia al termine del day-1, quando già era arrivata la prima partita ricca di spettacolo tra Cibulkova e Angelique Kerber.

Primo giorno delle WTA Finals, e subito il match da blockbuster. Angelique Kerber contro Dominika Cibulkova, oltre 2 ore di tennis di enorme spessore vissute sul filo dell’equilibrio tra attacchi e recuperi senza sosta. La slovacca è venuta a meno in 2 piccoli frangenti, la tedesca in 1 soltanto. Dettagli, come ha detto Dominika in conferenza stampa: “In questo gioco ruota tutto attorno a piccoli dettagli: lei è stata più costante in alcuni game e questo le ha dato la vittoria”. “Abbiamo giocato entrambe un match ottimo – ha fatto seguito Kerber – siamo state punto a punto fino alla fine, abbiamo giocato un primo set di oltre un’ora…”. Un’ora e due minuti, per la precisione, un parziale che ha poi fatto pensare Cibulkova di averci messo troppa carica: “Ero molto nella partita, volevo ogni punto, volevo fare bene ed ho speso tanto, energie che poi nelle fasi centrali del terzo set mi sono costate quel calo”.

Proprio nelle fasi finali la sala stampa si è completamente fermata. Non c’era fotografo che chiacchierava col vicino perché tanto lui non deve scrivere della partita, non c’era il classico via vai frenetico. Molti si sono avvicinati ai televisori, altrettanti applaudivano “senza bandiera” per l’una o per l’altra o urlavano dopo bei punti. Non era tifo, ma il momento così delicato e decisivo dell’incontro stava spingendo l’un l’altra a fare ancor meglio in frazioni di secondo dove passa il colpo perfetto (il passante di Kerber sul 5-4 40-40) o quello quasi perfetto, ma appena lungo (la risposta di Cibulkova sul match point).

Nella partita d’apertura Simona Halep lasciava le briciole a Madison Keys. Un po’ le difficoltà croniche della statunitense a giocare contro giocatrici molto solide, un po’ la superiorità della numero 2 del seeding, e il risultato è stato un 6-4 6-2. In conferenza stampa, poi, Keys ha tirato alla mente di tanti un momento particolare.

Non è stata nominata, ma la situazione era tremenda simile a quanto successe 4 anni fa ad Istanbul. Intanto, il commento della statunitense sulla velocità del campo: “Non è il campo ad essere lento, è solo l’altra (Halep, ndr) ad essere super nel rigiocare ogni colpo”.

Ok, cosa vi ricorda? Troppo facile…

Altra similarità con Istanbul 2012, la giornata indimenticabile del day-2. Quel giorno, 4 anni fa, 9 ore di tennis per 3 partite, la fine che arrivò soltanto alle 2:12 del mattino successivo (e chissà quando la nostra Angelica sia rientrata a casa…).

All’una del mattino, Garbine Muguruza serviva per il match contro Karolina Pliskova. Al di là della citazione dal cartone di Robin Hood (“è l’una di notte e tutto va bene”), l’altro motivetto che girava in sala stampa era questa canzone del 1994 dal titolo “The rythm of the night”. Qualcuno in sala stampa, seduto nella mia stessa fila, faceva il dito medio, qualcuno guardava un po’ storto, qualcun altro rideva pensando a quello che si stava materializzando.

Verso l’una ed un quarto del mattino, Muguruza serviva sul 5-2 e servizio al terzo. Per una legge non scritta, in quella condizione è molto più facile che il match continui fino anche alla completa rimonta. I casi da elencare sarebbero troppi, andiamo avanti. E come volevasi dimostrare, Pliskova annulla un match point rientrando nel match. Tra i giornalisti rimasti, quasi tutti attorno a me, cominciava a spargersi la voce: “Dai, tanto abbiamo capito come va: cosa ordiniamo per colazione? Cappuccino per te, bacon e uova o semplici brioche?”. La mia prima idea sono dei pancake, poi mi torna in mente lo “spam egg spam spam bacon & spam” del magnifico sketch degli anni ’70.

All’1:33, come volevasi dimostrare, Pliskova ha vinto la sua partita 7-5 con tre break negli ultimi cinque game. Mentre le dita continuavano a battere sulle varie tastiere, dietro di noi un giornalista della Repubblica Ceca parlava al telefono, probabilmente con una radio locale. Era il settimo collegamento che faceva nell’ultima ora e mezza. Poco prima delle 2, si aprì la porta di servizio e due ragazze dell’organizzazione sono entrate con 6 borse contenenti cibo del McDonald’s. Che il Signore vi abbia in gloria, assieme a tutti i carboidrati che avete offerto sulla cui qualità ci sarebbero da aprire dei discorsi, ma come disse Sharapova quella notte ad Istanbul: “Potrebbe anche essere carne di canguro, ora non mi interessa”. Dopo che si è cenato prima delle 7 di sera, la fame era abbondante. Loro gentilissimi, noi felicissimi, Pliskova… Un po’ meno. Dopo la conferenza stampa è passata di nuovo in sala stampa per uscire e ci ha visto addentare il cibo. “I hate you!” (“Vi odio!”) scoppiando poi a ridere. “This is life, buddy” (“Così è la vita, ragazza”) ha replicando, continuando il tono divertito, Courtney Nguyen, la WTA insider per eccellenza.

Alle 2:45 è finito l’ultimo lavoro, dietro ancora il giornalista ceco, ancora a registrare un audio, oppure proprio a parlare in diretta, sarà stato il decimo nelle ultime 2 ore. “Potrebbe andare anche peggio” pensai, seguito istintivamente da “potrebbe anche piovere” ricordandomi solo dopo che effettivamente aveva piovuto per ore fuori, con goccioloni grandi quanto l’isola di Sumatra. Alle 3:00 siamo usciti dalla sala stampa. il tragitto a piedi era pure carino: mai avrei pensato di camminare in un parco con tutta quella tranquillità a quell’ora del mattino, qui invece non è neppure un caso raro trovare gente (tanta, in proporzione) fare jogging tra le 23 e le 6, visto che di giorno già verso le 11 potrebbero avvertirsi oltre 40 gradi. La notte precedente alle 5 c’erano, in casa, 35.7 gradi. Pensi di dover aprire la finestra, ma è tutto spalancato. E’ fuori che, in realtà, qualcuno ha lasciato il forno acceso.

In quello stesso giorno, inoltre, un altro match-maratona con Svetlana Kuznetsova che superò Agnieszka Radwanska 7-5 1-6 7-5. Eppure, la partita verrà ricordata anche per altro…

Momento molto particolare, invece, quello accaduto durante la partita tra Svetlana Kuznetsova e Agnieszka Radwanska, con la russa che sul 2-1 per la polacca, nel terzo set, si è tagliata una lunga parte dei suoi capelli: “Mi stava dando parecchio fastidio ed ho dovuto scegliere: loro o la partita. Poi però quando mi sono diretta nel mio lato di campo ed ho visto tutti quei capelli mi sono resa conto di cosa ho fatto e stavo quasi per piangere”.

Uno dei temi del torneo, però, fu proprio l’incredibile rimonta fatta dalla russa per essere presente al primo Master dal 2009 ed essere stata la prima a qualificarsi per le semifinali.

Kuznetsova è tornata in campo dopo meno di 48 ore dopo la finale di Mosca, meno di 36 dall’essere atterrata a Singapore, ed ha comunque vinto una partita super contro Radwanska: “Ero stanca, davvero, ma dovevo non pensarci. Perso il secondo set mi sono detta di mettere tutto da parte e pensare solo al match, di essere professionale… Non è facile quando hai stanchezza, jet lag o qualsiasi altra cosa ti stia annoiando”. In quella conferenza stampa aveva anche risposto a una domanda su Johanna Konta, che aveva estromesso con la sua rimonta. Prima però, quando il giornalista britannico cominciò la domanda: “Sveta!”. E lei: “Oh! Rieccoti!”. Non si erano mai visti prima.

Nella terza giornata Kerber batté Halep e Keys fece uguale con Cibulkova. Dominika aveva perso due partite su due, pensava di essere eliminata ed entrò in conferenza stampa con una faccia molto delusa.

Il tono di voce era minimo, lo sguardo un po’ perso: “Penso di essere pronta per le vacanze ora…”. Eravamo in 4 alla conferenza, tutti all’unisono: “No che non lo sei”. Cibulkova si è fermata, aveva ripreso colore, gli occhi spalancati: “No?”. Sguardo verso la rappresentante della WTA: “Devi vincere in due la prossima partita”. “Davvero sono ancora in gara?”. Non ci poteva credere, le abbiamo spiegato cosa sarebbe dovuto succedere e lei di colpo aveva cambiato espressione, mentalità. Se prima voleva finire in fretta per, magari, lasciare Singapore e andare in vacanza, ora aveva soltanto un obiettivo: finire in fretta per recuperare energie ed entrare in campo contro Halep per dare il 140%.

E così fu. Contro la rumena ci fu la prima, grande prestazione della slovacca. Primo set impeccabile, mentre nel secondo dal 4-4 in poi fu vissuto tutto in apnea. Halep aveva molto male a un ginocchio, l’abbiamo poi vista uscire zoppicante dalla sala stampa, ma anche a lei serviva quel parziale per qualificarsi. La slovacca stava perdendo la testa per alcune chiamate dubbie quando non aveva più falchi da chiamare, ma riuscì comunque ad arrivare al tie-break. 5-5, due attacchi lungolinea non semplici e uno schiaffo al volo centrale, con una freddezza quasi mai vista. Infine l’ultimo punto, col rovescio, e l’esultanza che era una scarica di energia simile a un fulmine.

La prima risposta di Dominika Cibulkova dopo il successo su Simona Halep: “Questo è veramente, veramente importante per me. Davvero, davvero molto importante. Mi sento rinascere. Sono davvero, davvero felice per la vittoria, per come ho giocato e per come ho saputo mantenere la pressione”. La slovacca era un fiume in piena di sorrisi e gioia, ed ancora non sapeva se avrebbe potuto accedere alle semifinali! Alla domanda che le ha fatto capire di avere ancora una chance è rinata. Nel giro di 3 secondi il suo mondo era cambiato. Ma davvero avrà evitato di seguire la partita tra Kerber e Keys per non pensare alla qualificazione? “No, non sono andata a fare shopping” dirà poi. “Quando ho finito qui sono rientrata in hotel per sistemarmi ed ho visto per un attimo che Kerber aveva vinto il primo set 6-3. Ok, mi sono fermata ed ho realizzato. Non l’avessi mai fatto! Ho cominciato ad essere nervosissima, ma non potevo guardare il livesore sperando che qualcuno mi mandasse un messaggio per dirmi che era tutto ok. Ne sono arrivati a decine ed ho cominciato a saltare dalla gioia”.

Il torneo andava avanti, tra acquazzoni che mettevano a rischio la cerimonia del doppio

E black out successivi in sala stampa

Il giorno delle semifinali cominciò con una partita che si rivelerà ad alta tensione. Kuznetsova giocò per quasi due set un tennis perfetto, con Cibulkova che concedeva tanto nel tentativo di alzare i suoi rischi per starle vicina. Dal 6-1 4-2 però sono cambiate tante cose e le due. Soprattutto, è aumentato il livello della slovacca che colpiva con la massima frenesia e precisione (il video parte da 1:33)

Nel terzo set, però, la russa è tornata avanti fino al 4-2, prima di perdere il braccio di ferro decisivo anche a causa di un nastro beffardo sul match point.

E’ il ritratto della felicità, e non potrebbe essere altrimenti, Dominika Cibulkova. A riguardo invece del momento di nervosismo di Kuznetsova durante e dopo la partita si è fermata un istante e, alzando gli occhi (anni fa, in un’intervista rilasciata a Road to Roland Garros aveva confessato di dire spesso all’allora fidanzato di comportarsi in un certo modo e di essere seccata lei per prima quando le colleghe le dicono che quell’atteggiamento le ha dato fastidio): “Ci sta, assolutamente…”.

La finale è stata, infine, il culmine del suo torneo. Era impossibile pensare ad una partita così. Alcuni esempi: al di là del game sul 3-1, non ha più portato Kerber a 40 fino al turno di battuta che doveva chiudere l’incontro. Dopo aver vinto il primo set 6-3, si è gettata a rete con molta più frequenza del solito. Addirittura 3 voleè vincenti (e senza volerle male, ma ne gioca nella norma una a partita) e un game finale da mani nei capelli. Al cambio campo subito prima era una furia. Le gambe non riuscivano a stare ferme, neppure sospese per aria perché non arrivavano a terra. Si è asciugata ogni minima goccia di sudore finendo l’attrito che c’era sull’asciugamano. La telecamera indugiava sul volto: sguardo posseduto, respiro simile al rumore di un treno, continuava a ripetersi senza sosta degli incoraggiamenti nella sua lingua. Non ha neanche aspettato che Jenny Zhang chiamasse il tempo che è scattata in piedi come una molla per cominciare a servire. Primo punto, rovescio vincente dopo un lungo scambio. Era il turno di battuta giù importante della carriera, lo stava giocando in maniera pazzesca fino al 40-15. La tensione era apparsa all’improvviso, 40-40 e poi palla break Kerber. Qui nuovo scambio di 20 colpi con lei sempre in spinta, sempre almeno a due spanne dalla linea di fondo, Kerber costretta a ributtare di là senza fare alto. Alla fine, Cibulkova chiuse lo scambio con una voleè di rovescio tra le più pericolose e ben riuscite. Lo sguardo era di chi non si capacitava di cosa stesse facendo. Punto successivo, tre sberle di dritto sulla linea di fondo e la quarta sulla riga laterale, terzo match point. Qui Cibulkova aveva quasi chiuso con un ace esterno. Cibulkova che chiude un Master di fine anno con un ace in finale sul match point, neanche i suoi nipoti avrebbero potuto crederci. La tedesca in qualche modo ci è arrivata e la slovacca ha tirato sul nastro il dritto a chiudere. Lo sguardo era lo stesso di due punti prima, del doppio fallo sul primo match point. Stava trattando quei punti come fosse il terzo game di un primo turno a San Pietroburgo. Nuova palla break Kerber, altre 3 pallate sulle linee prima della chiusura con un dritto ancora sulla linea. Quarto match point, scambio sulla diagonale destra, doppio nastro, la palla passò e le lacrime, per Cibulkova, hanno cominciato a scorrere.

Dalla stessa categoria