Ostapenko: “Vorrei iscrivermi ad un’università prestigiosa”

Jelena Ostapenko, la sorprendente lettone ai quarti di finale del Roland Garros, si racconta in un'intervista esclusiva realizzata prima dello Slam parigino.

Aljona, per tutti conosciuta come Jelena, Ostapenko è la stellina della Lettonia che in questo Roland Garros sta raccogliendo i migliori risultati in carriera. Nonostante le tre finali giocate (perse) a livello WTA, mai era riuscita ad avanzare così tanto in uno Slam. Crollata al numero 71 del mondo dopo l’uscita dei 585 punti della finale di Doha, a febbraio, è riuscita a risalire la china e da lunedì prossimo sarà in top-30: è la quarta giocatrice nata nel 1997 ad entrare in top-30 dopo Belinda Bencic, Daria Kasatkina ed Ana Konjuh, la terza di quell’annata ad arrivare tra le migliori 8 di un Major dopo Bencic e Konjuh. Affronterà martedì Caroline Wozniacki, contro cui è sorprendentemente avanti 3-0 nei precedenti.

L’abbiamo avuto l’occasione di parlare con lei due volte prima del Roland Garros, andando a curiosare su alcuni aneddoti interessanti tra cui la passione per il ballo da sala e gli studi. Questa è l’intera intervista nata.

C’è molta differenza rispetto alla giocatrice di un anno fa.
“Sì, è vero. Ho cercato di modificare un po’ il mio carattere fin dalla off season fatta in Lettonia, ho cercato di essere più tranquilla, alle volte più riflessiva. Non sono introversa, per cui mi è facile alla fine scherzare di più con una compagna di allenamento o non aver paura durante le partite. Se sbaglio una palla ho capito che non è un grosso danno, ne avrò sempre un’altra poco dopo per rifarmi”.

Vorrei fare un passo indietro alla tua infanzia. Anzitutto, è vero che il tuo nome all’anagrafe doveva essere Aljona?
“Esattamente”.

Perché poi si è deciso per Jelena?
“Aljona non poteva essere utilizzato come nome, non era inserito nel calendario lettone. Era come se non esistesse, dunque non potevano sceglierlo. Si è deciso per Jelena perché era simile. Poi le regole sono cambiate, avrei anche potuto cambiare nome ma ormai tutti nel circuito mi conoscono come “Jelena”. Amici e parenti però mi chiamano Aljona”.

È vero che oltre al tennis hai praticato per tanti anni il balletto?
“No, non era il balletto ma il ‘ballrom dancing’ (il ballo da sala, nda). È più divertente perché si fa con un compagno. L’ho praticato per 7 anni assieme al tennis, da quando ne avevo 5 a quando ne avevo 12. Col tempo ho dovuto scegliere ed ho pensato che col tennis avrei potuto divertirmi di più, già a quell’età stavo avendo ottimi risultati”.

Non hai quindi più tempo per praticarlo?
“Sì, però ora è un’attività che svolgo più come hobby quando sono a casa, in Lettonia. Vado tre o quattro volte alla settimana nella palestra dove mi sono sempre allenata da piccola e faccio qualche esercizio, ma non più a livello professionale perché non avrei proprio tempo per combinare le due cose”.

Come è andata con la scuola? Sapevo che lo scorso anno eri alla fine del liceo.
“Ho finito lo scorso anno, sì. Ho fatto gli ultimi esami e sono uscita con il massimo dei voti, mi hanno dato una medaglia di merito, la danno a tutti quelli che riescono ad ottenere il massimo”.

Era una scuola privata?
“No, era il Riga State Gymnasium School, una scuola classificata nella top-3 tra quelle presenti a Riga, la mia città e nella top-10 di tutta la Lettonia. È un’ottima scuola”.

Riuscivi dunque a combinare anni di tennis giocati anche nel circuito ITF e WTA con l’attività scolastica?
“Sì, ce l’ho fatta anche piuttosto bene (ride, nda). Sono una ragazza che ha ambizioni importanti non solo nel tennis, ma anche per quello che riguarda il mio futuro. Non ho mai pensato di frequentare una scuola privata, ho sempre voluto studiare perché nel tennis non puoi mai sapere cosa ti capiterà. Dunque pensavo che se fossi riuscita a finire un’ottima scuola avrei poi potuto avere maggiori opportunità nel futuro. Aver terminato col massimo dei voti è stata una soddisfazione enorme”:

Quindi hai intenzione di continuare con gli studi?
“Ci sto pensando molto seriamente. Ora voglio dedicarmi al tennis perché vedo che sta andando piuttosto bene e mi piace come la mia carriera stia proseguendo però allo stesso modo cerco di tenermi in allenamento e leggere sempre qualcosa perché una volta finita la carriera voglio entrare in un’università molto prestigiosa”.

Sai già qualche indirizzo o qualche università?
“Guarda, al momento posso dire che la mia materia preferita sia la matematica. Non saprei proprio però a cosa la matematica possa servirmi concretamente nella vita reale perché non penso di diventare una professoressa o una ricercatrice. È anche divertente sentire “professoressa Ostapenko”, però non è un ruolo che al momento mi interessa. Vediamo”.

Tua mamma è la tua allenatrice fin dall’inizio della carriera, però dallo scorso anno nel tuo box si avvicendano altre persone tra cui Vera Dushevina ed ora Anabel Medina Garrigues. Che ruolo avevano esattamente?
“Mia mamma non può viaggiare sempre con me, di conseguenza ho conosciuto queste persone che si sono offerte per darmi una mano, dei consigli ed aiutarmi. Non hanno preso il suo posto, però visto che sono state per tante tempo nel circuito WTA ho visto in loro delle persone con cui poter avere un dialogo e da cui trarre informazioni utili da sfruttare poi durante la partita. Ci siamo incontrati ai tornei, ho chiesto a loro e si sono mostrate molto disponibili”.

A proposito di colleghe, hai giocato lo scorso anno in doppio con 2 delle persone più apprezzate, probabilmente, dell’intero circuito WTA: Andrea Petkovic e Timea Bacsinszky. Come ti sei trovata?
“Andrea è fantastica, davvero. Adoro la sua personalità e mi è piaciuto tantissimo condividere quel tempo insieme perché è stato proprio divertente. Con Timea forse è stato anche meglio, perché entrambe siamo nate lo stesso giorno e dunque già dopo pochissimo è sembrato come se io e lei ci capissimo alla perfezione. Poi anche in campo… A Pechino abbiamo giocato un Premier Mandatory, livello delle altre coppie dunque altissimo, e siamo arrivate ai quarti di finale superando ottime avversarie. È stato veramente bello”.

Poi quest anno hai vinto i primi titoli nella categoria tra San Pietroburgo e Stoccarda.
“Sì ma la mia priorità non cambia. Voglio concentrarmi sul singolare e spero di ottenere il primo titolo anche lì. È un’esperienza ottima, perché ho avuto a fianco due specialiste (Alicja Rosolska in Russia, Raquel Atawo in Germania) che hanno molta esperienza e posso solo imparare. Oltretutto sono due eventi molto spettacolari, c’è molto show ed il pubblico è sempre coinvolto. In Germania abbiamo vinto una bici della Porsche, il prossimo anno magari mi porto a casa la macchina (ride, nda)”.

Qual è il prossimo passo che vorrai fare? Non dico tanto nel singolo risultato, però in un’idea di progresso come atleta.
“Al momento vorrei provare a migliorare il mio servizio, ma in generale un po’ tanti aspetti del mio gioco. È un’ottima cosa: ho ancora tanto su cui lavorare e tanto margine di miglioramento: significa che non ho ancora raggiunto il mio massimo, e che forse è ancora distante”.

Ti piace darti degli obiettivi?
“Sì, è uno stimolo. Due anni fa ero partita fuori dalle prime 300, mi ero detta di finire in top-100 ed ho finito tra le prime 80. Lo scorso anno top-50 e ce l’ho fatta ancora. Quest anno vorrei alzare l’asticella alla top-20”.

Lo scorso anno hai fatto finale a Doha, ma nel complesso forse ti è mancata un po’ di costanza ed alcune sconfitte sono state un po’ pesanti da digerire. Quest anno hai perso al primo turno ma da lì hai collezionato tante vittorie. È un segno della tua maturità?
“Non penso che il 2016 sia stato un brutto anno. Oltre alla finale a Doha ho giocato la semifinale a Katowice ed i quarti a Birmignham, ho battuto ottime giocatrici come Petra Kvitova, due volte tra cui una sull’erba, Svetlana Kuznetsova e non solo. Ho avuto ottimi tornei dove magari alla fine il risultato non era importante come può essere fare una semifinale o una finale, però nel complesso sono stata soddisfatta. Ogni giorno è diverso dall’altro, quindi ogni tanto può essere che non tutto vada come tu voglia. In quei casi ho capito che abbattersi non serve a nulla e sto cercando di fare di tutto per tenerti su di morale. Puoi avere a che fare con condizioni diverse, con prestazioni diverse. Puoi essere stanca, puoi fare più fatica. Devi comunque dare il massimo che puoi, i risultati arriveranno”.

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