Lorenzi: “Contro i grandi anche dare il massimo non basta”

Paolo Lorenzi, abbastanza amareggiato, racconta la sconfitta subita contro Stan Wawrinka nel secondo turno dell'ATP Master 1000 di Indian Wells.

C’è voluto un ottimo Wawrinka per darti 2 set a 0. Un ottimo segnale anche quello se vogliamo vedere il lato positivo.
“Sì, è un peccato che sul 4-4 dal 30-0 non ho messo una prima. Magari con un pizzico di fortuna in più potevo andare 5-4 e provare a mettergli pressione. Peccato per la risposta sul 30-30 che mi è uscita di poco, però insomma è stata una buona partita”.

Ormai hai giocato tante volte contro i primissimi del ranking ed hai giocato tante volte delle belle partite. Ti vorrei chiedere cosa ti manca: è qualcosa che riguarda il tennis o è merito loro che hanno sempre l’asso nella manica da giocare?
“Per batterli ci vuole sicuramente che abbiano una giornata no. Finora quando li ho incontrati non credo di averli presi in una delle loro peggiori giornate. Loro devono giocare male ed io dare il massimo. Ho impiegato 13-14 turni prima di passare un turno in uno Slam, ora sto cercando di battere il mio primo top-10: a forza di giocarci prima o poi dovrà succedere”.

Ci avevi già accennato il dettaglio del servizio, che avresti cercato di trovare maggiore continuità per giocare contro uno come Wawrinka.
“Sì questa sera il problema è stato un po’ la percentuale perché la prima adesso è tornata a viaggiare. Ad inizio anno avevo anche qualche problema a farla viaggiare bene. Adesso credo che va di nuovo veloce ma credo che debba aumentare ancora la percentuale almeno per giocare contro giocatori di questo livello”.

Quando giochi contro questi giocatori da primi 10-20 del mondo ti piace tantissimo variare il gioco, passare da un colpo con tanto spin ad una palla invece in back di rovescio stretto che non si alza di più di 10 centimetri da terra. È un tipo di varietà che hai sempre avuto o che hai costruito in questi ultimi anni per rendere al meglio contro questi giocatori?
“Credo che stiamo lavorando sul cercare di fare le cose nel modo migliore e contro di loro sono costretto a fare qualcosa in più, diciamo che le cose che faccio di solito non bastano, dunque sono portato a fare quelle cose che magari provo in allenamento e con loro invece sono costretto ad usare”.

Miami adesso?
“Sì adesso devo vedere col doppio, se non decido addirittura di andare al Challenger di Irving. Vediamo un po’ cosa decide il mio allenatore perché comunque non voglio rovinarmi la Davis: c’è qualche acciacco dunque vediamo cosa fare, se vuole che vada là io vado sennò aspettiamo tranquillamente Miami”.

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