Le nuove leve del tennis: Frances Tiafoe

Alla scoperta di Frances Tiafoe, la grande speranza di un tennis americano al momento orfano di grandi campioni.

Andando a guardare la situazione del tennis attuale la prima cosa che salta agli occhi è la mancanza di un tennista americano fra i top 10.

E se andiamo più a fondo vedremo che dal 2005 gli Stati Uniti non hanno un proprio giocatore tra i primi cinque ed addirittura nel 2013, con la sconfitta di John Isner per mano di Juan Martin Del Potro nel City Open di Washington, non c’è stato un tennista americano fra i top 20, per la prima volta dalla nascita dell’ATP nel 1973. L’ultimo a vincere gli US Open è stato Roddick nel lontano 2003, mentre Agassi,sempre nello stesso anno ha vinto gli Australian Open e da lì nessun americano ha più vinto uno Slam.

Ad oggi il primo in classifica è John Isner, 19 del ranking e 31 anni, a seguire il classe ’92 Jack Sock, numero 33 ed il classe ’87 Sam Querry. Una tale mancanza di risultati ha portato la Federazione americana, l’USTA, ad un’analisi sulle cause di questo fallimento, e per il tennis americano non aver prodotto un campione in dieci anni si può considerare fallimento, ed ad un maggiore investimento in questo sport. Ed ora i risultati iniziano a farsi vedere con ben 7 tennisti under 21 fra i primi 200 al mondo, di cui uno, Fritz, al numero 76. Ci si aspetta molto quindi dalla classe ’96-’98 che potrebbe riportare gli Stati Uniti all’antico fasto.

Ma a cosa era dovuto quest’improvviso appiattimento del tennis americano e qual è stata la soluzione?
Fra le spiegazioni che vari coach o giocatori hanno cercato di dare sul perché di questo calo di risultati per una nazione che ha sempre primeggiato con nomi come Chang, Sampras, Roddick, per dire solo i più recenti, c’è una minor capacità di sacrificio dei ragazzi, secondo Giampaolo Mauti, della Rick Macci Academy di Boca Raton: “A differenza di quanto accadeva in passato, oggi i ragazzi che si affacciano al tennis si sentono un po’ troppo comodi nell’ambiente in cui vivono e si allenano. Questo si riflette negativamente nella disciplina e nella programmazione dei tornei. A differenza di quanto accade dall’altra parte dell’Oceano difficilmente i ragazzi si allontanano da casa per andare ad arricchire il bagaglio dell’esperienza.” o Nick Bollettieri, famoso tecnico statunitense: “Senza atleti affamati sarà dura”. Un esempio che torna sempre è quello di  Richard Williams, padre delle due sorelle vincitrici in totale di 29 titoli Slam, che chiedeva a Rick Macci di organizzare matches per Serena e Venus con ragazzi o ragazze che odiavano le sue figlie e faceva questo di proposito per abituarle a giocare sempre sotto pressione sin da piccole.

Un altro problema del tennis a stelle e strisce riguarda la tecnica che non è stata capace di evolversi in conformità ai cambiamenti che si stavano operando. L’arte, tipicamente americana del servizio vincente e gran dritto, che ancora pagava nel periodo Agassi/Sampras e che ora può andar bene se si vuole rimanere fra i top 100 ma non è più sufficiente se si vuole sfondare. Infatti nell’ultimo quindicennio, complice anche la maggior omologazione delle superfici ed i materiali innovativi per racchette e corde, ci si è spostati su di un tennis prevalentemente da fondocampo in cui la difesa d’attacco ed i lunghi scambi si sono fatti fondamentali ed è quindi necessario un bagaglio completo di colpi se non si vuole soccombere appena lo scambio si allunga. A questo ha cercato di porre rimedio anche l’iniziativa dell’USTA di costruire nuovi campi in terra rossa per differenziare il gioco e rallentarlo in aiuto ai molto più diffusi campi in cemento e la presenza di molti coach argentini della federazione, più esperti e specialisti del tennis su terra.

Infine vi è stato anche un calo del numero di praticanti, in quanto il tennis al momento è il settimo sport del paese per importanza, ed inoltre i ragazzi paiono preferire gli sport di squadra che danno maggior possibilità di stare in gruppo. Paradossalmente gode, invece, di ottima salute il mercato americano in quanto gli Stati Uniti sono ancora considerati la Mecca del tennis a livello didattico, dove ci sono le migliori e più costose accademie del mondo e dove i giovanissimi provenienti da ogni angolo del globo mirano ad arrivare.

E non bisogna dimenticare anche la creazione di accademie ed istituti spesso accusati di essere troppo rigidi e di instillare eccessiva pressione nei ragazzi o di ispirarsi troppo al modello spagnolo (della full immersion studio, alloggio, tennis) senzatener conto della diversa cultura americana. O dell’opzione dei college che, come lamentava Rino Tommasi tempo fa: “È il sistema sportivo dei college americani che non è adatto al tennis, dal momento che fa esordire i ragazzi sul circuito professionistico intorno ai 22-23 anni, impedendo loro di accumulare importanti esperienze nei tornei Future e Challenger intorno ai 18-2 e facendoli arrivare al tennis che conta troppo tardì rispetto ai coetanei delle altre nazioni”. Anche qui gli aggiustamenti sono in corso, grazie a delle convenzioni stipulate dalla USTA con accademie di ex tennisti quale quella di Chris Evert, dove il modello strutturale seguito è stato adattato alla realtà americana.

Inoltre dal 2014, soltanto tre giocatori vivono a tempo pieno nella foresteria dell’accademia di Boca Raton, mentre prima i numeri arrivavano anche a 18 per anno, e sono aumentati gli investimenti per quelli che visiteranno periodicamente Boca Raton, salvo allenarsi regolarmente a casa propria. Centro nel quale si iniziano ad affidare ai giovani dei coach dal passato da top come Higueras e si pensa anche a Roddick. Nel frattempo a gennaio dovrebbe aprire il nuovo centro di Orlando, definito “la futura casa del tennis americano”, che  ospiterà un centinaio di campi in tutte le superfici (terra rossa, terra verde, cemento all’aperto e cemento al coperto), oltre a fungere da alloggio per i giovani tennisti. Ed un esempio di questa nuova metodologia sono i nuovi campioni junior: Kozlov, Mmoh, Opelka, Rubin, Fritz, Donaldson, Escobedo, Paul e Tiafoe. Alcuni di questi già in top 100 e con caratteristiche tecniche ben diverse fra loro.E forse la storia più americana di tutte è quella di Frances Tiafoe, attualmente residente nel centro sportivo di Boca Raton.

Il ragazzo, nato a Hyattsville nel Maryland inizia a giocare a tennis all’età di 4 anni nello Junior Tennis Champions Center di College Park. Il padre Frances sr, fuggito dalla Sierra Leone negli anni ’90 come la moglie Alphina, trova lavoro come manutentore proprio in questo centro, allora in costruzione, e poi ne ottiene il posto di custode. Ed è proprio passando, col fratello gemello Franklin, 5 giorni alla settimana in questo posto che Frances jr si innamora del tennis ed inizia a praticarlo anima e corpo. Non è una vita semplice quella dei Tiafoe: i due fratelli passano la settimana dal padre, poiché la madre lavora la notte come infermiera e di giorno segue i corsi per specializzarsi e trascorrono i weekend con la madre ed altri parenti in un appartamento nella vicina Hyattsville.

“Quando ho iniziato a giocare non c’era nessun pregiudizio nei miei confronti, ma le poche finanze erano un pensiero. Ero il più povero lì, e vedevo ognuno avere le ultime novità ed i vestiti migliori. Ma la mia famiglia è stata immensa, un sacco di persone poi mi hanno aiutato. Ciò ha contato molto per me e sento di dover prendere il tennis in maniera seria dopo tutto quello che le persone hanno fatto per me.”Nel centro sportivo i due fratelli vengono adottati dai soci che, mentre il padre lavora, danno ai due i primi rudimenti di tennis; ma è Frances quello più portato ma soprattutto il più appassionato. Quando ha otto anni, viene assunto come coach Mikhail Kouznetsov, che diventa una specie di secondo padre per lui. “Arrivavo la mattina alle cinque, alle sei svegliavo lui e il fratello” ha raccontato. “Io e mia moglie volevamo loro molto bene, li abbiamo aiutati. Abbiamo comprato loro scarpe, vestiti, tutto quello di cui avevano bisogno, abbiamo accompagnato Frances ai tornei e pagato le quote d’iscrizione per lui”.

Per Alphina, l’arrivo di Mikhail è stato “un dono del cielo, un miracolo”. Kouznetsov racconta inoltre che alle 20, dopo gli allenamenti, Frances si fermava sempre a provare i servizi quando tutti abbandonavano i campi per rincasare, ed il mattino seguente alle 8:15, quando gli altri arrivavano al campo, lui era già lì a giocare contro il muro. “È come se avessi 35 anni, sono stato tutta la mia vita in un campo da tennis, l’unico che c’è stato di più è il paletto della rete”, ironizza un sedicenne Frances.

A 13 anni Tiafoe vince la più importante kermesse per giovanissimi, Les Petit As, a 15 diventa il più giovane vincitore dell’Orange Bowl battendo in finale il connazionale Stefan Kozlov, a 17 è tra i primi 200 giocatori secondo le classifiche ATP. Già dal 2014, l’appena sedicenne, inizia ad affacciarsi nel mondo dei Futures ma la svolta decisiva arriva l’anno dopo sulla terra verde del Challenger di Sarasota, dove partendo dalle qualificazioni, approda ai quarti di finale. Ottiene poi la semifinale la settimana successiva a Savannah e la finale a Tallahssee appena 7 giorni dopo. Il ragazzo entra così nel mondo del professionismo e lo fa grazie alla firma di un contratto con Wajid Syed, un rappresentante della divisione sportiva della RocNation, l’azienda di entertainment di Jay Z.

Il balzo in classifica è straordinario: dalla posizione n.1143 di inizio anno alla 176 a fine anno. A tutto questo si aggiunge la decisione della U.S.T.A., la cui nuova politica è di coinvolgere gli ex giocatori nel percorso di maturazione dei giovani talenti, di farlo seguire da Jose Higueras. Ciò ha scatenato un’iniziale polemica dell’ormai ex allenatore Kouznetsov, che ha accusato di ingerenza la federazione. Ma il ragazzo ha calmato le acque affermando che: “Certe cose accadono ma non lo ringrazierò mai abbastanza. Senza di lui non sarei mai arrivato dove sono adesso” ma esprime riconoscenza anche per la possibilità di poter lavorare con un ex giocatore che conosce bene il mondo dei top: “Higueras mi ha dato una grande conoscenza, è stato un grande giocatore ed è un coach incredibile”. Questo cambio ha già portato dei buoni risultati rendendo il tennis del ragazzo più aggressivo e vario e facendogli sfruttare maggiormente le discese a rete.

Quest’anno si è diviso fra Challenger (2 vittorie e 3 finali) e tornei ATP dove i risultati più spettacolari sono stati i quarti ad Indian Wells dove ha battuto Taylor Fritz ed è arrivato ad un passo dallo sconfiggere il belga David Goffin, in quel momento numero 18 del ranking, e la fantastica battaglia al quinto, nel primo turno degli US Open, persa contro John Isner, in cui il diciottenne ha sprecato più di una buona occasione.
Tiafoe ha un gran fisico per la sua età e non difetta in nessun fondamentale da fondo campo. Il dritto e il rovescio sono colpi solidi, potenti, specialmente il rovescio che gioca a due mani con poco spin. Anche la prima palla di servizio è un colpo vincente o che lo mette in condizioni di comandare il gioco. La seconda palla in kick invece è ancora poco aggressiva. Ma la particolarità di questo giocatore sta proprio nel suo essere non convenzionale, forse in parte dovuto alle ore passate da piccolo ad osservare il gioco degli altri e cercare di riprodurlo da sè. Lo stesso Higueras afferma che è davvero unico: “Frances è Frances. Lui fa ogni cosa in maniera diversa. Anche come colpisce i suoi colpi che non sono mai uguali. Non saprei con chi fare un paragone”.

Brad Gilbert, allenatore di tennis ed ex tennista statunitense, afferma che questa sua anticonvenzionalità può essere una benedizione, come lo era il dritto di Nadal ad esempio, ma sottolinea anche che Tiafoe ha bisogno di sistemare il movimento del dritto se vuole diventare un top player. Come pure l’analista di tennis, Craig O’Shannessy, che dice: “Il dritto ha alcuni scatti in apertura ed il movimento abbreviato del servizio potrebbe diventare più efficiente”. Già a 14 anni si era fermato 4 mesi per lavorare e cambiare l’apertura del dritto, mentre a 16 è rimasto fermo altri 4 mesi per cambiare radicalmente il servizio. Servizio che rimane un po’ il punto debole appunto nella seconda in kick. Particolare anche l’apertura del servizio al momento del lancio di palla dove la mano con la racchetta va nella stessa direzione di quella che lancia ed il polso che è quasi piegato a 90 gradi che dà la frustata finale al momento dell’impatto come si vede da questo video: https://www.youtube.com/watch?v=8knbE49o19k

Il dritto necessita ancora di una minore apertura che toglie tempo prezioso e Frances è forse un po’ troppo rigido nei movimenti laterali, non riuscendo a sfruttare appieno l’inerzia del movimento a suo vantaggio. Ogni tanto, quando sta per impattare la palla, sembra trasferire il peso dato dalla corsa totalmente sull’altra gamba invece di utilizzarlo come spinta, rimanendo ‘piantato’. Un’altra cosa che si può notare è anche il movimento di chiusura del dritto in cui Tiafoe, quando va a colpire la palla, ruota il polso, invece di eseguire il classico tergicristallo, fino a portare la racchetta quasi parallela al terreno dopo l’impatto producendo comunque buone rotazioni e dimostrando così un ottimo timing.

Qui un pezzo della partita fra Tiafoe e Shane in cui si può osservare da vicino il movimento del servizio e sia qui che nel punto successivo la rigidità dei movimenti di Frances, il poco utilizzo della spinta delle gambe.
https://youtu.be/tBXFE4ij2sc?t=532
Qui uno spezzone del match contro Young a Tallahssee in cui si può osservare un’ottima costruzione del punto da parte di Tiafoe che era in svantaggio, il dritto con ampia apertura, l’ottimo rovescio in slice e la chiusura in lungolinea.
https://youtu.be/ANj5LmWQDvs?t=230

Chiudiamo la presentazione di questo tennista con le sue parole che forse danno una risposta ad uno dei problemi che riscontrava la Federazione, quello dell’eccessiva pressione, e quelle di Patrick McEnroe, fino al 2014 amministratore generale per lo sviluppo del tennis per l’USTA, di solito restio nel commentare il futuro dei junior:
“Non credo di avere alcuna pressione. Ci sono molti altri giovani americani che stanno crescendo molto bene, un gruppo formato da Tommy Paul e Taylor Fritz in finale al Roland Garros, o Reilly Opelka che vince Wimbledon, e ce ne sono ancora altri. Per questo credo di non essere l’unico. Davvero, non credo di essere l’unica persona ad avere una chance di poter fare bene. Sono davvero contento di avere così tanti ragazzi con cui possiamo aiutarci l’un l’altro. Spero che riusciamo a crescere tutti assieme. Sarebbe fantastico!” ed infine Patrick: “È decisamente la vera scommessa. Ha un senso spiccato di come giocare, che colpo fare nel giusto momento, quando senti che l’avversario soffre la pressione così da non sforzare troppo, o quando deve alzare il suo livello. Spesso vedo ragazzi che colpiscono molto bene la palla ma non sanno come fare il punto”.

Vedremo come sarà la stagione 2017 per questo tennista, che intanto entrerà direttamente nel main draw degli Australian Open, e fa ben sperare anche dal piano mentale del gioco, che in uno sport come questo, va decisamente di pari passo con la tecnica e la tattica.

Age:18
Nazionalità: Americana
Luogo di nascita: Maryland
Classifica: 108
Altezza: 1,88m
Peso: 77kg
Rovescio a due mani

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