US Open – Djokovic inizia a far sul serio: umiliato Cilic, sesta finale a NY

TENNIS – NEW YORK – Di PIERO VASSALLO. Novak Djokovic è il primo finalista degli US Open 2015: il serbo disintegra Marin Cilic 6-0 6-1 6-2 in una partita a senso unico e ora aspetta il vincente della sfida Wawrinka-Federer per conoscere il suo avversario di domenica.

L’abbuffata di emozioni scatenate dalla vittoria di Roberta Vinci viene controbilanciata da una prima semifinale maschile deludente, molto al di sotto delle attese. L’unico a non essere deluso è sicuramente Novak Djokovic, perché nel 6-0 6-1 6-2 rifilato a un mortificato Marin Cilic il serbo ha ottenuto tutto ciò che cercava: una prova solida e convincente, come non gli era ancora capitato in questo torneo e un risparmio notevole di energie che gli sarà molto utile in vista della finale, soprattutto se il derby svizzero si protrarrà per le lunghe.

Sono bastati 85 minuti al numero 1 del mondo per raggiungere la sesta finale a New York, la diciottesima complessiva nei Major (raggiunto Pete Sampras), a scapito di un Marin Cilic che abdica il trono di Flushing Meadows nel peggior modo possibile. Il croato ha comunque difeso bene il titolo conquistato a sorpresa un anno fa, ma questa sconfitta è troppo pesante per essere accettata. Per trovare un risultato così netto in una semifinale dell’Open degli Stati Uniti bisogna tornare indietro di 14 anni: era il 2001 quando Lleyton Hewitt strapazzò Yevgeny Kafelnikov prima di ripetersi contro Sampras in finale, ma all’epoca il russo era riuscito quantomeno a vincere 4 giochi, Cilic si è fermato a 3.

Vero che le fatiche accumulate nei match contro Kukushkin, Chardy e Tsonga non sono di poco conto, ma cedere così, senza una minima reazione non è da campione Slam. I numeri sono agghiaccianti: solo il 45% di prime in campo (dov’è finito il servizio bomba in stile Ivanisevic?), 22% di punti con la seconda, appena 11 vincenti e 37 errori non forzati, con l’aggravante di aver concesso almeno una palla break in tutti i suoi turni di servizio eccetto uno.

I numeri più belli invece se li prende tutti Nole, che al netto della prova oscena di Cilic ha comunque mostrato un tennis di alto livello, giocando bene come non aveva ancora fatto in questo torneo. La vittoria di oggi gli vale la finale Slam numero 18, Sampras è stato agganciato, Lendl è a una sola lunghezza e anche le 20 di Nadal non sono affatto lontane. Il serbo diventa il terzo giocatore capace di giocare tutte le finali Slam in un anno solare: il primo fu Rod Laver nel 1968, l’anno del Grande Slam, poi Roger Federer nel 2006, 2007 e 2009.

E proprio come Federer nelle prime due occasioni e se stesso nel 2011, Djokovic cercherà l’assalto al terzo Major dell’anno per raddrizzare una curiosa statistica che lo vede sotto 1-4 nelle finali a New York. Perché abbia vinto così poco su una superficie a lui tanto congeniale non è ben chiaro e dopo averlo visto all’opera oggi si potrebbe scommettere su un delizioso bis, ma se c’è una cosa che questo folle venerdì newyorkese ha insegnato è che nulla è impossibile: Robertina Vinci ci ha dimostrato che non è una banale frase fatta.

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