Australian Open: le top five delle finali maschili e femminili

TENNIS – AUSTRALIAN OPEN – DI ANDREA SCODEGGIO – La stagione entra nel vivo della sua competizione con il primo Slam, gli Australian Open. Difficile racchiudere e raccontare tutte le finali che si sono giocate, ma volendo ripescare nella memoria e ricordare ciò che è stato, si è deciso di fare una classifica delle migliori 5 finali maschili e femminili disputate agli Australian Open.

Premesso che è difficile stilare una classifica che possa racchiudere tutti i gusti e le scelte di ogni appassionato, chiediamo anticipatamente scusa se abbiamo tralasciato qualche incontro. Resta un gioco il tennis e così lo è anche scegliere un incontro piuttosto che un altro.

LE TOP 5 FINALI MASCHILI:

5) Andrè Agassi b. Rainer Schuttler: 6-2, 6-2, 6-1 (AO 2003): Non fu di certo una finale entusiasmante o giocata sul filo dell’equilibrio, ma quello che stupì fu la facilità con cui vinse quel torneo nonostante l’età dell’ex Kid di Las Vegas. A 33 anni suonati, Agassi è nel pieno della sua forma e rivive una seconda giovinezza in questa fase della sua carriera. Domina letteralmente gli avversari, lasciando appena un set ad Escudé nel terzo turno, e si porta in bacheca l’ottavo ed ultimo slam della carriera ed il quarto Australian Open, in una finale senza alcuna storia. Due mesi dopo tornerà numero uno al mondo, diventando il più anziano di sempre a raggiungere questo traguardo. Il Kid ha brillato un’ultima volta.

4) Rod Laver b. Neale Fraser: 5-7, 3-6, 6-3, 8-6, 8-6 (AO 1960): Siamo ancora nell’era in cui il circuito non era aperto ai professionisti e le sfide si giocavano sulla vecchia erba di Brisbane, non nell’impianto straordinario di oggi a Melbourne Park, ma questa edizione rimase storica per molte ragioni. Fu la prima vittoria in uno slam nel singolare, nel doppio aveva già trionfato nel 1959, della leggenda Rod Laver che partì da testa di serie numero 3 del torneo, arrivando poi in finale battendo Roy Emerson, e ribaltando il pronostico contro il connazionale Neale Fraser. Due anni più tardi e successivamente nel ’69 (ovvero da professionista) Rod Laver completerà due volte il grande slam, unico ad esserci mai riuscito.

3) Rafael Nadal b. Roger Federer: 7-5, 3-6, 7-6(2), 3-6, 6-2 (AO 2009): La finale che consacra Nadal nell’olimpo dei più grandi del tennis, con la conquista del suo primo, e finora unico, Australian Open ed il raggiungimento del Carrer Grande Slam. Il maiorchino arriva in grande forma all’appuntamento e si renderà protagonista di un torneo superlativo, superando in una semifinale combattutissima il connazionale Fernando Verdasco. Molto sentita è stata la premiazione, con le lacrime di disperazione di Federer che si vede superare dal rivale, con la paura di non raggiungere più Sampras nel numero degli slam. La storia ci dirà poi che non fu così.

2) Mats Wilander b. Pat Cash: 6-3, 6-7(3), 3-6, 6-1, 8-6 (AO 1988): Per tutti Pat Cash resta il simbolo di quel strepitoso Wimbledon del 1987 e la scalata alle tribune, oggi riproposta da tutti i tennisti, per abbracciare il proprio clan. Eppure l’australiano è anche ricordato per aver perso due finali in casa contro due svedesi: Edberg e Wilander. Delle due la più sofferta e lottata, oltre 4 ore e 28 di partita, fu certamente questa. Fu la prima edizione con il cambio di superficie, non più l’erba ma il rebound ace , ma nonostante ciò Wilander non patì la difficoltà, aggiudicandosi il torneo in una finale combattuta punto su punto e con lo svedese capace di rimontare lo svantaggio di due set ad uno, andando a vincere 8-6 al quinto. In quell’anno Wilander raggiungerà anche la prima posizione mondiale.

1) Novak Djokovic b. Rafael Nadal: 5-7, 6-4, 6-2, 6-7(5), 7-5 (AO 2012): Non ce ne vogliano i detrattori del tennis moderno, ma questa finale è un calvario di palpitazioni. Sappiamo quanto possa essere noioso assistere a due tennisti che sventagliano vere e proprie sportellate continue da una parte e l’altra del campo, ma è anche vero che Nole e Rafa sono la quinta essenza di questo gioco ed uno contro l’altro interpretano questo copione alla perfezione. L’intensità di questa maratona di scambi infiniti, dritti e rovesci estenuanti lo rendono particolarmente emozionante agli occhi di chi li osserva. Difficile rimanerne impassibili e non meravigliarsi di fronte a tale trionfo del tennis moderno. Due pugili prestati al campo da tennis. Djokovic riafferma il suo dominio australiano nella finale, se non più bella, di certo più intensa e lunga (5 ore e 52 minuti di gioco) della storia degli AO.

 

LE TOP 5 FINALI FEMMINILI:

5) Serena Williams vs Venus Wiliams 7-6 (4), 3-6, 6-4 (AO 2003):  Non fu solo l’anno di Agassi, perché il 2003 l’era del dominio Williams raggiunse il suo massimo splendore, ovvero quando le due sorelle erano rispettivamente numero uno e due del mondo ed inevitabilmente si incrociavano in finale, con Serena spesso a trionfare. Questa finale è tra le più combattute dalle due e, con molta probabilità, lo scontro più acceso ed intenso. Venere aveva già perso le 3 precedenti finali consecutive, con punteggi netti, ed era decisa a volersi riprendere una rivincita nei confronti della sorella, ma fu tutto vano. Serena si impose nel terzo set e conquistò il suo primo Australian Open, completando così il suo personale Carrer Grande Slam.

4) Chris Evert b. Martina Navratilova: 6-3, 2-6, 6-3 (AO 1982): La fortissima tennista statunitense,  una delle prime ad usare il rovescio a due mani, fu una campionessa di grande spicco e restano memorabili le sue numerose vittorie sull’amata terra rossa e gli scontri durissimi contro avversarie come Virginia Wade e Billie Jean King, ma fu protagonista di un’altra accesa rivalità con la ceca Martina Navratilova. Le due, nel corso della loro carriera, si affronteranno in ben 80 occasioni, solo negli slam 22 volte, e daranno vita a sfide memorabili. Questa non è forse tra le più ricordate, ma fu la rivincita della finale spettacolare andata in scena un anno prima. Questa volta fu la Evert ad imporsi con un netto 6-3 finale e conquistando così il suo primo Australian Open della carriera. Ne seguirà un altro (l’ultimo in terra australiana) nel 1984 contro la Sukova.

3) Jennifer Capriati b. Martina Hingis: 4-6, 7-6(7), 6-2 (AO 2002): L’anno precedente al trionfo Williams, ci fu la riconferma del ritorno ad altissimi livelli di una grande promessa del passato che si era persa per strada: Jennifer Capriati. La statunitense, che stupì a Wimbledon ’91, si era persa per strada, complici cattivi rapporti con il padre e problemi di dipendenza da droghe leggere. La sua rinascita negli anni 2000 si culminò con questo secondo trionfo consecutivo agli AO ai danni di Martina Hingis, svizzera dal grandissimo talento (vincitrice 3 volte di questo torneo) ma dal fisico fragile. Due giocatrici molto diverse ma che avranno in comune il destino dopo questo torneo. Entrambe, infatti, si ritireranno dal circuito dopo alcuni anni passati tra infortuni e problemi personali. Martina Hingis rientrerà nel 2006 ma non vincerà più uno slam in singolare.

2) Martina Navratilova b. Chris Evert: 6-7(4), 6-4, 7-5 (AO 1981): Come è già stato detto, la rivalità fra la Navratilova e la Evert era agli albori delle loro carriere, specie per la ceca di due anni più giovane, ma aveva già prodotto sfide memorabili fra le due. Questa fu sicuramente una delle più combattute dei primi anni ’80 ed una delle più palpitanti che le due hanno giocato. Due giocatrici diverse, più avvezza alla rete ed ai colpi liftati la ceca, più da fondo c
ampo e potente la statunitense, che con i loro stili differenti di comportamento e sul campo da gioco, hanno dato vita ad una delle più grandi rivalità sportive più grandi di tutti i tempo. Si imporrà la Navratilova in rimonta, conquistando così il suo primo slam australiano, sui 3 totali vinti in singolare.

1) Monica Seles b. Steffi Graf:  4-6, 6-3, 6-2 (AO  1993): Se gli anni ’80 sono stati dominati dalla rivalità Navratilova vs Evert, gli anni ’90 erano rimasti un po’ orfani di una sana competitività, schiacciati dal dominio incontrastato di una delle più grandi giocatrici di tennis di tutti i tempi: Steffi Graf. Aveva già fatto la sua prepotente comparsa sul finire degli anni ’80, completando il goldem slam (ovvero i 4 slam più la medaglia d’oro delle olimpiadi) nel 1988, ma in quel periodo non c’era una vera rivale a contrasto. La Evert e la Navratilova erano sul viale del tramonto, ma qualcuno arrivo e fu un fulmine a ciel sereno: Monica Seles. La jugoslava (all’epoca ancora esistente) era la perfetta nemesi della tedesca: mancina, abile sia di dritto e di rovescio (entrambi giocati a due mani) e capace di essere imprevedibile rispetto alla tedesca, più inquadrata per indole germanica. Vincerà in rimonta la Seles, conquistando così il suo terzo Australian Open consecutivo e affermando il suo dominio sulla tedesca. La rivalità si spense proprio in quell’anno, complice un folle che accoltellò Monica durante il torneo di Amburgo. Al rientro rivinse proprio gli Australian Open nel 1996, l’ultimo sussulto di una carriera stroncata troppo presto.

 

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