Wta Finals Singapore: "terremoto" nel Gruppo Bianco, Radwanska manda ko la Kvitova

TENNIS – SINGAPORE – di Samuele Delpozzi – Alla vigilia di questo Masters erano ben poche le certezze, viste le condizioni fisiche incerte di molte giocatrici, Serena in testa. Tra i punti fermi vi era senz’altro il ruolo di principali antagoniste riservato a Maria Sharapova e Petra Kvitova, numero 2 e 3 del mondo, uniche ex campionesse del torneo oltre alla favoritissima Williams, nonché mattatrici dell’autunno cinese in quel di Wuhan e Pechino.

Non avevano però fatto i conti con la rivolta polacca di Singapore, favorita anche da un terreno di gioco estremamente lento, che ha esaltato il gioco di rimessa delle due eroine di giornata a scapito del picchiare troppo spesso ottuso delle sconfitte. In realtà la vittoria della Wozniacki sulla siberiana non era del tutto impronosticabile, dato l’analogo esito del loro match al recente US Open. La Caporetto della Kvitova invece – peraltro materializzatasi in due set senza storia o quasi – sembrava pura fantascienza, vuoi per i precedenti a lei favorevolissimi (5­1), vuoi per una Radwanska data in condizioni impresentabili – 6 vittorie e 5 sconfitte post­Montreal, ed una serie di batoste sconcertanti contro tenniste di seconda fascia.

Le notti dell’estremo oriente sono ingannevoli, tuttavia, ed è sufficiente una manciata di game per rendersene conto: la campionessa di Wimbledon annaspa pachidermica come nelle giornate peggiori, intrappolata dalla lentezza del manto violetto simile a sabbie mobili. Più si dibatte e più ne resta invischiata, e a niente valgono le urla di autoincitamento dopo qualche estemporaneo vincente, mentre l’Aracne di Cracovia continua – paziente ed instancabile – a tessere la sua raffinata ragnatela. Il primo strappo si consuma nel sesto gioco, quando la morava dissipa un 30­0 iniziale e finisce per cedere la battuta, affossata da tre gratuiti di fila ed una pregevole chiusura a rete di Aga. Sprecato un analogo vantaggio anche nel game successivo, gli errori (orrori?) gratuiti della Kvitova rompono definitivamente gli argini, conducendola in un amen al 2­6, sigillato da un ulteriore break in chiusura di set.

Le perplessità generali, di pubblico e addetti ai lavori, per una simile controprestazione sono forti, ma in molti pensano ancora che Petra possa invertire la tendenza quando si procura le prime palle break sull’1­1 del secondo. Prima l’ennesimo diritto mal calibrato – trentesimo unforced complessivo, una media di oltre 3 a game! – quindi una deliziosa smorzata di rovescio avversaria fanno tramontare le illusioni, e la Radwanska si concede perfino il lusso di siglare il game con un combo drop shot + lob, altra piccola magia. Trame talvolta leziose ed accademiche, quella della polacca, non di rado brutalizzate da motori di cilindrata superiore: nei suoi match sembra d’obbligo gridare al miracolo, anche in mancanza di reali colpi di genio, scambiando per “arte” un tennis troppo spesso passivo, inerziale. Tuttavia, nei fugaci momenti di autentica ispirazione, il fragile tessuto del suo gioco si muta in seta preziosa, da ammirare e conservare.

La Kvitova, costantemente in balia dell’avversaria ed incapace di sostenere uno scambio oltre i 3­4 tiri, si ritrova d’un colpo prosciugata di energie – beccandosi anche un time violation per eccesso di recupero tra un punto e l’altro – arenata nel deserto viola come un relitto. A ben poco vale l’effimero break, unico della sua partita, che riesce a conquistare sul 2­2, il cui unico effetto è dilazionare l’inevitabile, prolungare l’agonia. Spento anche il residuo lume di speranza due giochi più tardi – sotto forma di nastro beffardo che nega alla ceca l’ultima palla break – la contesa scivola rapidamente verso l’epilogo, annegata in un oceano di errori. L’ennesimo diritto in rete di Petra, fotografia impietosa di un match mai sbocciato, fissa lo score sul 6­2 6­3, in poco meno di un’ora e mezza. Il totale gratuiti di marca ceca supera quota 40: praticamente ha regalato alla rivale 10 dei 12 game totalizzati, niente male davvero.

Girone delle sorprese, il Gruppo Bianco, da stasera più che mai impronosticabile. Radwanska, l’annunciata tennista­materasso, sola al comando; Kvitova nella polvere, condannata a vincere sempre da ora in avanti. Ma potrebbe anche non bastare, calcoli alla mano.

 

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