Master della Compassione, day 6: Benneteau e Tipsarevic sono i finalisti

Di CONTROBREAK.

La penultima giornata a BastaRd è partita storta infatti, reduci da una notte di bagordi, il nostro progetto era quello di dormire fino alle 14:59 per cominciare a lavorare alle 15, se non ché Lorenzo Di Caprio ha ben pensato di tornare da Melbourne verso le 9 del mattino, svegliando tutto l’albergo. Dovete infatti sapere che il teletrasporto non è ganzo e silenzioso come quello di Star Trek, ma fa un casino micidiale.

Sì, non stupitevi, ma il teletrasporto esiste, i grandi della Terra (quindi Soderling) ce l’hanno, anche se non lo divulgano a noi comuni mortali, per non portare al fallimento le agenzie di viaggio, aeroporti e chi produce biciclette, pullman, macchine o i mezzi di trasporto di Gulbis.

Giunti allo stadio, ognuno ha raggiunto le proprie postazioni. Noi eravamo immancabilmente con Pietro Nicolodi in cabina commento, Emiliano Severoni, Di Caprio e i ragazzi di We Cannot Be Serious erano immischiati tra le hostess svedesi, Luigi Ansaloni rigorosamente di fianco a Mirka e Stefano Meloccaro con Ljubicic pronti nello studio mobile di Sky Svezia. Il clima si stava surriscaldando grazie ai bollori delle MILF poste proprio negli anelli più bassi in attesa di Federer. Benneteau ha fatto il suo ingresso con la racchetta laser, concentrato come nei primi giorni e nei suoi occhi, oltre alla cataratta avanzata, si leggeva una nuova forza. Infatti le vittorie precedenti gli avevano fatto capire come controllare la compassione. Roger invece aveva accusato non poco la sconfitta contro Tipsarevic, così è entrato in campo cosciente che avrebbe dovuto portare delle migliorie al suo gioco. In primis si è concentrato sulla racchetta, passando al piatto 169, convinto di steccare meno, ma ad ogni movimento del braccio sprigionava un tornado che sbollentava le MILF. Così punto dopo punto è pian piano sceso con le dimensioni fino a raggiungere il piatto 1, praticamente un cucchiaino da tè, pretenzioso di guadagnare in precisione. Purtroppo per lui, l’unica precisione era nel 6-0 che gli ha rifilato Bennetteau, mentre lo svizzero sperimentava l’assetto migliore.

Dopo qualche “fuck off” gratuito e due “shut up” alle meno MILF delle prime file, ha cominciato a lamentarsi con la superficie, così ha preteso venisse tolta l’erba e si giocasse sulla terra. Il campionario di minchiate dell’elvetico è quindi continuato con monologhi e imprecazioni verso Lüthi fino a quando l’ha licenziato in diretta. In tutto questo il vecchio Benneteau continuava a giocare incredulo che in 40 minuti fosse giunto al match point. Così Mirka, abbastanza scocciata da tutto ciò, dopo aver lucidato l’anello con diamante 848 carati, si è alzata in piedi e assordando Ansaloni al suo fianco ha urlato a Federer “Usa la racchetta vecchia, statti zitto, l’erba rimane, Lüthi torna perché lo decido io, gioca bene e se non la smetti di steccare ti cancello l’account di Twitter“. Poteva passare tutto il resto, ma non l’account Twitter! Roger si è così svegliato e ha iniziato a infilare una sequela di punti consecutivi che gli hanno permesso di chiudere il secondo set 7-5.

Lo stadio era ormai una bolgia. C’era chi si buttava nel vuoto, chi faceva trenini cantando Disco Samba e i tifosi incalliti dello svizzero erano nudi e si stavano accoppiando senza regole, sembrava il remake di Society – The Horror. Regnava il delirio, così il francese ha dovuto ritrovare il controllo della compassione e a ogni game indossava la maschera di un tennista particolare, per portare turbe allo svizzero. E’ partito con quella di Murray per poi continuare con Berdych, Nadal, Tsonga, Del Potro e Djokovic, ma il vero colpo di grazia è stata la sequenza Nishikori, Robredo, Monfils, Brands, Delbonis Stakhovsky. Così lo svizzero tra un trauma e l’altro, arrancando ha portato il match al 6 pari, dove però ha chiesto un MTO per crisi psicologica prima del tie-break. Benneteau ormai padrone della compassione, sfruttando la sua vecchiaia si è spacciato per Freud e lo svizzero, in preda agli incubi del passato, ci ha creduto. Così il francese, con la scusa di una seduta per cancellare i traumi dell’elvetico, l’ha sottoposto a ipnosi regressiva, facendolo passare dallo stadio Federer a quello Dimitrov. Da qui il passo è stato breve: tie-break chiuso per 7-0 e finale per Julien.

Di fronte a cotanta maestria, Meloccaro e Ljubicic hanno omaggiato il transalpino con 92 minuti di applausi, ai quali ci siamo aggiunti anche noi assieme a Pietro Nicolodi, Luigi, Emiliano, Lorenzo e i ragazzi di We Cannot Be Serious. Alcuni di loro – non vi riveliamo chi – avevano anche gli occhi lucidi. Peccato che quella poesia non era la chiusura della giornata, ma mancava ancora un incontro per trovare l’altro finalista del Master della Compassione 2013.

E veniamo così alla seconda semi, quella che ha visto fronteggiarsi a suon di randellate e compassione Tipsarevic e Gulbis. Il match è iniziato con un po’ di ritardo, causato dai nostri lunghi applausi, ma soprattutto dal solito Tipsy time del serbo, che a bordo di un’astronave, fortemente voluta dallo sponsor che gli fornisce quelli orribili occhiali, ha intervistato ciò che rimaneva di Roger Federer, chiedendogli come si fosse trovato in mezzo agli otto compassionevoli dell’anno. La risposta dello svizzero, ormai bulgaro, preoccuperà non poco i suoi fans, in quanto ha dichiarato che il prossimo anno avrebbe fatto di tutto per esserci nuovamente, progettando una serie di sconfitte da Bautista Agut, Matosevic, Carreno-Busta e Gabashvili, nei quattro Slam dell’anno al primo, massimo secondo turno. Toccante la giustificazione finale “Alla compassione non c’è mai fine“, approvata istantaneamente da Verdasco, opinionista in mutande della trasmissione, e da Tipsarevic che annuiva commosso.

Intanto, il buon Ernests, entrato in campo come di consueto molto sobriamente, ovvero a bordo della gemella della Concordia (non chiedeteci come ma c’è riuscito, pare che al timone ci fosse un certo Schettinsson), si è mostrato subito un pelo infastidito dal ritardo causato da Tipsarevic, tanto che fin dai primi scambi ha voluto mettere le cose in chiaro umiliando il serbo. Il match è stato fin da subito gradevole, tanto che Nicolodi si è tolto il pigiama, ha poggiato il cuscino e dopo aver chiuso il letto pieghevole sistemato ormai da giorni in cabina si è messo di buona lena a commentare per il pubblico sonnambulo di Sky Svezia. Certo non sono mancati i colpi di scena, come quando Gulbis con un dritto ha potato tutte le piante carnivore del suo lato o quando Tipsarevic ha finto un ritiro per un piccolo dolore di stomaco alla falange destra del tallone d’Achille, ma dopo un MTO di 48 minuti è passato tutto.

Ma il momento clou è stato un altro. Imprevedibile, memorabile. Quando mancava poco al termine del secondo set, con Gulbis avanti 4-3 e servizio dopo aver vinto il primo parziale 14-12 (il punteggio si è perso perché il giudice di sedia si era addormentato e il tabellone era stato abbattuto dall’astronave di Tipsy in fase di atterraggio), un bimbo dell’apparente età di 4 anni ha fatto irruzione in campo, andando incontro a Gulbis e chiamandolo papà. Lo sgomento ha attraversato gli occhi del lettone e la commovente scena ha mandato in lacrime i 184 mila dell’Arena, noi compresi. Il buon Ernests, inconsapevole che la sua bravata in Svezia nel 2009 avesse lasciato il segno, ha chiesto l’immediata prova del DNA, ma quando il bimbo ha spaccato tre racchette, è andato a fare la mano morta a una raccattapalle e ha sgridato il papà perché non gli aveva ricaricato una delle sue 17 prepagate MasterCard Gold Excelsior non ci sono stati dubbi sulla stirpe del bambino.

A quel punto l’unica soluzione per il lettone è stata la fuga e, a bordo di una Ducati Monster volante parcheggiata all’ingresso del campo, ha lasciato l’Arena sgommando su una ruota prima di spiccare il volo, dando così via libera a Tipsarevic, che incredibilmente ha approfittato del ritiro di un avversario per passare il turno. E’ già la seconda volta che gli capita nello stesso torneo. Certe cose possono accadere solamente al Master della Compassione.

A questo punto il serbo, felicissimo di aver guadagnato la finale, ha raggiunto in studio Meloccaro e Ljubicic per coinvolgerli nel suo Tipsy Time, ma i due, armati di occhiali scuri e abito nero, non si sono lasciati perdere l’occasione e, per la gioia di Soderling, hanno fatto il remake della celeberrima scena del taglio dell’orecchio nelle Iene, con vittima Janko. Ovviamente i due pacifici conduttori non hanno alzato un dito, è bastato loro leggergli tutti i suoi risultati del 2013, che le orecchie del
serbo si sono staccate autonomamente per non sentire altro.


Saranno quindi Benneteau e Tipsarevic a giocarsi il titolo di maestro della compassione 2013. Per il serbo una giusta onorificenza all’impegno profuso durante l’anno per perdere quanto più possibile, al francese un riconoscimento alla carriera dedita al fallimento. Sarà senza dubbio un equilibrato atto conclusivo di questa fantastica avventura. Sperando non saltino fuori inconvenienti dell’ultimo minuto, l’appuntamento è rimandato a domani per raccontarvi quanto accadrà nella finale dell’evento del millennio. Che la compassione sia con voi!

Dalla stessa categoria