Chip&Chop / Wta Istanbul. Salvate il soldato Azarenka

dall’inviato a Istanbul, ANGELICA FRATINI – Ci sono soddisfazioni che non puoi descrivere ma si capiscono anche solo guardando una foto. Una foto speciale come questa di Sara Errani, Roberta Vinci e Serena Williams con il trofeo per le numero uno di doppio e singolo del 2013. Il trofeo è quasi uguale a quello del torneo di Dubai,una mega caffettiera dorata. Poco da lamentarsi visto che Dubai Duty Free è lo sponsor.

Ci sono decine di fotografi in campo a scattare foto ufficiali per questa cerimonia di premiazione e dopo pochi minuti ci saranno migliaia di foto su internet, di tutte le dimensioni e qualità. Eppure tutte e tre le vedi che posano per le foto fatte da amici e parenti a bordo campo. Va bene la foto professionale, ma vuoi mettere quelle fatte dalle persone care?

 Il match fra Azarenka e Li Na (6-2 6-1) doveva essere la rivincita della finale del Australian Open. Ma ogni volta che queste due giocano, sembra sempre che gli infortuni devono scombinare tutto. Questa volta è la bielorussa che al servizio sul  2 a 3 del primo set lancia un urlo di dolore. Che la cosa sia seria si capisce subito. E dopo poco ci si chiede quando si ritirerà la Azarenka, dopo un game, alla fine del set? Invece lei continua. Praticamente non si muove più ma rimane in campo e sul 5 a 0 del secondo set riesce anche a vincere un game giocando da ferma, non lo sa nemmeno lei come.

Una situazione simile l’avevo vista in Lussemburgo nel 2006 quando Venus Williams si infortunò al polso mentre giocava contro una giovanissima Radwanska proveniente dalle qualificazioni. Il pubblico, in quella occasione crudele, fischiò alla fine l’americana.

 Invece qui a Istanbul, sono applausi quella che accompagnano Azarenka quando esce dal campo dolorante e  frustrata. Fa fatica a camminare ed un inserviente la aiuta portando il borsone con le racchette. Un’ora dopo arriva per la conferenza stampa con gran fatica. Sale i 3 gradini uno alla volta, lentamente. E quando si siede un’espressione di dolore le passa sul viso.

 Insomma ci sono tutte le condizioni per cui uno provi della umana compassione per lei. I buoni sentimenti durano meno di 30 secondi. Già alla prima domanda, Vika prima di rispondere fa una delle sue risatine, certamente nervose ma anche irritanti. Quasi a dire ‘Poi se la prendono se gli faccio capire che sono domande stupide’. La domanda non era cosa avesse mangiato a colazione ma una più che ovvia cosa le era successo. Dopo la risatina concede un: “Ho servito molto forte e non lo so. La mia schiena si è bloccata. Non so cosa è successo, un brutto movimento e ho sentito uno spasmo”.

Altra domanda di circostanza: perché ha continuato a giocare visto la sofferenza e il rischio di un altro infortunio ed era anche evidente che vincere sarebbe stato impossibile o quasi (uno cerca di essere gentile, no?). Sguardo della Azarenka in basso e verso destra, gli esperti di Pnl direbbero che Vika stava vivendo un ricordo cineastico. Altra risatina. “Ci sono varie ragioni. Ci sono stati tanti ritiri discussi. E poi uno cerca di fare il meglio. La fisioterapista mi ha detto che ero bloccata, non c’erano danni ma non poteva curarmi velocemente e la prossima settimana non ci sono tornei. Non mi sono ritirata per rispetto di guardava il match e della mia avversaria”. Servita su un piatto d’argento, non si può non chiederle se pensava veramente che sarebbe stata critica. Altra risatina, pausa, risatina “Non è che non sia già successo”. Insomma ancora una volta è un Vika contro il Mondo. Sembra quasi che giornalisti siano il nemico. Chissà se questa ragazza si rilassa mai, oppure deve sempre cercare di fermare le onde del mare?

Nelle ultime file, la sua manager Melanie Tu (anche moglie del coach della Azarenka) e Benito Barbadillo agente di Vika dallo scorso anno (e storico agente di Nadal) osservano. Io avrei un suggerimento: fare vedere alla Azarenka il cartone animato Alla Ricerca di Nemo, in particolare  la parte dove gli squali in seduta terapeutica ripetono ‘I pesci sono nostri amici, i pesci sono nostri amici’ E dire a Vika di sostituire pesci con giornalisti. Se ha funzionato con gli squali di Nemo…

 In sala stampa improvvisamente si nota un certo movimento. Cosa succede ? Serena Williams è inciampata nel cane Chip? Sharapova è incinta? Federer si è ritirato? No. Qualcosa di ancora più incredibile: sono state avvistate delle bottigliette d’acqua. Delle vere bottigliette di acqua e non quelle scatolette tipo quelle che danno sugli aerei. Dal tavolo dove sono seduta, accanto a giornalisti americani, australiani e francesi, si decide per una spedizione di ricerca dell’acqua. Io e l’australiana partiamo e torneremo vincitrici con ben 10 bottigliette da dividere fra tutti quelli del tavolo. Oh, sono cose che uniscono queste!

 La donna invisibile Angelique Kerber si gioca un posto in semifinale contro Petra Kvitova. Vince il tie-break del primo set. Improvvisamente l’incantesimo sparisce e tutti la notano. Ma non è che adesso fa lo scherzo, si qualifica per la semifinale e magari poi ci ritroviamo una finale Kerber-Jankovic? Che poi non ci sarebbe niente di male, ma i giornalisti anglosassoni ci scherzano per esorcizzare. Kerber deve comunque vincere in due set, perché se vanno al terzo Kvitova è implacabile. La tedesca non tiene il ritmo del primo set e infatti per la ventisettesima volta la ceca vince una partita al terzo. Oramai la chiamano P3tra.

 Coach Kotyza dopo aver esultato quasi con rabbia, esce dal campo e aspetta la Kvitova, appena la vede fa un urlo degno di Tarzan e poi l’abbraccia quasi a stritolarla. Felicità allo stato puro.

Nel ultimo match del round robin, Sara Errani si toglie la bella soddisfazioni di togliere lo zero dalla casella delle vittorie accanto al suo nome. Batte Jankovic 6-4 6-4. Meglio non ripensare al problema alla gamba del Errani del primo giorno altrimenti viene un po’di rimpianto. Jelena Jankovic durante il match fa fuori tutta la scatola di fazzoletti di carta. Sembra abbia un raffreddore. E durane un cambio di campo si gira e chiede a suo fratello un bicchiere di tè caldo. Che prontamente le viene portato. Avrà chiesto anche di aggiungere un poco di latte caldo e cognac?

 Finito il match JJ va diretta verso la sala per la conferenza stampa (si trova praticamente vicino all’uscita del campo), “Facciamo la conferenza stampa subito!” Jelena non si può. “E perché no?” ma perché vuoi almeno avvertire i giornalisti oppure la vuoi fare da sola? Aspetta 5 minuti e li avvertiamo. “Non sono già qui?!” Incredula entra e vede la stanza vuota. Finalmente convinta, decide di tornare negli spogliatoi e fare la conferenza stampa dopo qualche minuto…anzi dopo quella di Sara Errani…anzi aspettiamo qualche altro minuto. Insomma alla fine la Jankovic ha rischiato di dover chiudere lei le porte dello stadio. E meno male che andava di fretta!

 Pensiero della sera: Oramai la manager di Serena Williams è il mio punto di riferimento, oggi il maglioncino appoggiato sulle spalle era verde fosforescente! Non c’è bisogno di aggiungere altro.

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