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New York – Roberta Vinci non è Caroline Wozniacki. Roberta Vinci sente il traguardo vicino delle Top Ten, e diventa feroce, molto feroce. Al punto che la povera Camila Giorgi, avanti 4-1 nel primo set a suon di pallate, spegne la luce e si inabissa. Partita strana quella che oggi, di primo mattino o quasi, si è giocata su un Grand Stan pieno zeppo di gente, innamorato pazzo di questa ragazza marchigiana, caduta però nella morsa della tarantina, che ha esperienza da vendere, che è diventata da due anni a questa partita calcolatrice e forte, molto forte, mentalmente e che oggi, dopo l’1-4 inziale, ha messo insieme la bellezza di sette giochi, finendo per volare 6/4 2-0, prima di prendere quattro vincenti dalla sua connazionale.
Ci ha messo del suo, in positivo, Roberta Vinci, ma altrettanto, in negativo, ha fatto la Giorgi, che ha avuto meno pazienza dei giorni passati, che non ha provato a scambiare come aveva fatto con la danese e che, alla fine, è andata in tilt, non riuscendo più ad imporre il proprio gioco, mandando la “gialla” pallina a gemmelare con i tedoni pubblicitari a fondocampo. La Vinci ha salutato e rigraziato, non senza aver dimostrato di poter sedere al tavolo delle grandissime, non senza aver ribadito, prima a se stessa e poi agli altri, che quel decimo posto in classifica mondiale, lo merita, eccome se lo merita. Perchè fare due quarti di finale consecutivi all’Open degli Stati Uniti, non è cosa di poco conto. Soprattutto se, per arrivarci, ha dovuto vincere due derby, altra cosa non di poco conto, contro Knapp prima e Giorgi dopo. E sappiamo tutti, che queste sfide, al di là della dottrina zemaniana, sono sempre un tantino particolari. Basta dare uno sguardo allo svolgimento del match odierno, per capire quanto è strano e difficile affrontare una propria connazionale.
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