US Open. Pennetta: «Mi resta un po' di amaro in bocca»

Dalla nostra inviata a New York.

Non è stata una bella partita quella tra Flavia Pennetta e Victoria Azarenka. A Flavia è mancato il servizio, infatti è riuscita a tenerlo una sola volta, facendosi brekkare otto volte. Anche Victoria non è stata da meno, ha servito male e se proprio vogliamo dirla tutta non ha espresso il suo miglior tennis, spesso fallosa e molto irregolare.

Per Flavia resta il ricordo di un bellissimo torneo, giocato a grandi livelli, la realtà ha superato le sue aspettative «non pensavo di arrivare fino in fondo a questo torneo». In più la “piccola Penna”, è riuscita a risalire la classifica vorticosamente e dalla posizione numero 166, prima di Wimbledon,  ora ha conquistato il numero 31.

Le resta un po’ di amaro in bocca, chiaramente era entrata in campo per fare del suo meglio e cercare di portare a casa il risultato. Comunque sia è stata una grandissima Flavia.

Cosa ti resta dopo questa partita, quali sono le sensazione?

«La sensazione che mi resta in questo momento è un po’ di amaro in bocca, perché avrei voluto portare a casa il risultato, però se tiriamo le somme della settimana, posso dire che è stata una settimana Super! Superpositiva, ho giocato bene a tennis, mi sono divertita, ho avuto delle bellissime sensazioni. Ho giocato con la numero 2 del mondo e le ho tenuto testa, penso anche di averle fatta spaventare a un certo punto della partita. Insomma uscire dal campo e avere la sensazione di averle tenuto testa è una cosa molto positiva».

Sembra che tu stia giocando meglio adesso che prima dell’operazione, la tua sembra una rinascita, un nuovo inizio, sei d’accordo?

«Secondo me non è vero, è chiaro che nella carriera di un tennista ci siano alti e bassi, soprattutto nel tennis che è uno sport che dà delle bellissime emozioni, ma che possono durare anche molto poco. Una vittoria, una bella partita dura solo il giorno di quella partita, poi si deve resettare tutto, giocare il giorno dopo e poi magari si perde. Non credo che la mia sia una rinascita, o una nuova carriera, io sono sempre stata molto costante nel gestirmi come atleta, sapevo che quest’anno sarebbe stato molto duro, ho cercato di affrontarlo nel miglior modo possibile e alla fine il risultato si è visto, anche se poteva arrivare molto più tardi, magari l’anno prossimo».

Pensavi di arrivare fino in fondo al torneo?

«No non pensavo di arrivare fino alla fine di questo torneo, poi quando hai delle buone sensazioni, si comincia a crederci di più, speri anche di vincere una partita come quella di oggi».

E’ cambiato il lavoro che hai fatto in questo anno, un anno più di difficile, un anno di recupero.

«No, non è cambiato molto il lavoro in generale, ho fatto solo molta fisioterapia per il polso».

Il servizio è stato un po’ la chiave di questa partita, lo hai perso otto volte su nove…

«Si è vero, non ho servito bene oggi, ho servito peggio degli altri giorni, non so perché non c’è un motivo. Ci sono giorni in cui riesce tutto molto più semplicemente e giorni in cui si è un po’ più scoordinati, più tesi e non riesci a giocare come il giorno prima».

Se ti dovessi dare un voto, quanto ti daresti?

«Direi sette e mezzo!»

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