Indian Wells, interviste. Osaka: “Gli ultimi 12 mesi sono stati qualcosa di folle”

Naomi Osaka è tornata dove tutto cominciò: "Voi dite 'lo scorso anno', a me sembra che ne siano passati 10". Novak Djokovic glissa tutte le domande sulle questioni politiche dell'ATP.

Nella seconda giornata dell’All Access Hour di Indian Wells, i profili principali attesi erano Naomi Osaka e Novak Djokovic. Estremamente sorridente la prima, estremamente contratto il secondo. Due personaggi molto diversi, almeno per oggi, anche perché messi di fronte ad argomenti ben distanti tra loro.

La numero 1 WTA è tornata dove tutto, per lei, è cominciato. Qui in California, 12 mesi fa, vinse il primo titolo assoluto della sua avventura come tennista (non aveva, fino a quel momento, vinto alcun trofeo tra junior e ITF in singolo e in doppio) e oggi è qui da leader della classifica mondiale, con gli ultimi due Slam e la novità di un nuovo allenatore al suo fianco.

La separazione da Sascha Bajin si sta piano piano assorbendo: “Lui e Jermaine Jenkinsono due persone piuttosto diversi. Per me non è stato qualcosa di difficile affrontare questo cambiamento. Forse se fosse stato un preparatore atletico sarebbe stato più complicato. Parlo molto con Jermaine durante gli allenamenti, è molto easy going come modo di fare. È rigido ma sa scherzare. È un po’ un fratello maggiore severo che vuole il meglio da te: per certi versi è un po’ cattivo, ma in fondo sai che ci tiene a te. In un certo senso mi sembra di essere anche più forte e più è così e più potrò crescere”. E poi ci sono i grandi elogi per il suo team attuale: “Siamo qui al completo e loro sono molto efficaci nel loro supporto. Loro non parlano di difesa del titolo, loro parlano di provare a vincerne un altro. È così che è la nostra mentalità, e forse è per questo che può sembrare diversa dagli altri”.

Come non ripensare a quanto successo un anno fa? “Ero arrivata qui sperando di fare al massimo i quarti di finale. Forse può suonar male, ma fin lì non avevo mai avuto un grande cammino in un torneo così importante. Continuavo ad affrontare grandi giocatrici e mi sono detta: “Sto andando abbastanza bene”. Poi ho continuato a vincere e mi sono detta che forse avrei potuto farcela. Ce l’ho fatta, da lì è cominciato qualcosa di folle. Voi continuate a dirmi che è successo lo scorso anno, a me sembra che ne siano trascorsi 10″.

Molto ha inciso, poi, un cambio di mentalità: “È successo prima dello US Open. Non avevo giocato bene, venivo da 3 sconfitte di fila. Ho cominciato a pensare diversamente, evitando di fermarmi a rimpiangere partite che ormai erano andate. È stata un’ottima decisione, come provare ogni tanto a fermare le mie emozioni in campo. La vittoria allo US Open mi ha aiutato tanto poi in termini di fiducia in me stessa e nel mio gioco, fino a lì ero sempre bloccata entro il quarto turno. All’Australian Open invece è stata una sensazione diversa perché ero molto nervosa e tutto quello che è successo non riesco a non catalogarlo come folle, di nuovo. Alla fine non riuscivo a dormire, sudavo, è stato incredibile”.

Novak Djokovic invece è stato molto più schivo, quasi nervoso, perché gli si continuava a chiedere informazioni che lui riteneva private a proposito della sentenza del consiglio ATP che in giornata ha votato per la non rielezione di Chris Kermode come CEO, figura principale nel “carrozzone” del circuito maschile. “Ma voi volete che vi dica chi ha votato e che cosa? Non posso espormi a queste rivelazioni perché ho rispetto per il consiglio” diceva, il serbo, a cui è stato risposto che come numero 1 del mondo e rappresentante del consiglio  doveva aspettarsi che qualche domanda sull’accaduto sarebbe potuta capitare. Passati i primi minuti in cui c’è stato un po’ di muro, il serbo ha concluso raccontando soprattutto di quanto sia stato incredibile, dal suo punto di vista, tornare qui in California da numero 1 del mondo: “Non avevo assolutamente idea che potesse succedere tutto quello che è poi avvenuto. Ero al rientro da un lungo stop, avevo subito per la prima volta nella mia vita un’operazione chirurgica e non avevo idea di che cosa stessi affrontando, perché sia mentalmente che fisicamente stavo sperimentando qualcosa di nuovo. Un anno fa qui non stavo ancora bene, poi piano piano ho ricostruito tutto. Sono tornato al vecchio team, ho cominciato a vincere, e adesso sono qui con 3 Slam consecutivi vinti”. L’esordio, previsto sabato, avverrà contro Bjorn Fratangelo, che ha battuto 4-6 6-2 6-1 Elias Ymer. Curiosamente, il serbo e lo statunitense si sono affrontati l’unica volta proprio a Indian Wells nel 2016, quando Djokovic si impose 2-6 6-1 6-2.

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