Indian Wells, Federer: “Il mio titolo più importante? Direi il primo Wimbledon”

Nella prima delle due giornate dell'All Access Hour hanno preso la parola protagonisti e protagoniste del torneo di Indian Wells. Buoni segnali da Petra Kvitova: "Al momento mi sento meglio rispetto a Dubai". Rafael Nadal è tornato sulla vicenda di Acapulco.

È tempo di conferenze stampa a Indian Wells e nella prima giornata del doppio appuntamento con l’All Access Hour che porta le prime 8 teste di serie di entrambi i tabelloni di fronte ai microfoni, l’atmosfera è stata molto tranquilla. Gli ultimi anni, qui in California, si era sempre avuto un argomento scottante: prima la confessione, freschissima, di Maria Sharapova e della sua positività al Meldonium, poi lo scorso anno ancora qualche strascico della finale femminile dell’Australian Open tra Simona Halep e Caroline Wozniacki.

Stavolta tutti gli 11 atleti passati a rispondere alle domande sono apparsi molto rilassati, compresa Simona Halep che ha raccontato in maniera molto divertita un aneddoto sulla sua condizione attuale: “Sono senza coach, è vero, ma ci sono anche lati positivi. Dopo la Fed Cup per esempio sono volata a Doha e il giorno del match di primo turno contro Lesia Tsurenko mi sono svegliata alle 8, ma siccome ero ancora morta dalla fatica ho avvisato i ragazzi che erano con me che non sarei scesa prima delle 10:30 per la colazione. Ho dormito altre due ore, è stato qualcosa di fantastico. Sono scesa, colazione, ho preso il borsone e sono andata al campo dove ho giocato. Fatto tutto così. Se avessi avuto un coach questo non era possibile”.

L’ex numero 1 del mondo, come altre colleghe, ha raccontato di essere arrivata qui lo scorso fine settimana per aver tempo di adattarsi a condizioni del campo e del clima molto diverse da quelle trovate fin qui in stagione. La rumena non ha trovato grandi novità sui campi mentre per Kiki Bertens sono forse più lenti ma il fatto che la palla salta tanto non può che farle bene a lei che ama giocare con tanto top spin di dritto. L’olandese, come anche Petra Kvitova, ha avuto qualche difficoltà fisica nella trasferta in medio oriente. La numero 7 del seeding ha raccontato che c’è stato un virus a tormentarla poco dopo l’arrivo a Doha, mentre per la ceca le condizioni di difficoltà erano note già dopo la finale a Dubai: “Ho preso una settimana di pausa quasi completo. I primi giorni non ho fatto nulla, poi qualche esercizio soprattutto fisico. Avevo bisogno di spendere del tempo a casa con i miei genitori e i miei amici. Adesso, al momento, posso dire di sentirmi meglio. Vediamo come va”. Abbastanza sulla stessa linea anche Elina Svitolina, che sta piano piano trovando buone sensazioni dopo un inizio complicato e qualche problema in Australia. Le due settimane di Doha-Dubai hanno fatto in qualche modo partire il suo 2019.

Kei Nishikori, unico giapponese oggi a parlare (domani sarà la volta di Naomi Osaka), ha accennato a una condizione fisica secondo lui molto buona, una situazione molto diversa rispetto a quella per esempio provata in Australia dopo il titolo a Brisbane, con le prime partite dell’Australian Open che lo hanno condizionato per gran parte poi dell’ultimo mese.  Un discorso che ha affrontato anche Roger Federer, dove ammetteva che una delle sue fortune fu quando da giovane non ha mai avuto grandi problemi anche quando magari non viveva una vita molto professionale o non facendo grande attenzione alla parte atletica prima di scendere in campo: “A un certo punto ho capito che dovevo imparare ad ascoltare il mio corpo e capire che magari avevo bisogno di darmi una regolata sotto certi aspetti, riposare di più e curare maggiormente questa componente”. A proposito del centesimo titolo nel circuito maggiore a Dubai, l’ex numero 1 del mondo ha risposto così alla domanda su quale di questi 100 successi potesse essere il più importante: “Non lo so, difficile dirne uno con grande certezza ora, però penso a uno che per me è stato molto importante: il primo Wimbledon”. Il più sofferto? “Il titolo al Roland Garros 2009”.

Angelique Kerber è stata forse la più sorridente. Per quanto i risultati non le abbiano dato grande ragione, la tedesca è molto rilassata perché, dice, in questi primi mesi di stagione l’importante era alzare il livello di gioco rispetto ai momenti di poca brillantezza a fine 2018. Adesso l’obiettivo è di ritrovare anche costanza nei risultati, con un ragionamento che sembra piuttosto chiaro: l’obiettivo, quest anno, non può non essere il Roland Garros, anche a costo di sacrificare parti della stagione. Pliskova invece, come quasi sempre capita, è stata la più onesta. La ceca non ha parlato di allenamenti eccezionali, malgrado sia qui da sabato, ma li ha descritti come solidi, forse più improntati sotto altri aspetti piuttosto che al livello dei colpi. Lei che sarebbe teoricamente ance in corsa per il numero 1 del mondo (dovrebbe vincere e sperare Osaka non vinca il proprio esordio, oltre a un’altra combinazione di risultati) ha rifiutato ogni discorso sul titolo perché “è ancora troppo presto, voglio vedere come va nei primi turni e poi in caso saprò a che punto sia il mio livello”. Karolina ha parlato ancora dell’importanza del suo attuale team, con il bel lavoro che sia Conchita Martinez che Rennae Stubbs stanno facendo e il legame instauratosi: “Non sono nella posizione di preferire un coach maschio o femmina, per me è soprattutto importante il legame che si instaura e al momento con loro è tutto perfetto”.

Infine, Rafael Nadal è voluto soprattutto tornare su quanto avvenuto ad Acapulco con Nick Kyrgios: “Le frasi della mia conferenza stampa sono state estrapolate da un contesto ben diverso. Io ho speso grandi elogi verso il suo gioco, dicendo che ha un talento incredibile e con cui potrebbe fare grandi cose ma che in quel modo però manca un po’ di rispetto a tutti”. Secondo lo spagnolo, insomma, gran parte del polverone sollevatosi dopo il loro match in Messico è stato probabilmente eccessivo.

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