Murray: “Ho due scelte, l’operazione o Wimbledon”

Le parole del campione scozzese dopo la sconfitta al primo turno degli Australian Open lasciano una piccola speranza di rivederlo in campo nel futuro.

Una collezione di lodi sullo schermo. Cosa vuol dire per te sentire i tuoi avversari parlare così di te? Quanto ti mancherà tutto questo?
Penso sia stata una bella cosa e che in molti modi riguarderò nel futuro. Anche se siamo stati molto competitivi tra noi, abbiamo giocato grandi partite, negli Slam e alle Olimpiadi, credo ci sia grande rispetto e ho i loro numeri, qualche volta ci mandiamo messaggi e ci congratuliamo vicendevolmente. C’è qualcosa che so, che quando finiamo di giocare, rimaniamo amici. Questo è importante.

Nell’intervista in campo hai lasciato aperta qualche possibilità di tornare. Ti ha fatto cambiare idea la parte conclusiva del video?
Fondamentalmente ho due opzioni. Una è quella di utilizzare i prossimi cinque mesi per mettermi in forma e giocare Wimbledon, ma guarda, stasera non è stato davvero facile giocare per la mia anca. Adesso sto davvero soffrendo e faccio fatica a camminare. Anzi in questo momento non ci riesco. Potrei giocare un’altra partita, ma se voglio provare a giocare di nuovo, voglio migliorare la mia qualità di vita, perché anche se mi prendo quattro mesi, ancora non potrò camminare. Ho ancora dolore nei gesti quotidiani. Però fare un’altra operazione non mi dà certezza di poter tornare a giocare. Ne sono conscio. È un’operazione importante. Non c’è certezza di tornare indietro da questo intervento. Di contro una possibilità c’è, alcuni lo hanno fatto. Bob Bryan lo ha appena fatto, altri in passato, ma come ho detto non ci sono garanzie. Questa è la decisione che devo prendere, scegliere tra un’altra operazione o giocare un’altra partita.

L’idea che dai è quella di volerti operare. Ti prenderai del tempo per valutare? Quanto?
Credo che deciderò entro la prossima settimana. Però, come ho detto l’altro giorno, questa potrebbe essere la mia ultima partita. Se mi opero e non recupero nel modo giusto, non giocherò più. Ne sono cosciente. Questa è la decisione che devo prendere. Migliorerà la mia vita, avrò meno dolore nel fare cose come una passeggiata, mettere le scarpe, cose così. Ora come ora pensare di uscire coi miei cani, giocare a pallone con gli amici, sono le cose peggiori che io possa fare. Cosa che detesto, perché fa male ed è sconfortante. Aspettare altri sei mesi in questa condizione sarebbe ancora più sconfortante. In ogni caso ora non lo so, ma se oggi sarà stata la mia ultima partita, sarà stato un bel modo di chiudere comunque. Sarà una cosa di cui terrò conto. L’atmosfera era bellissima e ho dato tutto quello che avevo in campo, ho lottato al meglio delle mie possibilità, e ho giocato molto meglio di quanto avrei potuto fare in ogni allenamento. Se sarà la mia ultima partita, per me andrà bene.

Quale potrebbe essere la tua eredità nel tennis?
Non lo so. Non so quale sarà, ma so che ho fatto il massimo per lui e per lo sport. Ho dato tutto quello che potevo. Mi sono allenato duramente, forse anche troppo in alcune fasi della mia carriera. Questo lo cambierei se potessi tornare indietro. Però non lo so, come alcuni hanno detto gli scorsi giorni, ho espresso tutto il mio gioco e le mie caratteristiche. Però sento che avrei potuto fare alcune cose meglio, diversamente. Ci sono partite qui, per esempio, che vorrei rigiocare, avere un’altra possibilità. Non so come sarà, ma ho dato il massimo.

Puoi descriverci il momento del cinque a uno, quando il pubblico ti ha incoraggiato e tu lo hai salutato? Credi sia stato il momento più forte della partita? Nell’intervista hai detto di aver pensato di poterli abbracciare tutti insieme. Ti sei liberato in quel momento?
Ovviamente è stato molto emozionante, bello. Penso di non averlo mai provato in nessuna partita. Forse quando ho servito per il match a Wimbledon per vincere il torneo, non so se sia successo. È stato bello, durante tutta la partita l’atmosfera è stata fantastica. Mi è piaciuto. Mi ha davvero fatto piacere che il pubblico mi abbia regalato questa sensazione. Me la sono goduta.

Mentre valuti il tuo ritiro, come spiegherai alle tue figlie cosa ha fatto il loro padre?
Non lo so, dirò loro che ero uno sportivo. Spero che la più grande cominci presto a fare sport, credo che parleremo di questo e lei capirà. Ma questa è una delle cose che volevo, che le mie figlie vedessero una mia partita, capendo cosa stava accadendo. Però ora so che probabilmente non accadrà e mi rende un po’ triste.

Se ti opererai, i medici ti hanno detto quanto sarà lungo il recupero, che tipo di riabilitazione sarà, una tabella tempistica dei passi da fare?
In realtà non è molto basata sul tempo. Come ho detto l’altro giorno, la prima e ultima ragione dell’operazione è per la qualità di vita. Devi fare guarire le ossa e recuperare i muscoli nel modo corretto per dare possibilità all’operazione di migliorare la tua vita. Quindi tentare di andare in campo dopo due mesi solo per cercare di giocare Wimbledon potrebbe non essere la scelta giusta per la mia salute in futuro. Quindi non dovrò forzare nulla, se mi opererò, dovrò fare la riabilitazione minuziosamente e senza mai accelerare.

Tu sei rinomato per la tua preparazione fisica. Credi in qualche modo di aver esagerato? Hai qualche rimpianto?
Si ci sono momenti in cui ho fatto troppo. Non è facile perché quando cominci ad allenarti in un certo modo e ottieni risultati, è facile pensare che quei successi derivino da quel modo di allenarti e che quindi i risultati miglioreranno ancora. Probabilmente avrei fatto meglio a giocare un po’ meno, riposando più spesso. È qualcosa che ora mi dà frustrazione per la situazione in cui sono e mi piacerebbe aver fatto diversamente. È un mio difetto, qualche volta avrei dovuto fermarmi e rispondere “No oggi non farò questo, non mi allenerò, sono stanco, ho bisogno di riposo.” Non l’ho fatto, ho seguito quello che mi veniva detto, è stato un errore.

Hai parlato con Bob Bryan prima dell’operazione? Se ti opererai, la farai dove l’ha fatta lui?
Si ho parlato molto con lui. Sin dalla stagione sull’erba dello scorso anno ho iniziato a parlare con lui, perché aveva i miei stessi problemi. Io ho iniziato dal Roland Garros, abbiamo parlato molto. Ho parlato molto anche con suo fratello Mike che ha avuto problemi all’anca a inizio carriera. Ovviamente più con Bob recentemente, perché ero interessato a capire cosa stesse facendo dopo l’operazione, come si sentiva. Ci siamo sentiti spesso. Lui è abbastanza ottimista, ed è solo al quinto mese di riabilitazione. Mi ha spiegato che non deve fare la riabilitazione come avrebbe dovuto farla prima. Sarà interessante vedere come va.

Hai preso antidolorifici prima della partita?
Si, certo. Ho preso due pastiglie di paracetamolo.

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