Wozniacki, nuova finale in autunno: Wang travolta a Pechino

Tra le giocatrici in attività Caroline Wozniacki è la migliore per il rendimento nell'ultima parte di stagione. Dopo mesi complicati, la danese sembra tornata in ottima forma e domani può rimettere le mani su un titolo importante dopo l'Australian Open.

[2] C. Wozniacki b. [WC] Q. Wang 6-1 6-3

Un tratto distintivo della carriera di Caroline Wozniacki è che a differenza di tante altre è spesso la più fresca, la più preparata quando arriva la fase finale della stagione. Dopo lo US Open, anche considerando come negli ultimi anni la trasferta asiatica si sia fatta ancor più dispendiosa con l’aggiunta di Wuhan tra Tokyo e Pechino, sono tante le big che tirano il fiato in vista magari delle WTA Finals, o vedono sopraggiungere la stanchezza di una stagione dove da fine maggio non hanno avuto pause.

La numero 2 del mondo, invece, ha sempre avuto modo di sfruttare al meglio questo momento e anche nel 2018 si conferma la tendenza, con una finale colta nell’ultimo WTA Premier Mandatory che la pone come la miglior giocatrice in attività nel periodo che va dalla settimana appena dopo lo US Open al termine del Master di fine anno. Nella capitale cinese è arrivata la finale numero 15 in questo particolare periodo, staccando così Maria Sharapova e Venus Williams, ferme a quota 14 (e con la russa che è stata molto vittoriosa in questa fase nelle prime stagioni della sua carriera).

Una Wozniacki così sembra di tutt’altra pasta rispetto a quella vista in campo tra agosto e settembre, lanciando indizi piuttosto chiari di come il momento fisico delicato sia ormai alle spalle. Il suo cammino a Pechino è stato segnato da una lotta durissima contro Petra Martic, un primo set di 72 minuti, e da quel 7-5 6-3 ne è uscita forse con molte più certezze sulle proprie condizioni fisiche rispetto a tante altre vittorie più semplici. Da lì la danese ha prevalso in una nuova partita molto tirata contro Anett Kontaveit e ha dominato Katerina Siniakova ai quarti, con la ceca ormai arrivata alla fine delle energie per le 20 partite (doppio compreso) in due settimane.

Nel 6-1 6-3 di oggi contro il nuovo idolo del pubblico locale, Qiang Wang, c’è tanto della miglior Wozniacki. Palleggio a ritmo elevato, ottima profondità e piazzamento del colpo, ma anche tanta efficacia col dritto. Quello è forse il colpo che fa un po’ da termometro: più riesce a giocarne di efficaci, nella costruzione del punto, più diventa difficile da batterla. Oggi la cinese ha capito da subito che le sarebbe servito uno sforzo veramente proibitivo per prevalere, e 9 errori gratuiti nei primi 13 punti della danese l’hanno subito messa in una situazione di difficoltà. Wang si è sbloccata, e come ieri contro Aryna Sabalenka ha provato subito a riprendersi il break sull’1-3 ma Wozniacki, come sarà poi il filo conduttore dell’intera partita, nei momenti chiave ha quasi sempre avuto una marcia in più.

Wang alle volte era costretta a fare dei miracoli per vincere il punto. Con una fasciatura alla gamba sinistra presente fin dalla fine del torneo di Wuhan, quelle corse, quegli spostamenti e quel continuo muoversi per una buona ricerca della palla devono averla infastidita parecchio, ma è riuscita comunque di tanto in tanto a vincere alcuni scambi titanici, faticosissimi, che nel suo caso non avevano una vera incidenza sulla partita ma almeno regalavano qualcosa al tanto pubblico accorso e che si è fatto calorosamente, ma con rispetto, sentire dal primo all’ultimo punto. Non era così che avrebbe potuto vincerla, oggi. Non era arrivando al ventesimo colpo e magari trovare l’angolo vincente che poteva bastarle per ribaltare una situazione che già all’inizio si presentava molto complicata e che punto dopo punto si è trasformata in un vero Everest.

Da applausi, in ogni caso, la tenacia con cui anche oggi ha provato qualcosa per rendere un po’ più incerta la sfida. A inizio del secondo set, sotto 1-6 0-2, ha trovato il momento migliore del suo gioco e con un piccolo calo di attenzione della sua avversari ha inanellato 3 game di fila. Tenuto il sesto game a zero, però, la danese è prontamente ripartita dominando gli ultimi giochi. Troppo più efficace, troppo letale per lasciarsi sfuggire l’occasione di una nuova finale importante dopo l’Australian Open.

Il 2018 è stato un po’ a due volti, cominciato come meglio non poteva ma vissuto in tutta la fase centrale con un lungo appannamento. Un po’ i suoi standard, se consideriamo che sulla terra rossa non ha mai (se non in rare occasioni) colto buoni risultati e sull’erba, malgrado il titolo a Eastbourne, ha continuato il trend con una sconfitta al secondo turno a Wimbledon, Slam dove non ha mai raggiunto i quarti di finale. Il vero neo è stato l’ultimo periodo sul cemento nord-americano, dove lei ha sempre chance di ottenere ottimi risultati, dove fu fermata da un problema fisico che cominciò a Washington ed ebbe conseguenze lungo tutto il mese e mezzo successivo. A Pechino, in un periodo per lei tradizionalmente positivo, è riuscita a rimettersi in marcia. Non un caso, non un bel segno per tutte le altre a cominciare da Anastasija Sevastova, sua avversaria domani e contro cui non ha mai vinto più di 4 game a set non fosse per quel 7-5 che le ha strappato sul rosso a Roma lo scorso maggio.

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