WTA Wuhan: Sabalenka, che forza. La bielorussa è in finale, affronterà Kontaveit

Quarta finale nel 2018 per Aryna Sabalenka, la terza da fine giugno. Battuta di forza, e di testa, un'Ashleigh Barty che ha comunque giocato una gran partita. Doman andrà a caccia del titolo contro Anett Kontaveit, Qiang Wang costretta al ritiro.

A. Sabalenka b. [16] A. Barty 7-6(2) 6-4 e A. Kontaveit b. Q. Wang 6-2 2-1 rit.

Macina gioco, macina vittorie, e aumenta una fiducia quasi strabordante. A braccia al cielo Aryna Sabalenka dopo l’ultimo rovescio di Ashleigh Barty finito appena sotto il nastro, a celebrare un’altra vittoria di grande spessore, voluta di forza e di testa, con un andamento abbastanza simile alla sfida vinta ieri nei quarti di finale contro Dominika Cibulkova. In finale domani avrà Anett Kontaveit, che ha approfittato del ritiro di Qiang Wang sul 6-2 2-1 in suo favore.

Per Aryna si tratta di un’ennesima conferma in questa fase finale di stagione. Una giocatrice che sta dominando prima col gioco e poi con la testa le varie avversarie al di là della rete e sta facendo capire una cosa banale, ma molto importante: la vuoi battere? Non devi regalare nulla. Nulla. Proprio nulla. Fino alla fine. Perché alle volte le basta un punto per cominciare ad alzare il ritmo e a diventare quella forza insuperabile che è stata oggi per tutto il secondo set.

Ashleigh Barty oggi ha interpretato una gran partita e l’unica pecca è stata il momento di difficoltà avuto al momento di servire per il primo set, sul 5-4. Eppure, in una partita normale, lei non sarebbe neppure dovuta arrivare in quella situazione. I primi game dell’incontro sono stati una sorta di accademia, dove lei era la professoressa e il pubblico i suoi alunni, a osservare con gli occhi incollati al campo la qualità e la bellezza dei gesti di un rovescio in slice che ha funzionato fin dai primi punti e ha mandato in difficoltà la sua avversaria, incapace di mettere a segno un vincente fino al sesto game, fattore quantomai inusuale di questi tempi. Colpi raffinati, tesi, lunghi, corti. Sabalenka non riusciva a starle dietro, ma non l’ha mai lasciata scappare. Pur litigando col servizio, e vedendosi costretta a rincorrere la palla dell’avversaria invece di essere lei a imporre la propria potenza, ha saputo resistere agli attacchi dell’australiana nel nono game, vincendo un game fore ancor più importante che quello successivo.

Come ieri, contro Cibulkova, nel momento chiave ha elevato per prima cosa la risposta. Dal nulla, con una Barty che ha forse sentito il momento, Sabalenka è salita 0-40. Ha chiuso solo alla quarta palla break, ma da lì il segnale era chiaro: adesso c’era anche lei. Sul 5-5 ha cominciato a giocare i primi veri servizi importanti, nel tie-break ha preso il largo con un dritto che ha preso mezza riga sul 3-2 e dal 5-2 ha completato l’opera con altri servizi vincenti.

A Melbourne, nel loro unico precedente prima di oggi, il tie-break del primo set aveva ancora sorriso alla bielorussa ma Barty, bravissima, aveva saputo riemergere e vincere una delle partite più belle della stagione. Questa rivalità, in termini di stili di gioco, piace tantissimo. Da una parte l’australiana che ha il coraggio di andare a rete contro una giocatrice che in campo sfodera potenza e velocità, rimanendo col polso bloccato e trasformando palle in oro, oppure di variare le proprie soluzioni muovendo il più possibile una Sabalenka che non ha affatto paura di sfidarla, conscia di poter ribattere al servizio incisivo di Ashleigh con un colpo altrettanto potente ed efficace, e potersi far valere anche in soluzioni difensive o avere la capacità di trovare i jolly con passanti stretti o anche semplicemente con una forza mentale che soprattutto ora è invidiata da tante. Se ne stanno accorgendo anche chi si trova in top-10, zona dove Aryna potrebbe arrivare a breve: Petra Kvitova, un paio di giorni fa, esaltava il momento della bielorussa, lei che fu una delle vittime della numero 20 del mondo all’ultimo US Open.

Quel primo set vinto oggi, quello sguardo così concentrato verso Dimitri Tursunov in panchina, è di chi non avrebbe mai tolto il piede dall’acceleratore. Break e allungo a inizio del secondo set, con chance del 3-0 e servizio cancellata da Barty, in quel momento traballante sul cornicione ma bravissima a non crollare e a riproporsi ogni qual volta si presentava un’occasione. Il problema, però, è che a conti fatti ne ha avuta una sola, e non ha potuto giocarsela. Sul 4-3 Sabalenka una gran risposta (di quelle “alla Sabalenka”) le ha dato il 15-40, ma prima una seconda a 170 all’ora, poi un ace, poi un altro ace, poi un servizio vincente e senza mai riuscire a rigiocare la palla l’arbitro annunciava “game Sabalenka”. Servendo come se fosse al poligono di tiro, senza essere più in grado di sbagliare, ha continuato a colpire arrivando al successo nel decimo game. E ora, la situazione è quantomai intrigante.

Domani sfiderà Kontaveit, che stava dominando Wang, vittima di problemi fisici dalla gara contro Karolina Pliskova e a inizio secondo set è stata costretta al ritiro e sarà una finale importantissima non solo perché segnerà il titolo più importante della carriera di entrambe, comunque giovanissime (Sabalenka 20 anni, Kontaveit ne farà 23 a fine dicembre), ma perché a 3 settimane dalla fine della stagione il ranking WTA va preso in secondo piano e bisogna guardare con sempre maggiore insistenza la Race. In questa classifica, che si allineerà al ranking tradizionale all’ultima settimana della Regular Season (quindi tra 3 lunedì) dovesse vincere Sabalenka la bielorussa andrebbe a 90 punti dalla top-10 (con l’ultimo posto ora occupato da Elise Mertens), 600 sotto il duo composto da Pliskova e Kiki Bertens, al momento le maggiori indiziate per l’ultimo posto al Master. Dovesse vincere Kontaveit, tra la numero 17 (proprio la estone) e la numero 10 (Mertens) avremo 8 giocatrici in 500 punti, con un torneo che ne mette in palio 1000 che inizierà proprio domani.

Siamo alla fine dell’anno, sono gli ultimi botti: godiamoceli.

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