Una leggenda, due campionesse e un’intrusa di lusso: chi in finale a Wimbledon?

Serena Williams, Angelique Kerber, Jelena Ostapenko, Julia Goerges: le semifinali di Wimbledon, dopo tanti exploit, regalano comunque sfide di alto profilo. Difficile che non si vada incontro a una finale, a suo modo, dai tanti significati.

Sono rimaste in quattro: Serena Williams, Angelique Kerber, Jelena Ostapenko e Julia Goerges. Tra loro si nasconde la futura campionessa di Wimbledon, edizione 2018, e fa effetto pensare che dopo gli annunci e i titoloni di exploit nella prima settimana siamo riusciti ad arrivare alle semifinali con un parterre di questo livello. C’è una top-10, tre top-15 e l’unica fuori dalla top-20 è pur sempre Serena che potrebbe stabilire, tra i tanti record, quello di giocatrice dal ranking più basso di sempre (183) a vincere un Major. Questo a maggior riprova di come in questo momento ci sia veramente un parco giocatrici molto livellato in alto: forse la top-10 attuale sembra più debole di qualche anno fa, ma questo anche perché si è alzato tanto anche il livello di chi è subito dietro e i numerosi sconvolgimenti delle big che sono precipitate, dalla squalifica di Maria Sharapova alla gravidanza di Serena alla causa di Victoria Azarenka fino all’accoltellamento di Petra Kvitova, hanno creato ancor più incertezza in un mondo che già era abituato a convivere con queste situazioni.

Così, tra le ultime quattro giocatrici c’è una leggenda di questo sport (ma potremmo allargare l’idea a tutti i campi) come Williams, che qui a Wimbledon ha avuto un percorso molto semplice fino al quarto di finale contro Camila Giorgi dove, pure un set indietro, si è detta “estremamente calma. Anche quando avevo perso il primo set mi sono detta: ‘Ok, lei sta giocando veramente bene. Io non sto neanche facendo male, è solo che va così'”. Poi Serena ha subito aggiunto, in conferenza stampa: “Devo essere sincera, è una cosa che mi è successa oggi. Vorrei fosse una cosa nuova, ma ne dubito altamente. Non mi sono mai sentita in grado di perdere la partita. Spero di poter riavere quella sensazione”. 37 anni a fine settembre, rientrata a marzo ma con un totale di appena 4 tornei alle spalle, la statunitense ha su questi terreni un giardino di casa con 7 titoli alle spalle e una garanzia immediata trovata anche quest anno: il servizio. Contro l’azzurra, l’altro giorno, l’ha spuntata 6-4 al terzo anche perché ha alzato in maniera incredibile il rendimento della battuta e la percentuale di prime al terzo era impossibile da gestire anche per una come Camila che prova sempre a far male. Ha ricordato molto quanto avvenne nella finale del 2016, quando Kerber contro di lei giocò alla pari, strappò applausi continui e ci fu un bellissimo testa a testa ma Serena quel giorno ebbe tantissimo dalla battuta: 12 ace, alcuni dei quali nei momenti cruciali di entrambi i set dove le è bastato un break in ciascuno per chiudere la pratica 7-5 6-3.

Potrebbero esserci due tedesche tra lei e il numero 24, che le permetterebbe l’aggancio a Margaret Smith Court che però vede il suo record assoluto sporcato dal fatto che buona parte di quei trofei arrivarono nel periodo pre-Era Open. Intanto, oggi, avrà di fronte Julia Goerges che nel titolo abbiamo identificato come “l’intrusa di lusso”. La numero 13 del seeding è una delle migliori giocatrici in assoluto da giugno del 2017 e dal torneo di Maiorca dello scorso anno vanta una serie di 57 vittorie su 80 partite con 6 finali disputate e 3 titoli. A Wimbledon sta viaggiando a una media di 40 vincenti a partita, ha già vissuto partite molto delicate, ha superato qui per la prima volta il quarto turno Slam, contro Serena è la classica partita dove è sfavorita per tutti (anche visti i precedenti dove è indietro 0-3 ma l’ultimo, a Parigi un mese fa, è arrivato 8 anni dopo i primi). Quale occasione migliore per non sentire particolare tensione? Certo, poi se dovesse trovarsi in lotta le cose potrebbero cambiare, ma il suo tennis dovrà funzione quasi alla perfezione. “Condividere questo momento con Angie (Kerber, ndr) è straordinario. È qualcosa di cui andiamo molto fiere” ha detto Goerges riguardo alla presenza di 2 tedesche in semifinale a Wimbledon, cosa che in generale non succedeva dal Roland Garros del 1993 mentre sui prati inglesi non capitava addirittura dal 1931, “suona da pazzi pensare che potremmo avere una finale tutta tedesca. Sarà difficilissimo perché c’è ancora un match davanti e due avversarie durissime da battere, ma già solo avere una chance è qualcosa di clamoroso”.

La seconda semifinale vede di fronte Kerber e Ostapenko. Sarà il primo confronto tra le due in quello che sembra essere uno dei potenziali incroci tra due idee tattiche completamente diverse, per cui potremmo avere di fronte un grande spettacolo nel confronto di stili che spesso si viene a creare in queste circostanze. La tedesca parte favorita, di poco, perché i ‘match up’ contro giocatrici che attaccano su quasi ogni palla l’hanno spesso vista uscirne vincitrice grazie alla solidità e alla capacità di ribaltare gli scambi o di portare le avversarie a colpire in posizioni scomode. 7-1 i precedenti contro Madison Keys, 3-1 contro Naomi Osaka, 3-0 contro Camila Giorgi, solo per citarne alcuni. Il vantaggio della lettone, che dovrebbe riequilibrare la sfida, è che i suoi dritti sono colpi spesso mascherati dalla sua preparazione: è difficile leggere, per le avversarie, che traiettorie avranno per un movimento che sembra quasi partire in ritardo e che fino all’ultimo non si sa se andrà in lungolinea o meno. Proprio la capacità di attaccare i lungolinea dovrà essere la chiave del match della lettone, perché portare la propria avversaria a spostarsi vuol dire esporsi ai colpi in corsa e alle angolazioni molto acute di Kerber che, come Rafael Nadal, è mancina a tennis ma utilizza la destra nelle varie situazioni della vita quotidiana e può accentuare notevolmente le soluzioni di rovescio mentre sappiamo tutti quanto il dritto possa dare fastidio a chi, come Ostapenko, vuole spesso andare per un vincente.

Jelena dovrà essere brava a contenere i propri errori non forzati, ma anche tagliare il campo nel tentativo di prendere la via della rete per colpire con schiaffi al volo o voleè (più probabile la prima, ma spesso nell’ultimo anno ha disputato doppi di buon livello). Angelique, invece, è alla quarta giocatrice classe 1997 che affronta: battuta Naomi Osaka c’è stata Belinda Bencic, battuta la svizzera c’è stata Daria Kasatkina, e ora la campionessa del Roland Garros 2017 (e di Wimbledon junior nel 2014). Considerando anche Claire Liu (classe 2000) si scopre una media di avversarie affrontate che potrebbe anche essere sotto i 20 anni, non fosse per Vera Zvonareva (nata nel 1984) al primo turno.

“Dopo Parigi sono tornata a giocare libera, mi spiace aver subito quell’enorme pressione ma ora è andata. Questo è un altro torneo, è una grande chance per me” ha detto la lettone, mentre la tedesca ha dichiarato: “Mi piace giocare su erba, ho avuto tante grandi battaglie qui e mi trovo molto bene. Tutti questi ricordi sono fondamentali perché mi danno fiducia per essere più aggressiva. Contro Ostapenko sarà una grande partita: ci giochiamo un posto in una finale Slam nel nostro primo confronto. Forse non sentirò tanta pressione, in fondo anche lei ha vinto un titolo Slam”.

Le combinazioni per le finali lasciano in ogni caso qualcosa di speciale: o si andrà verso una prima finale Slam tutta tedesca nell’Era Open, o si andrà verso la prima finale in un Major di mamma Serena con la riedizione dell’ultimo atto del 2016 o la sfida contro una giovane rampante come Ostapenko, oppure una finale con la lettone e la tedesca, in una sfida che consacrerebbe una delle due (l’eventuale secondo titolo Slam per la lettone, ad appena 21 anni, comincerebbe a pesare veramente tanto, mentre il primo alloro in un Major a quasi 30, per la tedesca, sarebbe il corononamento di un’annata super).

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