L’autostrada Federer

Bilancio di metà settimana di Wimbledon. Forse si va verso il Fedal, ma dieci anni dopo sarà ancora la stessa cosa?

Per quanto i suoi tifosi possano più o meno legittimamente prodursi in scongiuri, esattamente come e peggio che all’inizio del torneo, sembra che solo un accidente molto casuale possa impedire a Federer di completare il suo ennesimo fantastico torneo. Come se non bastasse la chiara supremazia, sull’erba molto accentuata, sul resto del mazzo, gli avversari si sono messi pure a fargli dei favori. La marcia verso la finale sembrava potesse incontrare un paio di lievi, molto lievi, difficoltà, quelle rappresentate da Coric prima e Cilic poi. I due croati hanno così pensato bene di godersi il mondiale della loro squadra lascaindo rapidamente il torneo, il primo perdendo contro Medvedev all’esordio e il secondo riuscendo nell’impresa di farsi sconfiggere in una partita senza senso da Guido Pella, uno specialista della terra battuta che era sotto di due set a zero prima che la pioggia spegnesse l’interruttore di Cilic. Dal canto suo, per evitare altre questioni, lo svizzero ha talmente messo a posto il servizio che gli avversari fanno fatica ad arrivare a trenta, figurarsi a brekkarlo. Nei tre incontri disputati Federer ha perso 34 punti quando ha servito. Considerato che è successo 40 volte, significa che perde meno di un punto a turno di battuta, dato che è difficile da spiegare, ma che descrive bene l’ampiezza del divario che in questo momento c’è tra Federer e tutti gli altri. Al punto che capire chi possa non diciamo batterlo ma almeno provare a fare partita non è semplicissimo. Non ci si può affidare certo a Mannarino, bravo ragazzo, ci mancherebbe altro, che arriva per la terza volta agli ottavi di uno Slam, sempre a Wimbledon fra l’altro, e che è sotto 5-0 nei confronti diretti, uno proprio a Wimbledon. Ai quarti ci sarà uno tra Monfils – a cui possiamo magari chiedere al massimo di dar vita ad un incontro divertente – e Anderson, che a malapena un paio di volte è arrivato a vincere 5 game in un set. Uscito Cilic il semifinalista dovrebbe essere uno tra Isner e Raonic, ma il primo si è salvato a stento contro Bemelmans e il secondo ha sofferto già contro Novak, mica Djokovic. Fra l’altro non è certo detto che i due non abbiano i problemi loro contro soprattutto Tistsipas e McDonald. E forse, almeno per il futuro, non sarebbe male che alla fine fosse proprio il greco a sfidare il vecchio fuoriclasse, anche se pure lui sembra decisamente lontanissimo dallo svizzero. Come tutti gli altri, già detto.
La parte inferiore del tabellone, quella che deve scegliere il nome dello sfidante del re, è in fondo più interessante, nonostante ieri abbia perso i due forse più accreditati a rendere la vita difficile a Federer. Zverev almeno ha la scusante che il suo gioco non è del tutto adatto all’erba e che Gulbis è uno che un giorno all’anno può anche giocare da campione, ma il problema naturalmente è sempre lui, Nick Kyrgios. L’australiano continua a vedere fantasmi, è sempre in preda a turbamenti, da sempre l’idea di avere qualcosa di meglio da fare che giocare a tennis. E il suo approccio con questo sport è tutto sommato molto sano dal punto di vista umano ma avaro di soddisfazioni dal punto di vista dello sport iperprofessionistico contemporaneo. Se Nick ha la giornata con i bioritmi giusti non c’è problema ed è una delizia per gli occhi. Altrimenti pace, si perde e ci si proverà un’altra volta. Il fatto è che questa è la differenza tra uno che è ricco di talento e un altro che invece vince 20 slam. La capacità, nelle giornate buie, di rimanere nel match, pensare che sono solo due maledette settimane e che ci sarà tempo per pensare ad altro, cercare di vincerlo lo stesso quel match, perché alla fine in fondo sono più forte e magari domani starò meglio, tutto questo fa tutta la differenza. Scommettere su Nick non ha senso, ritenere che una volta o l’altra magari considererà degno di attenzione anche Nishikori chissà. Alla fine del giorno, come dicono gli anglosassoni, quello che resta è che Nadal e Djokovic sono ancora in corsa e a questo punto i favoriti per l’altra semifinale. Entrambi però hanno degli impegni non banali. Magari non quelli del Manic Monday, anche se Vesely e Khachanov non faranno le vittime sacrificali e il ceco sull’erba sa giocarci, ma mercoledì, nei quarti, si troveranno di fronte probabilmente del Potro – e in ogni caso anche Simon non sarebbe uno scherzo per lo spagnolo – e   uno tra Nishikori e Gulbis, partita difficile da pronosticare. Dei due, Rafa e Nole, lo spagnolo non ha ancora perso un set ma ha avuto avversari abbastanza teneri, mentre Djokovic è uscito bene da un match potenzialmente complicato contro Edmund. Dovessero davvero trovarsi in semifinale forse il serbo stavolta non partirebbe così sfavorito come nelle due ultime occasioni, ma ci sarà tempo per pensarci. In ogni caso anche se ormai tutti nell’anno del decennale sognano il Fedal, solo Federer può rendere aperto questo torneo. Scommettiamo che non lo farà?

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