Caro “Ceck”, non svegliarci per favore…

Quanto è stata lunga questa vigilia di semifinale, per noi e per Cecchinato. Mattina, pomeriggio, sera e notte. Scorrendo, come la più bella delle pellicole in bianco e nero, i fotogrammi di un'impresa.

“Per favore, non svegliatemi”. E no, caro Marco, bisognerà svegliarsi, eccome se bisognerà farlo. Perchè ci sarà un momento per la colazione, un altro per salire sulla macchina direzione Bois de Boulogne, ed un altro ancora per un allenamento mattutino. Poi ci sarà il momento del pranzo, parlando, questo sì, del più e del meno e per l’attesa, che bella o brutta che sia, rappresenterà di fatto la degna cornice di quel quadro d’autore, su tela rossa, dipinto dalla sapiente mano destra, abile a muovere, oseremo dire a meraviglia, il pennello in grafite dello sponsorizzato attrezzo. Vorremmo essere al tuo posto, ma lo diciamo subito: non ne siamo capaci.

Come a dire: facile a dirsi, impossibile da mettere in pratica. O almeno, farlo come hai fatto tu, che nell’immaginario collettivo, in un nano secondo, hai finito per mettere al mondo 52 milioni, o poco più, di tennisti. Il momento, quindi, è topico, tantovale goderselo. Dal primo, all’ultimo istante. E se sarà, vogliamo immaginarlo, scoveremo nei fondali siciliani qualcosa di diverso. E se non sarà, proveremo a riemergere dalle sabbie mobili della delusione, denunciando a noi stessi e al mondo intero, lo diciamo subito, che non è accaduto assolutamente nulla. Tipico di noi, scalatori d’imprese, collezionisti oltremisura di opere d’arte come la tua, genere incompreso sino a dieci giorni orsono ed oggi sistemata al Louvre stile Gioconda. Mamma mia quanto è stata lunga questa vigilia. Mattina, pomeriggio, sera e notte. Scorrendo, come la più bella delle pellicole in bianco e nero, i fotogrammi di un’impresa.

Lo abbiamo già detto? E chissene… Lo rifacciamo, perchè ci piace così, lasciando da parte il famigerato carro, salire sull’ottovolante della gloria e fare un giro, poi un altro, infine un altro ancora sul Philippe Chatrier, che magari sembrerà più lungo e largo di quanto in effetti lo sia. E chissene… C’è una semifinale di Slam da giocare e da vincere. Sì, da vincere. Perchè quello fatto sino ad ora, sia di aiuto e valido sostegno a quello che verrà. Una volta tanto senza fronzoli o frasi di circostanza, ma con la consapevolezza che al tavolo dei grandi si sta bene e, soprattutto comodi. Nel recitare una parte da assoluto protagonista, insieme a tre mai visti prima di questo momento indimenticabile, malgrado quello che accadrà. Noi la vediamo così. Siamo italiani, tra i 52 milioni e poco più che hanno riscoperto la gloria di mandare una gialle sponsorizzata al di là della rete.

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