Djokovic: “Sto cambiando e non ho le idee chiare ma alla fine mi conoscerò meglio”

Nella conferenza stampa post match contro Dolgopolov, Novak Djokovic ha affrontato i problemi di questi ultimi due anni in modo molto franco e sincero.

Le condizioni di Roma per te sono le migliori no?
Sì, credo che qui siano abbastanza adatte al mio gioco. È un campo di velocità media, molto buono per me. Nel complesso poi io mi trovo molto bene qui. Il fatto di parlare italiano credo che mi aiuti. Qui ho vinto uno dei miei primig randi tornei, ho fatto varie semifinali e finali. Ho sempre giocato bene qui. Credo di avere un feeling particolare con le persone e questo mi dà grande energia.  

Circola un video in cui Nadal colpisce qualche palla con Maria Sharapova in allenamento. Tu hai mai avuto modo di allenarti con qualche top player donna tanto per divertirsi?
Mi sono allenato con Maria molti anni fa a Indian Wells. E pure con Caroline Wozniacki qualche anno fa. Loro colpiscono meglio della maggior parte di noi ragazzi. Non hanno tanto bisogno di tempo per scaldarsi, vanno in campo e colpiscono piatto e dritto. Mi piace davvero, ho giocato anche un paio di volte con Ana Ivanovic.

Credi che un paio di vittorie di fila possano aiutarti a fare un buon Roland Garros? 
Al Roland Garros voglio giocare il mio miglior tennis, è il grande obiettivo di queta parte di stagione. Sento che il mio gioco sta andando nella direzione giusta. Ovviamente non ho gicoato tante partite e i risultati non sono stati soddisfacenti per me e per le persone che mi seguono. E questo perché ho avuto uno standard molto alto per molti anni. Ma le cose stanno così, devo accettarlo, so di non essere stato all’altezza del livello che mi sarebbe piaciuto avere. Ma Madrid e la prima partita qui sono stati incoraggianti. Spero di continuare nel modo giusto.

Senti maggior pressione su te stesso per via delle aspettative?
Sì, questo è un mental game. Sapendo di aver raggiunto le vette più alte di questo sport e di aver raggiunto i migliori risultati possibili la tua asticella è molto in alto. Quando scendo in campo mi aspetto di vincere ogni match contro tutti e in qualsiasi superficie. Questo non è un segreto.
Allo stesso tempo però ho imparato molto dagli ultimi 12 mesi, dalle circostanza, dagli interventi, agli infortuni e tutto il resto. E devo pensare al mio gioco in modo un po’ diverso. Non è che non voglia vincere le partite. Vorrei vincere ogni match. Ma devo comprendere a che punto è il mio livello di gioco e accettare questa realtà, accettare che sia una tappa per migliorare il mio livello. Quindi mi sento come se ogni giorno possa fare un passo avanti. La partita di oggi mi incoraggia, può essere una buona settimana per me. Vedremo. Mi piacerebbe andare fino in fondo ma allo stesso tempo vedo i miei risultati e devo essere un po’ più modesto.

In questi ultimi due anni ti pare sia cambiato qualcosa in termini di intensità in campo o nelle modalità di rilassarti fuori dal campo? C’è qualcosa che è cambiato nel tuo modo di rilassarti fuori dal campo che poi si riflette sulle tue possibilità in campo?
È un equilibrio che devi trovare. Devi capire quale sia la migliore versione di stesso in qualsiasi cosa tu faccia. Ho passato varie esperienze che mi hanno fatto affrontare nuove sfide come tennista e come essere umano. Ma per quanto possa sembrare strano, visto che non vinco un major da un po’ e che non ho giocato un gran tennis, sono contento di aver attraversato questo periodo. Perché mi ha permesso di conoscere me stesso ad un livello più profondo e di affrontare cose che in genere non si affrontano. Quando ogni cosa va bene è tutto a posto. Ma ci sono cose che si accumulano perché non si sono affrontate al momento giusto perché pensi “ho vinto, è tutto a posto”.
Questo è quello che è successo con l’infortunio ad esempio. Non l’ho affrontato nel momento giusto e le cose sono andate via via peggiorando, al punto di dovermi fermare per operarmi. E quindi è tutto un processo di consocenza per me, per capire come voglio andare avanti col tennis da questo punto in poi. Non ho ancora chiaro al 100% come sarà il futuro, ma ci sto arrivando. Mi sento più a mio agio in campo e col mio team. Ci sono stati molti cambiamenti in questi ultimi 12 mesi e questi non mi hanno portato pace e conforto perché dovevo sempre pensare a cose tipo “ho bisogno di qualcuno? di qualcuno che stia con me a tempo pieno? su cosa dobbiamo lavorare?”. Ci sono state persone nuove, nuovi modi di vedere il mio gioco, nuova racchetta e varie altre cose.
I cambiamenti sono iuna cosa positiva quando producono miglioramenti. Vedremo dove tutto questo ci porterà.

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