Del Potro: “Ho pensato al ritiro, ma grazie a Dio ora sono qui e in salute”

Juan Martin torna in semifinale mille dopo 5 anni, giocherà contro Raonic. L’argentino ricorda i momenti difficili che ha avuto in passato e racconta come è stato difficile uscirne, poi chiude definitivamente alla nuova Coppa Davis: “Vivendo in Argentina non sarà semplice giocare”

Come va la tua schiena?
Bene, tutto il mio corpo è in tensione. Sto giocando tanti match in fila. Ma questo è l’effetto di questo ultimo weekend, sono in semifinale e sto cercando di vincere. Oggi è stato un match duro. Il mio corpo dopo questo torneo avrà qualche giorno di riposo e ne ho bisogno.

È stato insolito vederti frustrato lì fuori. Non riuscivi a fare il break nonostante le opportunità?
Ho commesso errori con il mio dritto e non capita spesso per il mio gioco. Ero frustrato per tutte le occasioni sprecate. Sono una persona normale con un carattere e qualche volta succede che mi arrabbio.

Nell’intervista in campo hai detto di aver pensato a lasciare il tennis qualche anno fa. Attualmente quanto sei vicino a lasciare?
Non so pensando a ritirarmi adesso. In quel periodo pensavo di abbandonare perché avevo fatto tre interventi al polso. Ero rimasto a casa a deprimermi per molto tempo. Non ero felice degli effetti delle operazioni sul polso. In quei momenti pensi a provare qualcosa di differente nella vita e per quello stavo pensando di lasciare. Ma grazie a Dio adesso sono qui e in salute e gioco ancora a tennis, sono di nuovo in top10. Ricevo tanto amore dalla folla, dai miei tifosi e lo sto facendo perché amo questo.

Cosa credi che le persona potranno imparare dalla tua storia e dalla tua carriera?
Loro hanno visto quanto ho lottato per riprendermi dagli infortuni, non mi sono mai arreso. Crdo sia una buona storia per i bambini. Io ho pagato un prezzo alto, ma sono felice di aver risolto il problema e di essere qui a questi livelli.

Il tennis ti ha chiesto tanto, a te e al tuo corpo, ma al tempo stesso hai avuto delle belle esperienza in cambio: la vittoria dello Us Open, l’incontro con Papa Francesco, la medaglia olimpica e la Coppa Davis. Cosa significano per te?
Sono momenti speciali della mia vita, non posso sceglierne uno perché sono tutti differenti. Ognuno di questi mi ha reso tanto felice e ha cambiato la mia vita. Sai dopo aver vinto lo Slam ad appena 20 anni la tua vita cambia tanto. Ma solo qualche mese dopo il trofeo ho avuto l’infortunio che ha giocato un ruolo fondamentale nella mia annata e la mia vita è cambiata ancora. Dopo l’incontro col Papa, è stato così speciale per me e la vittoria della Davis, l’argento olimpico in Rio è stata la settimana di tennis più felice della mia carriera. E adesso sono ancora nella top10 e non ho nulla da perdere giocando a tennis.

Hai appena detto che lo Us Open ha cambiato la tua vita e l’infortunio subito dopo lo ha fatto in modo differente.
Certamente, dopo lo Us Open ero un ragazzo che aveva la possibilità di diventare numero uno del mondo, non avevo molti punti da difendere nella parte iniziale di stagione e potevo giocarmi le mie possibilità. Anche la mia popolarità era cambiata molto nel mio paese come nel resto del mondo.
Dopo l’infortunio e tutti hanno smesso di parlare di me per tutto l’anno, anche se non ho mai dato peso a cosa la gente dicesse di me.

La Coppa Davis cambierà. Secondo te condensare tutto in una settimana a fine novembre e dopo far giocare 20 team in gennaio in sole 5 settimane, è possibile? Cosa ne pensi?
Credo stiano ancora lavorando sulle modifiche, dobbiamo vedere quale sarà la decisione finale. Ma per me, che vivo in Argentina, veramente lontano da queste nazioni non è semplice giocare. Credo di averlo detto tante volte, noi abbiamo vinto la competizione col vecchio formato ed è stato un momento stupendo per me e per i miei compagni, e non penso più alla Davis.

Per giocare intendi?
Si, per giocare.

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