L’Australian Open non mente, fuori i secondi

Bilancio della prima giornata degli Australian Open. Tre sorprese, qualche conferma. E il solito lamento italiano.

Non ci si poteva aspettare troppo di meglio dalla prima giornata dello slam di Melbourne. Partite spettacolari finite solo al quinto set, teste di serie eliminate, molte conferme, qualche sorpresina. È forse mancata la sorpresona, ma considerato che Nadal giocava con uno poco competitivo a questi livelli davvero era inverosimile che potesse verificarsi anche quella.

Cominciamo quindi dalle “sorpresine” che non possono che riguardare le teste di serie. Delle sedici scese in campo oggi hanno perso in cinque: Sock, testa di serie numero 8, contro il giapponese Sugita; Anderson, testa di serie numero 11, contro l’inglese Edmund; Isner, numero 16, contro il padrone di casa Ebden; Pouille, numero 18, contro il belga Bemelmans; e Kohlschreiber, in una partita dall’andamento stranissimo contro un altro giapponese, Nishioka. Non saranno sorpresone , come si diceva, ma un certo rumore lo fanno. Sock aveva vinto l’ultimo “1000” della stagione scorsa ed era arrivato alle Finals di Londra; Anderson era addirittura l’ultimo finalista Slam, a New York contro Nadal; e Pouille viene da più parti ritenuto come uno dei possibili “ricambi” quando i big non ne potranno più. Era quindi lecito attendersi qualcosa di più, ma l’Australian Open sembra essersi da subito preso il ruolo che negli ultimi anni ha svolto egregiamente, cioè quello di smascherare i bluff. I tre l’anno scorso hanno raggiunto risultati più casuali che clamorosi – Pouille a dire la verità neanche quelli, ma continua a godere di inspiegabili simpatie – e difficilmente quest’anno riusciranno a mantenere il livello. L’Australian Open ha messo subito le cose in chiaro. Gli altri due, Isner e Kohlschreiber, hanno imboccato il loro viale del tramonto e sarebbe già strano se riuscissero a mantenere le teste di serie a Parigi.

Hanno rischiato qualcosa Dzumhur, contro il solito Lorenzi – che lotterà anche come un demonio ma alla fine partite ne porta a casa davvero pochine – e Schwartzman, che contro Lajovic ha dovuto penare fino all’11-9 del quinto set. Quel matto di Rublev, è andato a servire per il match sul 5-2 del quarto set ed è riuscito a farsi trascinare al quinto da Ferru, anche se il modo con cui ne è uscito fa sperare i suoi tifosi di non dover sempre soffrire cos tanto. Carreno-Busta e Cilic hanno timbrato il cartellino, tutto facile per Nadal, Dimitrov, Kyrgios, Tsonga. E se su Nadal dubbi non potevano esserci, il modo con cui Dimitrov e Kyrgios hanno disposto degli avversari è più che promettente. Se il requisito per vincere uno slam è non affaticarsi troppo nei primi turni vuol dire che ci siamo e soprattutto nel caso di Kyrgiois poi, è da salutare ogni partita che fila via sufficientemente liscia. Nick ha preso il solito warning, ma insomma magari andasse sempre così.

Molte partite sono finite al quinto set, alcune davvero pregevoli. Abbiamo accennato a quasi tutte, rimane quella tra i qualificati Ruud e Halys, col francese che alla fine era un po’ cotto. Stesso epilogo per Caruso, che avanti due set contro Jaziri ha pagato la sua desuetudine agli incontri al meglio dei cinque set. Va bene che non è certo il caso di tirare la croce addosso a due bravi ragazzi come Lorenzi e Caruso ma se le speranze del tennis italiano sono sulle loro spalle possiamo stare freschi. Ce l’ha fatta l’eterno Seppi, ma anche lui non è che possa far miracoli e già Nishioka potrebbe essere un osso troppo duro per i suoi vecchi dentacci.

Detto che Shapovalov è decisamente più avanti di Tsitsipas, ma si sapeva, adesso attendiamo la giornata di domani. Federer, Djokovic, Wawrinka ma anche Zverev e quattro italiani (Berrettini, Fabbiano, Fognini e Sonego). Dovrebbe andar meglio ma chissà. Fognini è capace di tutto, purtroppo più nel male che nel bene, Fabbiano ha poche speranza e Berrettini e Sonego potrebbero già essere contenti di essere arrivati fin qui. La nottata è ancora lunga.

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