Laver Cup: perchè sì, perchè no

La Laver Cup, evento esibizione molto pubblicizzato di questi giorni, apre il dibattito sulla validità di questi eventi. La nostra Cristina Pozzoli e il nostro Matteo De Laurentis hanno cercato di sintetizzare le ragioni di chi è a favore e di chi contro tali manifestazioni.

NO (di Matteo de Laurentis)

Nell’ultimo decennio tutti gli sport hanno visto moltiplicare a dismisura gli eventi, ufficiali e non, e non è difficile capire il perché. La diffusione globale dei mezzi di comunicazione ha reso le manifestazioni sportive sempre più legate a doppia mandata con il mondo del business e maggiore è la quantità di eventi, maggiore è la torta da spartire per tutti gli attori che ruotano intorno a questo mondo. L’esempio più lampante di questo è stata certamente la trasformazione delle due coppe europee calcistiche più importanti, Coppa dei Campioni e UEFA, in Champions League e Europa League, con un aumento del numero di partite, rispetto al passato, davvero notevole. Tale trasformazione ha riguardato non solo le competizioni ufficiali, ma anche gli eventi esibizione, gli incontri amichevoli, che sempre più, nei periodi vuoti da tornei primari, riempiono gli schermi al fine di non lasciar digiuno il tifoso spettatore.

Anche il tennis non è rimasto esente da questo effetto e, complice sicuramente la rivalità decennale dei due semidei Federer e Nadal (incolpevoli ovviamente) che ha portato a interessarsi alla racchetta anche chi da questo gioco non era mai stato attratto e ha reso il prodotto più accattivante, negli ultimi anni abbiamo visto la nascita di nuove manifestazioni ufficiali e non, dove si è cercato anche di applicare regole diverse e più simpatiche, in particolare per la produzione televisiva. Così l’ATP, proprio per il 2017, si è inventata le NEXTGEN FINALS di Milano, con norme differenti da quelle del circuito lungo la stagione e, come alcuni giocatori non hanno già mancato di sottolineare, snaturanti per il gioco stesso. Nel campo delle esibizioni, le ultime due grandi manifestazioni comparse sono i Mubadala World Tennis Championship (giunti alla nona edizione) e, idea di questa stagione, la Laver Cup.

Se si pensa a questi eventi, da appassionati, sorgono immediatamente spontanee alcune domande. Quale gusto dovrebbe avere una partita di tennis privata del suo elemento principale, la tensione emotiva generata da ogni punto in una competizione ufficiale? Quale dovrebbe essere il piacere di vedere un match giocato a ritmi pari alla metà di quelli di un torneo vero? Ha senso che uno sport diventi intrattenimento come un leggero talk show e si accetti che sia stravolto anche nella sua essenza, ossia regole e punteggi?

Vero i giocatori sembrano divertirsi e non mancano di lesinare colpi d’effetto e spettacolari, ma sarebbe strano il contrario, visti gli incassi personali che hanno per partecipare. Certo, godranno anche del fatto di trovarsi in una situazione meno stressante del torneo, essendo tali manifestazioni a squadre, con cambi in corsa e senza peso per la classifica, ma è davvero così divertente vederli spogliati della tensione agonistica e comportarsi da uomini di spettacolo?

Gli incassi e il seguito parlano a favore degli organizzatori, ma resta difficile vedere dello Sport in tutto questo.

 

SI (di Cristina Pozzoli)

“Non chiamatela esibizione”: così Roger Federer presenta la prima edizione della Laver Cup da lui fortemente voluta per onorare il leggendario Rod Laver, unico giocatore dell’era Open ad aver completato due volte, nel 1961 e nel 1969, il Grande Slam e basta questo ad incantare gli appassionati. La competizione, che si svolge nella stupenda cornice della 02 Arena di Praga, vede in campo i migliori giocatori del mondo divisi in due squadre da sogno. Il team Europa, guidato da Bjorn Borg, è formato da Rafa Nadal, Roger Federer, Sascha Zverev, Dominic Thiem, Marin Cilic e Tomas Berdych mentre il Resto del Mondo, condotto da John McEnroe, si presenta con Nick Kyrgios, Denis Shapovalov, John Isner, Sam Querrey, Jack Sock e Frances Tiafoe che ha sostituito Juan Martin del Potro. Leggende del passato e del presente, giovani dal futuro certo e altri dalle potenzialità grandissime promettono grande spettacolo. Le premesse ci sono a partire dai due capitani, protagonisti di una delle rivalità più accese e affascinanti viste su un campo da tennis che fanno rivivere nei nostalgici il ricordo delle loro sfide entrate di diritto come imprese vere e proprie della storia di questo sport. Saranno partite vere al meglio dei tre set durante le quali ognuno cercherà la vittoria, come assicura il numero uno del mondo: “Non è un’esibizione. Mi sono svegliato presto per allenarmi duramente”. E se lo dice lui c’è da credergli. Guardando gli interpreti dell’evento la squadra capitanata da Bjorn Borg sembra favorita ma le partite non saranno scontate perchè, oltre ai giocatori, concorreranno al risultato anche le personalità dei due capitani e la loro capacità di mettere in campo la formazione migliore generando una “sfida nella sfida” ad alto tasso emotivo. La consapevolezza di non essere soli e di non giocare solo per se stessi cambia la normale sceneggiatura delle sfide ufficiali dando spesso vita a battaglie intense e impensabili. Il clima amichevole smorza la tensione tipica della gara e la carica agonistica si accompagna a momenti spumeggianti che rendono le partite interessanti e divertenti, da guardare rilassati, assaporandone lo spirito e il bel gioco offerto come fosse un dono. E che  chissà se sarà proprio la magia della Laver Cup a realizzare il sogno di tutti, l’unico che metterebbe in pace tutte le “fedi” tennistiche: il “Fedal”, questa volta dalla stessa parte della rete, magari a regalare il punto decisivo all’Europa…

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