Nadal: “Troppo rumore col tetto chiuso. Ritiro di Murray? Decisione strana… “

Intervista a Rafa Nadal su Murray, Barcellona ed il rumore eccessivo agli US Open: “Impossibile sentire il rumore della palla oggi in campo”.

Era davvero rumoroso col tetto chiuso. Ti ha dato fastidio? Hai dovuto adattare il tuo gioco al rumore?
Ad essere onesti ce n’era davvero tanto. Sai, non ho idea di come controllarlo o dovrebbe farlo il giudice di sedia ma d’altro canto è anche ingiusto da dire. La verità è che l’energia ed il supporto del pubblico è intenso. Mi piace e ho bei ricordi di questo torneo e di questo campo perché l’energia qui è diversa che in ogni altra parte. Ma allo stesso tempo è anche vero che oggi, a tetto chiuso, era davvero tanta(ridendo). Talmente tanto rumore che non ero capace di sentire la palla quando la colpivo. Perciò non so, capisco che sia uno spettacolo, alla fine della giornata, e mi diverto. Mi sento parte di ciò ma col tetto chiuso ci dovrebbe essere un po’ più di severità riguardo al rumore, secondo me, no? Perché tutto il rumore resta dentro ed è difficile, no? Col tetto aperto cambia molto.

Quali sono i tuoi pensieri dopo Cincinnati? Ha cambiato qualcosa dei punti per cui lavorare durante la settimana?
Le sconfitte pesano sempre come pure le vittorie, in senso positivo. Questo è parte del gioco. Ed i giocatori che dicono diversamente mentono (ridendo). Non sono quel tipo di giocatore. Il mio approccio al torneo resta ovviamente positivo. Ho giocato bene per tutta la stagione e ho avuto una settimana di allenamento davvero positiva qui. Quindi sono convinto di esser pronto per poter giocare molto meglio di come ho fatto oggi e credo lo farò. Ma gli inizi come al solito sono difficili. Cioè che è accaduto a Cincinnati è normale ed allo stesso tempo è un torneo in cui non ho mai giocato bene, solo una volta nella mia carriera. E questo è tutto: è impossibile giocare tutti gli eventi dell’anno facendo semifinali, finali, vincendoli. Non è possibile, no? E soprattutto a 31 anni. Quindi sono solo contento di tutto, di come stiano andando le cose quest’anno ed ora qui sono nell’ultimo, più importante evento dell’anno e sono davvero eccitato all’idea di giocare bene. Oggi ho vinto. Questa è la cosa più importante per me. Credo di essere pronto. Durante l’allenamento ho avuto un feedback molto più positivo che non a Montreal e Cincinnati e ciò mi dà ulteriore fiducia.

Barcelona è una città molto importante del tuo paese e per la tua carriera dove hai vinto 10 volte. Poco fa c’è stato un terribile attentato lì. La mia domanda è: cosa hai pensato? Quali sono stati i tuoi pensieri quando hai sentito la notizia?
Questo ora è capitato da noi in Spagna. Prima era Parigi, Londra, New York qualche anno fa. Succede e succede molto spesso e quando capita vicino a te sembra più importante. Ma alla fin fine è importante in qualsiasi posto perché molte persone innocenti stanno soffrendo ed è terribile. Io ero qui a Cincinnati, completamente distrutto, beh perché non ti senti sicuro, no? Ed è davvero difficile esserlo perché ci sono un sacco di modi di seminare il panico. È difficile o quasi impossibile da controllare. Solo cercare di stare uniti e sperare che un giorno tutto questo finisca.

Sei stato qui per molti anni. Mi chiedevo se potessi dirci, dal punto di vista competitivo, cosa trovi più facile nell’avere 30 anni? Come è giocare a 30 anni?
Più facile?
Sì rispetto a quando ne avevi 20.
Nulla è più facile. Ogni cosa è più semplice a 20 anni (ridendo). Ogni cosa. Ora è una parte diversa della vita, della mia carriera tennistica. E me la godo in tutte le sue parti. Anche quando ho un infortunio la vivo in maniera diversa. Sono capace di godermi la mia famiglia, gli amici e la mia stupenda isola, Maiorca. Ed oggi sono qui, a 31 anni. Se mi avessi detto sei, sette anni fa che sarei stato qui, a 31 anni e numero uno del mondo, non ti avrei creduto quindi cerco ogni giorno di non pensare a cosa può e non può accadere. Vado avanti giorno per giorno, settimana per settimana e sono felice di quello che ho fatto fino ad ora. Non penso molto alla mia carriera tennistica e non sono preoccupato del giorno in cui dirò addio al tennis. Credo sarò felice dopo il tennis, è solo una parte della mia vita. Ma naturalmente oggi sono davvero contento nel fare ciò che ho fatto e, se sono in salute e ho ancora motivazioni, continuerò a giocare più a lungo possibile.

Hai avuto la possibilità di parlare con Andy prima che partisse? Sei rimasto sorpreso nel sentire che si ritirava?
No, l’ho visto quando è arrivato e l’ho solo salutato. Ma ho sempre pensato che avrebbe giocato qui visto che si allenava, no? È stato un po’ strano che si ritirasse giusto la mattina dopo che era stato sorteggiato il tabellone. È un qualcosa un po’ difficile da capire ma il peggio è che non sta bene e gli auguro di riprendersi velocemente. Gli infortuni non sono belli per nessuno ed io lo so meglio di chiunque altro (ridendo). Quindi gli auguro una ripresa ottima e veloce perché è questa la cosa più importante.

Hai detto che la sua decisione è stata strana. Cosa intendi con questo?
Strana? Ah sì perché normalmente quando ti ritiri, cos’era sabato mattina? Ed il tabellone è stato fatto venerdì? Ecco normalmente cerchi di continuare ad allenarti, ci provi fino all’ ultimo. Non ti ritiri sabato mattina ma lunedì mattina o domenica pomeriggio. Altrimenti lo fai prima del sorteggio. È per questo che è stano ma naturalmente avrà avuto le sue ragioni e di sicuro negative, visto l’infortunio.

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