Alexander ‘Sascha’ Zverev è ormai una certezza, non chiamatelo promessa

Con la vittoria di Montreal Alezander Zverev ha mostrato che magari non è ancora un affermato campione ma il ruolo di "promessa" gli va sempre più stretto.

Gli occhi di tutti sono puntati sul dito, sulla classifica mondiale dove a breve ci si aspetta un cambio al vertice, intanto Zverev pensa al concreto, pensa alla luna, e si è preso il secondo ATP 1000 consecutivo dopo la vittoria di Roma.

Per il tedesco un’altra finale nobile vinta, nella città eterna era stato Djokovic a soccombere, a Montreal ad uscire maltrattato dalla finale è stato Federer. Sicuramente gli entrambi più titolati avversari non sono arrivati all’appuntamento al meglio, ma Zverev proprio da quel primo mille vinto ha dimostrato una grande maturità e una crescita che sembra terminata a Montreal.

Forse proprio a Roma si è cominciato a vedere il nuovo Zverev. Fino a quel momento era per tutti un semplice giocatore che tirava forte il servizio e aveva dei fondamentali da fondo campo pesanti, quasi fosse un Raonic solo poco poco più giovane. Neanche a farlo apposta i due si incontrarono proprio nei quarti del torneo romano e in quell’occasione a fare la differenza fu semplicemente il fatto che il tedesco, al contrario del canadese, rispondeva molto di più in campo.

Nel torneo di Montreal abbiamo avuto un altro upgrade di Sascha, è migliorato tantissimo nello scambio da fondo. Ci sarà anche lo zampino di Juan Carlos Ferrero, anzi sicuramente c’è, ma vedere Zverev giocare una scambio da fondo di 49 colpi per annullare match point a Gasquet resta molto impresso. Anche nell’atto conclusivo con Federer il tedesco non ha dato respiro da fondo campo all’avversario asfissiandolo fino a fargli tentare svariate volte colpi speciali per uscire dallo scambio.

Ancora in finale contro l’elvetico, a differenza di qualche mese prima ad Halle, si è vista una netta differenza nella gestione del match. Sull’erba forse Zverev non si sentiva propriamente a suo agio, sul cemento invece la storia è diversa e Sascha è stato capace di controllare come fosse una partita come le altre un giocatore che non è certo un novellino sul duro, una consapevolezza matura dei propri mezzi.

Queste le tre grandi aggiunte al gioco di Zverev che hanno dato i loro frutti. Basti pensare che al momento con la vittoria di Washington e Montreal guida la classifica dello US Open Series, che è il terzo giocatore migliore di questo 2017 e la Race lo conferma. Dei sei 1000 giocati finora due sono andati a Federer (Indian Wells e Miami), due a Nadal (Montecarlo e Madrid), due a Zverev (Roma e Montreal), i protagonisti di questa stagione sono loro e Zverev si sta ritagliando il suo spazio, cosa che tanti predestinati a rappresentare il futuro del tennis post Fab4 non sono riusciti a fare.

Rimane solo un dettaglio da sistemare, Zverev tre set su cinque non ha ancora lo stesso peso e spessore che ha nei tornei di una settimana al meglio dei tre set. È questo forse l’ultimo ostacolo da superare se davvero vuole inserirsi tra i primi del ranking mondiale non per caso. Quando arrivano gli Slam Sascha non brilla e sembra soffrire. Allo US Open manca poco, sarà questa la sua prova del nove. Tra acciacchi, forfait e ritiri vedremo se davvero il tedesco completerà la sua definitiva consacrazione.

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