Wimbledon, Murray approfitta dei peccati di Fognini

porta al quarto set Andy Murray sul Centrale di Wimbledon, ha cinque set point per andare al quinto ma spreca tutto e lo scozzese ringrazia.

David Beckham sorride ghignando nel Royal box, sa bene che il pericolo è passato. Lo sanno tutti, tra la sala stampa che sospira, per lo più britannica. Gli italiani scuotono la testa. L’occasione c’era, l’occasione non si chiama (quasi) mai Fognini.

La partita la vince Andy Murray, che bene non ha giocato dal secondo set in poi ma non ha mai smesso di lottare, di far giocare male l’avversario, di ributtarla di là.
Son le vittorie che piacciono allo scozzese, quelle che fanno ruggire il Centre Court di Wimbledon, quelle che lui si deve sudare e per quello si sente al posto col mondo.

Son quelle sconfitte invece che fanno arrabbiare chi sostiene Fabio, godere chi lo critica per poter dire ancora una volta: “Come sempre, no?”.

Non l’aveva iniziata male questa partita Murray, tra un’anca che non si capisce quanto faccia male, una naturale predisposizione alla lamentela, al piangersi addosso, non ci può fare nulla. Eppure un Fabio Fognini timido non ne aveva approfittato.

Poi prende confidenza col campo, con l’erba un po’ lenta di questi giorni caldi e assolati di SW19, con il pubblico che vuole zittire, gli viene fame.
La fame che lo porta fino al 5-2 nel quarto set, per – eventualmente – chiudere il tetto e andare al quinto.
Ma la precisione, il servizio, la cattiveria non sono lì: se ne accorge Andy, se ne accorge e ci si infila come i campioni sanno fare. Un peccato.
Un peccato che costa caro, una delusione grande che non farà più vincere un game all’azzurro che andrà via con quelle occasioni da prendere che fuggono, il ruggito del suo avversario che per ora salva prima posizione mondiale e torneo.

Andy però non pare pronto per trionfare ancora, però gli ottavi ci sono, contro Paire, un altro esperto di peccati. E i quarti allora ancora più vicini. Un altro pezzo di strada zoppicando.

Le altre partite (eddi)

Il primo a raggiungere gli ottavi di finale è stato Gilles Muller, che continua la sua ottima stagione erbivora. Il vincitore di ‘S-Hertogenbosch ha superato senza penare troppo il padrone di casa, Aljaz Bedene. Il lussemburghese si è un po’ distratto nei primi due set, facendosi una volta riprendere dal britannico (nel primo) e andando sotto l’altra (nel secondo). Sarà meglio che eviti queste distrazioni con l’avversario del prossimo turno, Rafa Nadal, battuto qui dal lussemburghese quando Rafa sapeva appena camminare. Fu la prima e ultima volta, Rafa si è già preso una rivincita nel 2011 ma anche quella volta penò per due set.
È stato Paire a vincere la sfida tra i due improbabili rimasti nella parte alta del tabellone (in quella bassa c’è ancora Gulbis). Janowicz ha pagato forse la sua desuetudine a incontri di questo livello, visto che sono passati quattro anni dall’ultima volta che è sembrato poter diventare un grande giocatore. Così un Paire per una volta tranquillo è riuscito a vincere facilmente. Contro Murray ci farà divertire un po’, vincere è un’altra cosa.
Dopo la grande occasione di un paio di anni fa Anderson torna negli ottavi di Wimbledon, aiutato da un tabellone non certo complicato. Il sudafricano ha superato il qualificato belga Bemelmans e dopo aver perso il primo set del torneo contro Verdasco ha infilato nove set di fila. Per lunedì aspetta o Tsonga o Querrey, che sono stati fermati dall’oscurità sul 6-5 Querrey, servizio Tsonga, nel quinto set.

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