Djokovic: “Sbagliato non farci giocare ieri sera, avremmo potuto farlo”

Le parole in conferenza stampa di Novak Djokovic, qualificato per i quarti di finale del torneo di Wimbledon: "Molti giocatori, oltre me, stanno protestando per le condizioni dei campi, ma bisogna farsene una ragione"

Puoi raccontarci della giornata di ieri, di com’è stata l’attesa, cosa pensi della decisione, com’è stato giocare oggi?
È stata una giornata lunga sia per me che per Mannarino. Eravamo in programma, come sapete, subito dopo un incontro epico come quello tra Nadal e Muller. Ovviamente, non essendoci il tie-break nel quinto set e considerando che l’erba è la superficie più veloce sulla quale giocare, quando qualcuno tiene la battuta è difficile prevedere quando finirà il match. È una di quelle giornate in cui ci si riscalda, ci si raffredda e si attende che arrivi il momento di scendere in campo. Abbiamo parlato con il referee ed i supervisori, cercando di capire ciò che avessero in mente. Credo che sia stata una decisione sbagliata non farci giocare ieri sera, perché avremmo potuto farlo. Se non sbaglio l’ultimo match sul Centrale si è concluso prima delle 19 (ora locale,ndr). E considerato che il Centrale ha il tetto e le luci avremmo potuto giocare fino alle 23. Siamo andati nell’ufficio del referee prima delle 20. Ci hanno detto che non era possibile giocare per motivi di sicurezza. È stata l’unica scusa, l’unica spiegazione che ci hanno fornito.
Ma ormai la decisione era stata presa e non c’era nulla da fare. Quantomeno sono contento di essere stato messo sul Centrale oggi. Il match è stato giocato senza interruzioni. È andata così, adesso passo oltre e guardo avanti verso la prossima sfida.
Subito dopo la partita hai detto che c’era un buco nel campo, puoi dirci quanto fosse grande, che tipo di problemi può provocare, se è un problema di sicurezza e cosa l’organizzazione dovrebbe fare?
Credo che i giardinieri siano più competenti di me nel dirvi cosa si può fare o non fare. Ma come sapere, l’erba è la superficie più complessa e difficile da manutenere. Più ci giochi sopra, più purtroppo peggiora, al contrario di quanto succede con la terra battuta.
Molti giocatori, non solo io, stanno protestando riguardo le condizioni dei campi. Ma del resto è così e bisogna accettarlo. Bisogna farsene una ragione. Le condizioni sono uguali per tutti. Non voglio pensare che potrebbe essere fatto molto o cosa potrebbe essere fatto. Non rientra nella mia sfera di competenze. Ma il giudice di sedia mi ha chiesto di questo buco dopo averlo menzionato durante la partita. Ha voluto che glielo mostrassi e così ho fatto. La sua reazione non è stata delle migliori (sorride).
Immagino che i giardinieri e tutti gli altri lavoratori qui stiano facendo del proprio meglio. Non ho dubbi sul fatto che diano tutto per farci trovare i campi nelle condizioni migliori possibili per poter giocare. Ma, come dicevo, i campi sono quello che sono.
Alcuni giocatori sono stati criticati per il loro trattamento nei confronti dei raccattapalle. Gli ex giocatori hanno detto che non ci si atteggiava in quella maniera ai loro tempi. Pensi che i giocatori debbano rispettare i raccattapalle?
Mi stai criticando?
Alcuni giocatori sono stati criticati.
Alcuni giocatori, non me?
Non tu.
Avevo capito che stessi accusando me (sorride). Scusami.
Guarda , credo che la maggior parte di noi, se non tutti, abbia fatto il raccattapalle ad un certo punto della nostra carriera tennistica e delle nostre vite. Perciò sappiamo come ci si sente. Personalmente, non ho mai fatto il raccattapalle in un torneo così importante. L’ho fatto perlopiù nel mio paese in fase adolescenziale. Ma capisco molto bene l’eccitazione quando sei un raccattapalle perché ammiri i giocatori e sei felice di far parte dell’evento. Ma allo stesso tempo sei molto sotto pressione perché vuoi svolgere in maniera appropriata il tuo lavoro.
Perciò sì, i giocatori a volte sono rudi. Di sicuro non c’è bisogno a volte di reagire in determinati modi. Però è giusto che si capisca anche il punto di vista del giocatore. Siamo lì per lottare. Per giocare le partite e le cose capitano nel bel mezzo di queste battaglie in cui non hai tempo per recuperare. A volte quei quattro, cinque secondi in più in cui qualcuno ti porge l’asciugamano o riconosce il segnale di quando lo si richiede o ti lancia la pallina possono metterti nei guai. Puoi essere sanzionato con una time violation, ed è successo molte volte in passato.
Ma ovviamente loro sono una parte molto importante di questo torneo e del tennis in generale, ed è meraviglioso vedere con quanta gioia fanno ciò che devono fare.
Poco fa hai detto, riguardo il problema di ieri sera, che se ci fosse stato il tie-break al quinto set tutto si sarebbe risolto. Lo sponsorizzeresti?
Si. Perché ogni Slam ce l’ha. Non vedo il motivo per cui non debba esserci qui. Perché Isner e Mahut una volta hanno fatto la storia giocando 11 ore? Sarebbe questo il motivo per cui bisognerebbe lasciare tutto così com’è?
Ma è stato un incontro molto emozionante quello di ieri sera.
Si, tante emozioni. Ma poi i giocatori devono tornare in campo l’indomani. Lo può essere per gli spettatori. Ma per i giocatori, giocare un match di cinque o sei ore e poi tornare a competere il giorno successivo o due giorni dopo, non è esattamente ciò che il nostro corpo ci chiede. Se arrivi sul 6-6 al quinto set, il tutto può decidersi con un tie-break.
Hai sempre avuto un ruolino di marcia positivo contro Berdych. A cosa pensi sia dovuto, nonostante abbia un gran servizio e sia un giocatore in generale molto potente?
Lui mi ha battuto qui in semifinale nel 2010. Naturalmente, è un giocatore nel circuito da molti anni. È un top 10 di lungo corso, ha un gioco potente, colpi piatti, elementi ottimi per una superficie come questa in cui la pallina rimbalza molto bassa. Voglio dire, è uno che sa cosa vuol dire giocare match importanti. Non si farà condizionare dallo stadio o altro. Perciò, per me sarà importante cominciare bene. Ci ho giocato contro tante volte e so cosa devo fare. Spero di riuscire a metterlo in pratica.

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